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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro

Benefici del profilo di rischio favorevole

Serena Vannucchi, Chiara Donfrancesco, Luigi Palmieri e Simona Giampaoli - reparto di Epidemiologia delle malattie cerebro e cardiovascolari, Cnesps-Iss

 

27 settembre 2012 - Due recenti pubblicazioni [1,2] relative ai risultati dei grandi studi longitudinali americani sulle patologie cardiovascolari confermano e forniscono nuove importanti evidenze su quello che dovrebbe essere l’obiettivo primario della prevenzione: mantenere basso il profilo di rischio individuale nel corso della vita attraverso l’adozione precoce e il mantenimento nel tempo di un sano stile di vita. Ciò significa prevenire lo sviluppo dei fattori di rischio (prevenzione primordiale) oltre che limitarsi alla riduzione dei fattori di rischio già esistenti (prevenzione primaria).

 

Basso rischio e stile di vita

Essere a basso rischio vuol dire avere condizioni favorevoli per tutti i fattori di rischio: pressione arteriosa≤120/80 mmHg senza intervento farmacologico, colesterolemia totale<200 mg/dl senza intervento farmacologico, non fumare, assenza di diabete e indice di massa corporea (Imc) <25 Kg/m².

 

La condizione di basso rischio cardiovascolare in età media è associata a una forte riduzione della mortalità totale e specifica in età avanzata, a una elevata diminuzione di patologie cardiovascolari, a una maggiore aspettativa di vita e a una migliore qualità di vita anche in età avanzata. Purtroppo nei Paesi industrializzati le persone di età media a basso rischio non sono più del 5-10%. È noto che tutti i fattori di rischio dipendono strettamente dallo stile di vita ma fino a ora restava da chiarire con quali modalità le componenti dello stile di vita potessero determinare la condizione di basso rischio nelle persone di età media.

 

I risultati dello studio americano longitudinale Cardia (Coronary Artery Risk Development in Adults) pubblicati a gennaio 2012 su Circulation [1] dimostrano per la prima volta che il profilo di basso rischio in età media è fortemente associato con l’adozione di uno stile di vita sano già nel giovane adulto e dal suo mantenimento nel tempo.

 

Le analisi hanno riguardato lo stile di vita di 3154 partecipanti (bianchi e di colore) di età 18-30 anni alla linea base, riesaminati successivamente a distanza di 7 e 20 anni. Sono stati analizzati i 5 fattori che concorrono alla conduzione di uno stile di vita sano: indice di massa corporea (Imc)<25 Kg/m², non fumatore, attività fisica sostenuta o moderata almeno 5 volte alla settimana, moderata assunzione di alcol e una alimentazione sana (ricca di frutta e verdura, povera di grassi saturi, con consumo di cereali integrali e pesce) (Dash) [3]. Lo studio evidenzia che maggiore è il numero di fattori adottati e mantenuti nelle prime decadi dell’età adulta (dall’età giovane all’età media), maggiore è la prevalenza del basso rischio in età media in entrambi i sessi e nelle diverse etnie. In particolare, tra le persone che mantengono i 5 fattori per tutto il periodo di osservazione, la prevalenza della condizione di basso rischio in età media (follow-up di 20 anni), aggiustata per età, sesso e razza, risulta del 60,7%. I risultati mostrano che anche chi inizialmente non segue un sano stile di vita ma lo fa in un secondo tempo ottiene un beneficio; inoltre l’associazione tra lo stile di vita e il profilo di basso rischio è altrettanto valida anche tra coloro che hanno una storia familiare di eventi cardiovascolari, ciò rappresenta un’ulteriore evidenza che lo stile di vita può giocare un ruolo preponderante rispetto alla genetica.

 

I benefici del profilo di basso rischio cardiovascolare

I benefici derivanti dall’avere un profilo di basso rischio in età media sono stati dimostrati per la prima volta da Jeremiah Stamler attraverso gli studi “Chicago Heart Association Detection Project in Industry” e “Multiple Risk Factors Intervention Trial (Mrfit)”. Questi e altri studi [4], quali l’Atherosclerosis Risk in Communities Study (Aric), lo studio sulle Nurses and Health Professionals, e in ultimo anche il progetto Cuore dell’Iss, hanno evidenziato che minore è il livello dei fattori di rischio, minore è il rischio di ammalare.

