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Giornata mondiale della salute 2012: anziani sani e attivi

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5 aprile 2012 - Invecchiare attivamente può fare la differenza: un anziano che nelle diverse fasi della vita si è preparato a un invecchiamento che lo vede protagonista della propria salute vive meglio la dimensione bio-psico-sociale che lo riguarda diventando una valida risorsa per la collettività. Ageing and health: good health adds life to years (Invecchiamento e salute: la buona salute aggiunge vita agli anni) è il tema del World Health Day 2012 che si celebra in tutto il mondo il 7 aprile con attività e iniziative volte ad accrescere la consapevolezza di ciò che individui e società possono e devono fare per promuovere un invecchiamento sano e attivo. Visita le pagine del sito dell’Oms e dell’Oms Europa dove sono disponibili informazioni e materiali utili per la Giornata.

 

Nel panorama mondiale l’Italia continua a essere uno dei Paesi con la maggiore proporzione di persone ultra 64enni che, a oggi, costituiscono circa il 20% della popolazione. Le più recenti proiezioni Istat indicano inoltre che, nel 2051, un italiano su tre avrà più di 64 anni. Anche nel nostro Paese, l’invecchiamento della popolazione rappresenta “un trionfo e una sfida” per la società. Il generale aumento dell’aspettativa di vita corrisponde a un  aumento delle patologie cronico-degenerative legate all’invecchiamento, con conseguente crescita dei costi assistenziali e difficoltà di sostenibilità dell’assistenza. L’Italia è tra i primi Paesi al mondo per aspettativa di vita, ma non per aspettativa di vita in buona salute. A fronte di tale scenario, l’Oms ha tracciato una strategia di promozione della salute e valorizzazione della persona ultra 64enne, indicata con il nome di “Active ageing”, che intende favorire una diversa concezione dell’invecchiamento a partire da un nuovo ruolo e di valorizzazione della persona ultra 64enne all’interno della società.

 

Ma cosa sono l’active e l’healthy ageing?

Nel documento “Active ageing. A policy framework” (pdf 1 Mb), pubblicato nel 2002 dall’Oms, l’invecchiamento attivo è definito come «il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza al fine di migliorare la qualità di vita delle persone anziane». Questo approccio permette agli individui di realizzare il proprio benessere fisico, sociale e mentale attraverso il corso della vita e partecipare personalmente a una società che da parte sua fornisce adeguata protezione e cura. La parola “attivo” non si riferisce solo all’essere fisicamente efficienti ma anche al continuare a partecipare alla vita economica, culturale e civica della comunità. Gli anziani possono per esempio essere un valido aiuto per le proprie famiglie e per i propri pari. L’interdipendenza e la solidarietà intergenerazionale sono, infatti, principi basilari per questa strategia come sottolineato dalla decisione (pdf 745 kb) dell’Unione europea di proclamare il 2012 “Anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra generazioni” invitando gli Stati membri a promuoverne il dibattito in chiave nazionale ed europea. La celebrazione  intende essere l’occasione per promuovere una cultura dell’invecchiamento attivo fondata su una società per tutte le età, favorendo, al contempo, la solidarietà e la cooperazione tra le generazioni e tenendo conto delle diversità e della parità di genere. I principali settori interessati da politiche ed iniziative riguardano: occupazione e condizioni di lavoro; partecipazione alla società; promozione di una vita indipendente e sana. Leggi in proposito il contributo di Emanuele Scafato e Lucia Galluzzo (reparto Salute della popolazione e suoi determinanti, Osservatorio nazionale alcol, Cnesps-Iss) e visita il sito italiano dedicato all’iniziativa.

 

Ma cosa fa la differenza? Un approccio efficace ha bisogno di strategie sinergiche tra settori diversi e che coinvolgano tutte le fasi della vita di una persona. Prima un individuo comincia a prendersi cura della propria salute, adottando comportamenti salutari e intervenendo direttamente sui fattori di rischio, meglio arriva a un’anzianità serena. Leggi in proposito anche il contributo di Simona Giampaoli (reparto di Epidemiologia delle malattie cerebro e cardiovascolari, Cnesps-Iss). L’Oms Europa lavora in questo senso con Stati membri e partner per promuovere la buona salute nel corso di tutta la vita. Questo comprende il combattere le disuguaglianze, rafforzare i sistemi sanitari nella direzione di accogliere i bisogni di una popolazione sempre più anziana e espandere la base delle evidenze per politiche sociali e sanitarie dedicate ai meno giovani. Non solo dunque chi si occupa di anziani ma tutta la comunità è chiamata a dare il proprio contributo allo sviluppo di una cultura unitaria e di una conseguente struttura di rete. La cooperazione e l’intervento multidimensionale è peraltro la strategia privilegiata a livello europeo per rispondere alle esigenze delle fasce più vulnerabili della popolazione.

