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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Vaccinazione anti-morbillo-parotite-rosolia (MPR) e autismo



La presenza di una possibile associazione causale tra vaccinazione con il vaccino MPR e autismo è stata estensivamente studiata. Il termine autismo si riferisce a un insieme di patologie caratterizzate da problemi di comunicazione e interazione con gli altri, unite a una tendenza a mostrare comportamenti o interessi ripetitivi. I pazienti con disordini di tipo autistico possono presentare uno spettro ampio di condizioni cliniche: da una sostanziale assenza di interazione con gli altri, a situazioni in cui l’adattamento al contesto sociale è buono nella maggior parte dei casi. Di solito l’autismo viene diagnosticato nel secondo anno di vita o in età prescolare, anche se in alcuni bambini la diagnosi è più tardiva. È stato inoltre riportato che il 20% circa dei bambini con autismo presenta una regressione del comportamento; questi bambini, cioè, hanno uno sviluppo neurocomportamentale apparentemente normale fino a un certo punto della loro vita, quando perdono le capacità di comunicazione acquisite fino a quel momento. L’autismo può aver molte cause e si ritiene che tra i fattori più importanti vi siano quelli genetici e la presenza alla nascita di anomalie cerebrali.

 

L’ipotesi che la vaccinazione MPR possa essere associata ad autismo è stata sollevata negli anni Novanta da uno studio inglese [1], in cui si sosteneva che il vaccino trivalente MPR potesse provocare un’infiammazione della parete intestinale, responsabile del passaggio in circolo di peptidi encefalo-tossici. Questa ipotesi ha avuto una vasta risonanza sulla stampa anglosassone, ed è stata successivamente valutata da numerosi studi condotti sia in Europa che negli USA [2-15]. Nessuno degli oltre 20 studi condotti negli ultimi 13 anni ha confermato che possa esserci una relazione causale tra vaccino MPR e autismo. Inoltre, gli stessi autori dello studio inglese hanno successivamente ritirato le loro conclusioni e dichiarato che i dati presentati erano insufficienti per stabilire un’eventuale relazione causale [16] e nel 2010 la nota rivista medica “The Lancet”, che aveva pubblicato lo studio sopra citato nel 1998 [1], ha formalmente ritirato tale articolo [17]. Oltretutto è stato recentemente riportato che, oltre ai difetti epidemiologici di questo studio, numerosi fatti circa la storia anamnestica dei pazienti fossero stati alterati dall’autore per supportare i risultati e che l’intero studio fosse distorto da interessi economici [18]. In particolare [19]:

  • tre dei nove casi riportati nello studio come affetti da autismo regressivo non erano mai stati diagnosticati come autistici
  • nonostante lo studio riportasse che prima della vaccinazione 12 bambini erano “normali”, cinque avevano una documentazione che attestava precedenti problemi dello sviluppo
  • è stato riportato che alcuni bambini avevano sviluppato dei sintomi comportamentali nei giorni successivi alla vaccinazione, ma nella documentazione clinica veniva riportato che l’inizio di tali sintomi era avvenuto alcuni mesi dopo la vaccinazione
  • in nove casi, i risultati istopatologici del colon sono stati alterati da “nessuna o una minima fluttuazione nelle cellule infiammatorie” a “colite non specifica”
  • i soggetti erano stati reclutati attraverso gruppi di persone contrari alla vaccinazione MPR e lo studio è stato commissionato e finanziato con l’obiettivo di avviare una vertenza legale.

L’Autore è stato radiato dall’Ordine dei medici per il suo comportamento.

La possibile relazione tra vaccini MPR e autismo è stata ampiamente analizzata da un gruppo indipendente di esperti negli Usa (Institute of medicine, Iom) il quale, sulla base di una approfondita revisione degli studi clinici ed epidemiologici esistenti, ha concluso che le evidenze disponibili respingono l’ipotesi di una relazione causale [20]. I Centers for disease control and prevention (Cdc) statunitensi e altre organizzazioni inclusa l’American academy of pediatrics, un’organizzazione professionale con 60 mila membri, hanno raggiunto le stesse conclusioni [21, 22].

 

Una recente review [23] ha, inoltre, riportato e valutato i numerosi studi epidemiologici condotti in diversi Paesi europei e americani per indagare la relazione tra vaccino MPR e autismo, concludendo che non esiste un nesso causale. L’ampia dimensione delle popolazioni studiate ha permesso di raggiungere un livello di potere statistico sufficiente a rilevare anche rare associazioni [23].

 

Inoltre, i potenziali meccanismi biologici finora ipotizzati per spiegare come il vaccino MPR possa scatenare l’insorgenza di una sindrome autistica sono solo teorici e non supportati da evidenze scientifiche [20,23]. Non è stato dimostrato che il vaccino trivalente sia causa di infiammazione cronica intestinale o perdita della funzione della barriera intestinale, né esiste alcuna evidenza di un possibile ruolo del sistema immunitario nell’autismo.

Anche se alcuni dati suggeriscono che l’incidenza di autismo sia in aumento non è chiaro se questo aumento sia reale o dovuto a una migliorata conoscenza della sindrome tra i medici o all’utilizzo di una più ampia definizione di caso per la diagnosi, e comunque non è stata rilevata alcuna correlazione tra incremento dell’incidenza dell’autismo e incremento dei tassi di copertura vaccinale con il vaccino trivalente [23].

 

Al contrario, uno studio recente ha messo in evidenza che negli Stati Uniti la vaccinazione contro la rosolia, che nella maggioranza dei casi viene somministrata come vaccino MPR, ha evitato, dal 2001 al 2010, centinaia e forse migliaia di casi di disturbi dello spettro autistico [24].

 

L’insieme degli studi pubblicati indica, quindi , che non ci sono elementi che sostengono un nesso causale tra la somministrazione dei vaccini MPR e il disturbo autistico.

 

Risulta opportuno, invece, considerare la rilevanza della promozione della vaccinazione MPR con due dosi al fine dell’eliminazione del morbillo e della rosolia congenita anche nel nostro Paese.

 

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Data di creazione della pagina: 19 aprile 2012

Autore: Stefania Salmaso (direttore Cnesps) e reparto di Epidemiologia delle malattie infettive (Cnesps, Iss)