 

Si tratta di studi osservazionali realizzati su un gran numero di persone giovani, di età media e avanzata, con un follow-up per la mortalità totale e per causa molto lungo (20-30 anni). Le persone a basso rischio con le caratteristiche sopra descritte sono quelle che a distanza di anni presentano un tasso di mortalità totale e specifico per malattie cardiovascolari inferiore a quelle a rischio sfavorevole (pressione arteriosa compresa fra 120 e 140/80 e 90 mmHg o colesterolemia fra 200 e 240 mg/dl, con Imc fra 25 e 30 kg/m², non abitudine al fumo, non diabete e senza specifiche terapie) o a alto rischio (con uno o più dei seguenti fattori: pressione arteriosa>140/90 mmHg, colesterolemia>240 mg/dl, abitudine al fumo, diabete, terapia antipertensiva o ipocolesterolemizzante).

 

Il Mrfit ha seguito più di 350.000 persone e ha dimostrato che la relazione fra basso rischio e bassa mortalità è presente anche nei livelli socio-economici più disagiati. L’Aric, che ha incluso oltre 14.000 persone, ha evidenziato che questa relazione è evidente anche nei differenti gruppi etnici. Il Chicago Heart Association Detection Project, che ha coinvolto quasi 40.000 impiegati, ha dimostrato che non solo le persone a basso rischio sono quelle che nel corso degli anni hanno mortalità totale inferiore rispetto alle altre categorie (rischio sfavorevole e alto rischio), ma hanno anche un’aspettativa di vita più lunga (guadagnano in media 6-7 anni di vita), dichiarano una migliore qualità di vita e costano meno in termini di assistenza sanitaria in età avanzata, che notoriamente è il periodo in cui cure e ospedalizzazioni sono più frequenti. I dati italiani del progetto Cuore [5,6], circa 20.000 persone di età 35-69 anni seguite con un follow-up mediano di oltre 10 anni, hanno evidenziato che le persone a basso rischio sono quelle che si ammalano meno di eventi coronarici e di ictus rispetto a quelle a rischio sfavorevole o elevato. Il tasso di incidenza nel gruppo costituito dai soggetti a basso rischio e da quelli a rischio sfavorevole è da due a tre volte inferiore rispetto agli alto rischio in base al genere e alla malattia cardio o cerebrovascolare (tabella 1).

 

La relazione tra profilo di rischio individuale e insorgenza di eventi cardiovascolari fatali e non fatali con l’avanzare dell’età è stata approfondita in una recente meta-analisi [2] basata su diversi studi americani, tra cui il Chicago Heart Association Detection Project in Industry, il Mrfit, il Framingham Hearth Study e lo Studio Cardia. L’analisi ha interessato 18 studi di coorte per un totale di più di 250.000 persone, misurate alle età 45, 55, 65 e 75 anni. Il rischio cardiovascolare è stato suddiviso in 5 categorie, in base al numero e alla gravità dei fattori di rischio. Per tutte le età considerate, il rischio di eventi cardiovascolari fatali e non fatali in età avanzata aumenta in funzione della categoria di rischio. In particolare, i partecipanti di 55 anni con un profilo di rischio ottimale (definito come: colesterolemia<180 mg/dl, pressione arteriosa<120/80, non abitudine al fumo, non diabete) hanno un rischio estremamente più basso di eventi cardiovascolari fatali sino agli 80 anni di età (4,7% vs 29,6% negli uomini, 6,4% vs 20,5% nelle donne) rispetto a coloro con 2 o più fattori di rischio maggiori (fumo, diabete, trattamento per ipercolesterolemia o colesterolemia totale non trattata≥240, trattamento per l’ipertensione o pressione arteriosa sistolica non trattata≥ 160 mmHg o diastolica≥ 100 mmHg). I risultati italiani sull’effetto protettivo del basso rischio sono coerenti con quelli osservati negli studi americani e supportano la validità delle strategie di prevenzione volte a ridurre e a mantenere i livelli dei fattori di rischio bassi nel corso della vita attraverso stili di vita sani.