 

Le strategie europee

Promuovere un invecchiamento sano, creare ambienti favorevoli e adeguare i sistemi sanitari alle esigenze di una popolazione sempre più anziana: sono questi gli obiettivi che l'Oms Europa cerca di conseguire all’interno del framework offerto dall’Action plan on healthy ageing 2012-2016 e tramite la realizzazione di cinque interventi prioritari:

  • prevenire le cadute
  • promuovere l’attività fisica
  • promuovere l’assistenza domiciliare e i servizi di self-care
  • postenere strategie di sviluppo partecipativo tra personale medico e assistenziale in campo geriatrico
  • inserire nei setting assistenziali programmi di vaccinazione anitinfluenzale e di prevenzione delle malattie.

Gli anziani in Italia

I dati demografici mondiali, europei e nazionali confermano il costante incremento della vita media della popolazione e il suo progressivo invecchiamento. Secondo l’Oms, dal 1980 a oggi gli over 60 sono raddoppiati e le previsioni ci dicono che raggiungeranno i 2 miliardi per il 2050. I dati riferiscono che nei 53 Paesi della Regione europea dell’Oms si registra l’età media più alta su scala mondiale, comprendendo 9 dei 10 Paesi con la più elevata aspettativa di vita che di media è 72 per gli uomini e 80 per le donne.

 

In Italia, secondo quanto riportato nella Relazione sullo stato sanitario del Paese 2009-2010 (pdf 8 Mb) al 1 gennaio 2009 sono circa 12 milioni i residenti di età superiore a 65 anni, di cui circa 3,4 milioni con più di 80 anni. Si nota inoltre che all’avanzare dell’età, questa risulta particolarmente sbilanciata a favore delle donne, che sopravvivono generalmente più a lungo degli uomini. Diversi sono gli indicatori struttura della popolazione per età:

  • l’indice di vecchiaia (dato dal rapporto tra la popolazione ultra 65enne e quella di con meno di 15 anni) evidenzia che nel 2009 ci sono 143 anziani ogni 100 giovani
  • l’indice di dipendenza degli anziani (dato dal rapporto tra la popolazione ultra 65enne e quella di età compresa tra 15 e 64 anni) mostra che nel 2009 ci sono circa 31 anziani per ogni 100 persone in età lavorativa
  • l’indice di ricambio della popolazione (dato dal rapporto tra la popolazione di 15-19anni e quella di 60-64 anni) risulta nel 2009 pari all’83,5%. Questo valore indica che per ogni 100 persone che usciranno dal mercato del lavoro ve ne saranno 84 di età 15-19 che vi entreranno.

A supporto della strategia mirata all’active aging, l’Oms raccomanda la messa in atto di attività di sorveglianza della popolazione ultra 64enne e di monitoraggio degli interventi.  Ora più che mai è necessario infatti, che la pianificazione e programmazione degli interventi sia basata su informazioni sistematiche, dettagliate e di qualità sui bisogni della popolazione ultra 64enne e sull’evoluzione delle problematiche socio-sanitarie legate all'invecchiamento. Queste informazioni sono essenziali per valutare l'efficacia delle azioni già intraprese, razionalizzando le risorse disponibili, e contrastando l’ampliarsi delle disuguaglianze sanitarie e sociali all’interno di questa fascia di popolazione.

