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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Cesareo: disponibili le linee guida

I dati sul ricorso al taglio cesareo in Italia sono noti: il Paese è passato dall’11% sul totale dei parti del 1980 al 28% del 1996 fino a sfiorare il 38% nel 2008, conquistando il primo posto in Europa.

 

Altrettanto nota è la forte variabilità che si registra tra le diverse Regioni (dal 60% della Campania al 24% del Friuli Venezia Giulia) e tra le diverse tipologie di strutture in cui la donna partorisce (si passa dal 75% nelle case di cura private al 35% degli ospedali pubblici). Una variabilità, che come spesso avviene in sanità, può essere un forte indicatore di inappropriatezza delle pratiche messe in atto dagli operatori sanitari.

 

Utili a contrastare questo trend potranno rivelarsi le linee guida redatte dal Sistema nazionale per le linee guida e presentate lo scorso 31 gennaio all’Istituto superiore di sanità.

 

Il documento “Taglio cesareo: una scelta appropriata e consapevole” (pdf 676 kb) arriva a circa due anni dalla pubblicazione della prima parte (pdf 450 kb) della linea guida sul taglio cesareo, focalizzata sugli aspetti della comunicazione tra professionisti sanitari e donne, e si concentra sulle indicazioni del cesareo programmato e d’urgenza, sintetizzate in 59 raccomandazioni. Il lavoro è frutto della collaborazione dell’Istituto e delle società scientifiche coinvolte a diverso titolo nel percorso parto.

 

Le condizioni che costituiscono una chiara indicazione al cesareo non sono numerose:

  • la presentazione podalica del feto
  • la presenza di lesioni primarie da Herpes simplex a livello genitale nell’ultimo trimestre di gravidanza
  • l’infezione da Hiv (ma soltanto se la donna è in terapia antiretrovirale altamente attiva con carica virale plasmatica >50 copie/ml, o in monoterapia con ZDV quale alternativa alla terapia antiretrovirale altamente attiva)
  • la coinfezione da virus Hiv e Hcv in donne non in terapia HAART e/o con carica virale Hiv plasmatica >50 copie/ml)
  • la placenta previa
  • una pregressa rottura dell’utero o un precedente cesareo con incisione longitudinale
  • una gravidanza gemellare monocoriale e monoamniotica (che costituisce comunque un’evenienza molto rara)
  • il peso stimato del feto superiore ai 4,5 kg nelle donne diabetiche.

Sono da valutare invece i casi in cui:

  • il feto è piccolo per epoca gestazionale (ma soltanto se presenta problemi rilevati agli esami strumentali)
  • uno dei feti è in presentazione podalica nel corso di una gravidanza gemellare
  • è prevista una sproporzione cefalo-pelvica.

Le linee guida, inoltre, chiariscono che non costituisce un’indicazione al cesareo:

  • un pregresso taglio cesareo
  • un travaglio pretermine
  • un’infezione da virus dell’epatite B o dell’epatite C
  • la gravidanza gemellare.

Il documento inoltre ha sottoposto a revisione le pratiche che, se effettuate durante il travaglio di parto, consentono di ridurre le probabilità di dover ricorrere al cesareo.

 

Molto forti sono le evidenze scientifiche a favore del sostegno emotivo offerto alla donna durante il travaglio di parto, effettuato da persone con o senza una formazione specifica. Non sono invece disponibili prove conclusive a favore del fatto che l’analgesia peri-midollare o pratiche come il parto in acqua riducano la probabilità del taglio cesareo.

Queste procedure, tuttavia, precisano le linee guida potrebbero avere un’influenza su altri esiti che sono al di fuori dello scopo del documento.

 

Risorse utili

 

Data di creazione della pagina: 2 febbraio 2012 -