 

Tabella 1. Progetto Cuore: profilo di rischio, numero degli eventi sviluppati in 10 anni e tassi di incidenza in 10.000 anni/persona. Uomini e donne di 35-69 anni, senza malattia cardiovascolare alla linea base.

 

Eventi cerebrovascolari

profilo di rischio

uomini

donne

 

eventi

incidenza x 10.000 anni persona

eventi

incidenza x 10.000 anni persona

basso rischio (A)

0

0,0

0

0,0

sfavorevole  (B)

7

8,5

9

7,1

basso+sfavorevole (C)

7

8.1

9

6,5

alto rischio  (D)

193

27,7

144

16,1

D/C

 

3,4

 

2,5

 

Eventi coronarici

profilo di rischio

uomini

donne

 

eventi

incidenza x 10.000 anni persona

eventi

incidenza x 10.000 anni persona

basso rischio (A)

0

0,0

2

4,7

sfavorevole  (B)

18

22,4

10

7,1

basso+sfavorevole (C)

18

22,0

12

8,4

alto rischio  (D)

451

62,6

175

17,0

D/C

 

2,8

 

2,0

 

La sfida della prevenzione

Il profilo di basso rischio cardiovascolare fa guadagnare anni di vita, riduce la morbosità coronarica, cerebrovascolare e di molte altre patologie cronico-degenerative, migliora la qualità di vita in età avanzata e riduce il costo dell’assistenza sanitaria. La sfida della prevenzione oggi è pertanto quella di aumentare progressivamente la proporzione, attualmente molto bassa, delle persone a basso rischio, in tutte le fasce d’età, nelle diverse classi sociali e nei diversi gruppi etnici. Ciò è perseguibile attraverso strategie di prevenzione volte a ridurre e a mantenere basso il livello dei fattori di rischio nel corso della vita attraverso sani stili di vita: scoraggiare l’abitudine al fumo, promuovere una sana alimentazione, un’adeguata attività fisica, e il mantenimento di livelli ottimali di pressione arteriosa, di colesterolemia e di indice di massa corporea.

 

Riferimenti

  • Liu K, Daviglus ML, Loria CM, Colangelo LA, Spring B, Moller AC, Lloyd-Jones DM. Healthy lifestyle through young adulthood and the presence of low cardiovascular disease risk profile in middle age: the Coronary Artery Risk Development in (Young) Adults (CARDIA) Study. Circulation 2012; 125: 996-1004.
  • Berry JD, Dayer A, Cai X, Garside DB, Ning H, Thomas A, Greenland P, Van Horn L, Tracy RP, Lloyd-Jones MD. Lifetime Risks of Cardiovascular Disease. N Engl J Med 2012; 366: 321-9.
  • Appel LJ, Moore TJ, Obarzanek E, Vollmer WM, Svetkey LP, Sacks FM, Bray GA, Vogt TM, Cutler JA, Windhauser MM, Lin PH, Karanja N. A clinical trial of the effects of dietary patterns on blood pressure. DASH Collaborative Research Group. N Engl J Med 1997;336:1117-24.
  • Stamler J: Low Risk—and the “No More Than 50%” Myth/Dogma. Arch Intern Med 2007, 167: 537-539
  • Giampaoli S, Palmieri L, Panico S, Vanuzzo D, Ferrario M, Chiodini P, Pilotto L, Donfrancesco C, Cesana G, Sega R and Stamler J. Favorable cardiovascular risk profile (low risk) and 10-year stroke incidence in women and men: findings on twelve Italian population samples. Am J Epid 2006; 163: 893-902
  • Palmieri L, Donfrancesco C, Giampaoli S, Trojani M, Panico S, Vanuzzo D, Pilotto L, Cesana G, Ferrario M, Chiodini P, Sega R, and Stamler J. Favorable cardiovascular risk profile and 10-year coronary heart disease incidence in women and men: results from the Progetto CUORE.  Europ J Cardiov Prev 2006; 13: 562-570