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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Giornata mondiale dell’ictus 2018

Federica Censi, Serena Vannucchi, Simona Giampaoli, Luigi Palmieri - Dipartimento di Malattie cardiovascolari, dismetaboliche e dell’invecchiamento, Istituto superiore di sanità

 

25 ottobre 2018 - Il 29 ottobre si celebra la Giornata mondiale dell’ictus, una patologia grave, che rientra tra le prime cause di morte al mondo ed è la seconda per causa di deficit cognitivo in età avanzata, che si accompagna con elevata frequenza a disabilità, invalidità e impegno assistenziale per il Servizio sanitario nazionale.

 

Nonostante il tasso di mortalità sia in diminuzione, l’aumento della proporzione di anziani nella popolazione generale fa stimare un aumento dei nuovi casi di malattia nei prossimi anni.  Un problema che interessa da vicino l‘Italia, in cui l’aspettativa di vita è 79 anni per i maschi e 84 per le femmine. Gli studi epidemiologici condotti in questi anni hanno identificato i fattori di rischio e dimostrato la reversibilità del rischio, ovvero che riducendo i fattori di rischio è possibile ritardare e ridurre il numero degli eventi che si verificano. Oggi quasi la metà degli ictus potrebbe essere evitata attraverso l’adozione di stili di vita salutari e il controllo farmacologico nelle persone a elevato rischio cardiovascolare (il rischio dovuto all’effetto combinato di più fattori). La malattia cerebrovascolare, infatti, riconosce la presenza contemporanea di più fattori di rischio, di cui alcuni non modificabili, come età, sesso, familiarità, e aver avuto una patologia cardiovascolare ischemica (infarto del miocardio, sindrome coronarica acuta, fibrillazione atriale). In questi casi, per evitare che si verifichi un ictus è fondamentale seguire le terapie e le raccomandazioni prescritte dal medico curante e dallo specialista (chi ha già avuto un evento coronarico, ha una probabilità doppia di avere un ictus rispetto a chi  non lo ha avuto).

 

Fattori di rischio

I fattori di rischio e le condizioni a rischio modificabili sono l’ipertensione arteriosa, l’obesità, il diabete e l’ipercolesterolemia; fra gli stili di vita l’abuso di bevande alcoliche, l’abitudine al fumo e la sedentarietà.

 

Fra le condizioni a rischio vanno adeguatamente monitorati pressione arteriosa, peso corporeo, glicemia e colesterolemia, che devono essere mantenuti entro i limiti raccomandati. Questi fattori possono essere ridotti e mantenuti a livelli “favorevoli” se fin dalla giovane età si adottano stili di vita salutari. È dimostrato, ad esempio, che associare l’abolizione dell’abitudine al fumo ad attività fisica quotidiana (l’Oms raccomanda almeno 150 minuti a settimana) e a un’alimentazione ricca di frutta, verdura, cereali integrali, legumi e pesce, e povera di cibi ricchi di grassi saturi (grassi di origine animale), colesterolo, zuccheri semplici (i dolci) e sale, aiuta a mantenere livelli favorevoli di pressione arteriosa, colesterolemia e glicemia.

 

La Tabella 1, derivata da “The Seventh Report of the Joint National Committee on Prevention, Detection, Evaluation, and Treatment of High Blood Pressure”, riporta come sia possibile intervenire sui livelli di pressione arteriosa attraverso l’adozione di stili di vita salutari.

 

Tabella 1 - The Seventh Report of the Joint National Committee on Prevention, Detection, Evaluation, and Treatment of High Blood Pressure.

 

L’importanza della prevenzione

Avere una dieta ricca di frutta, verdura e latticini a basso contenuto di grassi saturi può comportare una riduzione dagli 8 ai 14 mmHg di pressione arteriosa; un’attività fisica regolare (almeno 30 minuti al giorno di cammino sostenuto) può consentire una riduzione di pressione arteriosa dai 4 ai 9 mmHg (Tabella 1).

 

Fondamentale è anche la riduzione di peso: la Tabella 2, elaborata sui dati delle coorti del Progetto Cuore, riporta gli effetti della riduzione di peso sul rischio cerebrovascolare. Ad esempio, se una donna alta un metro e sessanta dimagrisce di 2,6 kg (che comporta, per questa altezza, una riduzione di un’unità di indice di massa corporea), il rischio di ictus cala del 2,5%; se un uomo alto un metro e ottanta perde 3,2 kg di peso (corrispondente a una riduzione di una unità di indice di massa corporea), il suo rischio di ictus scende di oltre il 2%.

 

Tabella 2 - Riduzione del rischio cerebrovascolare

 

Esistono in letteratura diversi strumenti per misurare il rischio cardio-cerebrovascolare in persone che non hanno avuto un precedente evento; questi strumenti derivano da studi condotti su popolazioni sane seguite nel tempo, dai quali si raccolgono gli eventi che si sviluppano negli anni. Fra questi strumenti ci sono la carta e il punteggio del progetto Cuore realizzati dall’Istituto superiore di sanità che sulla base di sei o otto fattori (età, sesso, pressione arteriosa sistolica, abitudine al fumo, diabete, colesterolemia totale, HDL-colesterolemia e terapia antipertensiva) permette di calcolare la probabilità di ammalarsi di un primo evento coronarico o cerebrovascolare fatale o non fatale nei successivi 10 anni, esprimendolo come il numero di persone con quelle stesse caratteristiche (su cento) che si ammaleranno (i dati si riferiscono a persone tra i 35 e i 69 anni che non hanno avuto precedenti eventi coronarici).

 

Oggi in clinica si sente l’esigenza di capire anche nelle persone che hanno caratteristiche come la familiarità per ictus, o che hanno già una malattia cardiovascolare (come ad esempio la fibrillazione atriale), come considerare la presenza di più fattori e stili di vita. Un esempio è riportato qui di seguito: lo “Score Risk Scorecard” del Lutheran Health Network, derivato dalla popolazione americana e suggerito dall’Italian Stroke Organization, considera più fattori di rischio e stili di vita noti, indipendentemente dall’età, e attribuisce all’individuo un punteggio. Questi strumenti sono solo indicativi e non si sostituiscono alla capacità del medico curante di valutare altri fattori che contribuiscono allo sviluppo della malattia o alla personalizzazione delle terapie.

 

“Score Risk Scorecard” del Lutheran Health Network

 

La salute è un bene prezioso che va perseguito e mantenuto nel corso della vita; la conoscenza degli stili di vita, dei fattori di rischio e dello sviluppo delle malattie è il primo passo per intraprendere azioni di prevenzione, a livello individuale e di comunità e per diventare artefici della propria salute.

 

Risorse utili