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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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La salute mentale e l’isolamento sociale delle persone oltre i 64 anni di età

Dopo i 64 anni di età la presenza di sintomatologia depressiva è una condizione frequente e spesso grave, perché associata ad altre forme di patologia e perché causa un disagio clinicamente significativo e socialmente rilevante.

 

Dal 2008 il Cnesps ha avviato con le Regioni e le Asl una sorveglianza epidemiologica tra la popolazione di ultra 64enni (Passi d’Argento). Nell’ambito di questa sorveglianza, effettuata con indagini ripetute, sono rilevati anche i sintomi di depressione riferiti da soggetti selezionati a caso con domande analoghe a quelle utilizzate nella sorveglianza degli adulti Passi (cioè numero di giorni nelle ultime 2 settimane in cui la persona ha provato poco interesse o piacere nel fare le cose o si è sentita giù di morale, depressa o senza speranza). La tabella 1 sintetizza alcuni risultati:

 

Tabella 1: Persone con sintomi di depressione (n=7952) (pool Pda 2009-2010)

Caratteristiche

Modalità

%

 

 

 

Totale

 

21,6

Classi di età

 

 

 

65-74

18,8

 

75 e oltre

25,3

Genere

 

 

 

uomini

22,3

 

donne

25,1

Istruzione

 

 

 

bassa

24,3

 

alta

25,7

 

I risultati delle indagini multi-regionali mostrano che oltre due persone su dieci (21,6%) hanno riferito sintomi di depressione e che questi sintomi sono più frequenti nelle persone con più di 75 anni di età, nelle donne e nelle persone con molte difficoltà economiche percepite, nelle persone in buono stato di salute ma ad alto rischio di malattia, in quelle con segni di fragilità e con disabilità.

 

Gli ultra 64enni che presentano sintomi di depressione hanno una percezione della qualità della vita peggiore rispetto alle persone senza sintomi. Infatti, la media di giorni in cattiva salute fisica e mentale o con limitazioni delle abituali attività è più alta tra le persone con sintomi di depressione. In particolare, nelle persone con sintomi depressivi, il numero medio di giorni con limitazioni raggiunge 14-15 giorni rispetto ai 3 nelle persone che non presentano questi sintomi.

 

Circa due terzi delle persone con sintomi di depressione richiede aiuto: in particolare, di questi quasi la metà riferisce di rivolgersi a operatori sanitari o medici, mentre circa 2 su 10 chiedono aiuto a persone di fiducia. Molte delle persone intervistate pur avendo sintomi di depressione non chiedono aiuto a nessuno.

 

La relazione tra invecchiamento e isolamento sociale riveste una particolare importanza per le sue implicazioni sulla salute. Anche se non è possibile rintracciare in letteratura una definizione univoca e universalmente accettata di isolamento sociale, comunque esso sia stato definito è risultato essere associato a molti aspetti dello stato di salute nonché all’utilizzo di risorse sanitarie. L’isolamento sociale è un concetto multidimensionale, alla costruzione del quale concorrono sia aspetti di natura “strutturale” (quali ad esempio il vivere soli e la scarsità di relazioni) sia aspetti di natura “funzionale” (quali ad esempio il supporto materiale ed emozionale veicolato dai rapporti in essere).

 

Nell’ultimo ventennio si sono accumulate sempre più evidenze a supporto di un’associazione tra integrazione/isolamento sociale e salute. L’assenza di relazioni sociali o la relativa scarsità delle stesse costituisce uno dei maggiori fattori di rischio per la salute paragonabile, se non superiore, a quello di ben noti fattori di rischio quali ad esempio il fumo di sigarette, l’abuso alcolico e l’obesità.

 

In particolare nell’anziano, l’isolamento sociale è risultato essere in relazione anche con il declino delle capacità cognitive e più in generale con un peggiore stato di salute, sia psichico che fisico e un aumento della mortalità. Inoltre, la solitudine e l’isolamento sociale sono risultati essere associati a un maggior ricorso e una maggiore durata delle ospedalizzazioni nonché a una miriade di altre conseguenze sulla salute, incluse la malnutrizione, l’abuso alcolico o il rischio di caduta.

 

Il nesso causale tra integrazione sociale e salute è ancora oggetto di studio. Le relazioni sociali possono influenzare lo stato di salute attraverso scambio di informazioni, supporto emozionale così come aiuto materiale, che a loro volta favoriscono comportamenti adattivi in presenza di fonti di stress acute o croniche; ma la rete di relazione può anche agire, direttamente o indirettamente, nel promuovere l’adozione di comportamenti salutari. Infine, esistono anche evidenze a supporto di un’associazione diretta tra l’isolamento sociale e salute.

 

Dai dati di Passi d’Argento risulta che circa 1 su 10 (8,7%) persone intervistate in una “settimana normale” non partecipa a incontri collettivi e neppure ha modo di incontrare, o anche solo sentire per telefono, altre persone per fare “quattro chiacchiere” e può quindi essere considerata a rischio di isolamento sociale. La tabella 2 riassume i risultati principali:

 

Tabella 2: Rischio di isolamento sociale (n=8348) (pool dati Pda 2009-2010)

Caratteristiche

Modalità

%

 

 

 

Totale

 

8,7

Classi di età

 

 

 

65-74

6,4

 

75 e oltre

12,1

Genere

 

 

 

uomini

8,6

 

donne

11,1

Istruzione

 

 

 

bassa

11,5

 

alta

8,9

 

Gli ultra64enni maggiormente a rischio di isolamento sociale sono risultati essere le donne, quelli nella fascia d’età 75 e oltre, con un basso livello di istruzione e con difficoltà economiche.

 

La depressione, assieme alle cadute, all’incontinenza e ai disturbi cognitivi sono considerate dall’Oms delle condizioni “disastrose” per gli ultra64enni. I risultati di Passi d’Argento sui sintomi di depressione e sull’isolamento, così frequenti in questo gruppo di età, costituiscono quindi un forte richiamo all’attenzione e all’azione da parte dei decisori, operatori sanitari, famiglie e degli ultra64enni stessi.

Data di creazione della pagina: 18 ottobre 2012

Revisione a cura di: Alberto Perra e Benedetta Contoli Direzione Cnesps-Iss