 

Per questo motivo il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell’Istituto superiore di sanità, su committenza del ministero della Salute, ha avviato con le Regioni e Asl una sorveglianza epidemiologica tra la popolazione di oltre 64 anni: Passi d’Argento. L’attività è finalizzata a mettere a regime la rilevazione sistematica e continua sulla qualità della vita, sulla salute e sulla percezione da parte degli anziani, dei servizi nella terza età. Questa sorveglianza deve essere ripetibile nel tempo e sostenibile con le risorse dei servizi sanitari e sociali, e fornire dati elaborabili e utilizzabili localmente a uso delle Aziende sanitarie, dei Servizi sociali e delle Regioni. Le informazioni prodotte dalle indagini Passi d’Argento possono indirizzare in maniera più razionale ed efficace, politiche e strategie di intervento a livello nazionale e delle singole Regioni. La sorveglianza Passi d’Argento è stata inserita nei Piani Regionali di Prevenzione di 18 Regioni presentati a fine 2010.

 

Valutare lo stato di salute della popolazione anziana attraverso la scelta di opportuni indicatori al fine di orientare interventi mirati alla promozione dell’invecchiamento in buona salute è diventata una priorità per il Servizio sanitario nazionale. Passi d’Argento, nella sua prima tornata di rilevazioni ha interessato circa 10 mila ultra 64enni in 18 Regioni nelle 2 sperimentazioni del 2009 e del 2010. Benché non si possano definire rappresentativi dell’intera realtà italiana (non tutte le Regioni hanno partecipato e, in alcune Regioni, solo alcune Asl), i risultati di questa sperimentazione costituiscono un primo tentativo di strutturare una sorveglianza delle condizioni di invecchiamento attivo della popolazione, capace di fornire informazioni tempestive e facilmente utilizzabili sulle condizioni di salute e sulle “risposte”dei servizi. Leggi in proposito l’approfondimento di Alberto Perra (Unità di formazione e comunicazione, Gruppo tecnico Passi d’Argento, Cnesps-Iss).

 

I pilastri dell’active ageing

Nel documento di strategia Oms “Active ageing. A policy framework” (pdf 1 Mb) vengono indicati tre pilastri principali necessari per sostenere un invecchiamento attivo: la salute, la partecipazione, la sicurezza. La tabella 1 ne propone una sintesi. Passi d’Argento ha usato proprio questi indicatori per realizzare un monitoraggio della qualità dell’invecchiamento degli ultra 64enni italiani.

 

Tabella 1: traduzione e adattamento a cura del Gruppo tecnico di Passi d’Argento dal documento Oms “Active ageing. A policy framework” del 2002

 

Invecchiamento: sfatare i miti e azioni dirette a favorire l’active ageing

Per capire più approfonditamente l’invecchiamento in buona salute, è utile consultare due documenti sull’active ageing prodotti dal Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell’Iss, e in particolare dal gruppo di lavoro che si occupa della Salute della popolazione e suoi determinanti. Utili sia per gli operatori che per i cittadini, entrambi sono traduzioni e adattamenti del testo Oms Ageing: exploding the myths (pdf 2,6 Mb). Il primo è la brochure Invecchiamento: sfatare i miti (pdf 207 kb) che ridimensiona 6 luoghi comuni sull’invecchiamento:

  1. la maggioranza degli anziani vive in Paesi industrializzati
  2. gli anziani sono tutti uguali
  3. uomini e donne invecchiano allo stesso modo
  4. gli anziani sono fragili
  5. gli anziani non possono fornire un contributo alla società
  6. gli anziani sono un peso economico per la società.

Il secondo è l’opuscolo Azioni dirette a favorire un invecchiamento attivo (pdf 153 kb), che analizza in base a diversi fattori (periodo prenatale e infantile, fumo, alcol, attività fisica e alimentazione, malattie degli adulti e integrazione sociale, sesso e sicurezza economica) le azioni individuali e quelle di politica sanitaria volte a promuovere l’active ageing.

 

L’integrazione degli anziani nella società moderna

Anche la tecnologia può venire d’aiuto: le nuove tecnologie possono migliorare la salute fisica e l'indipendenza degli anziani. Bisogna però considerare che d’altro canto questi dispositivi risultano spesso troppo costosi e anche che in molte aree del mondo, dove mancano i servizi essenziali, possono risultare superflui. L’articolo pubblicato nel bollettino dell’Oms “Connecting and caring: innovations for healthy ageing” prende in esame questi temi e sottolineando anche che gli utenti dovrebbero essere al centro della progettazione e che le innovazioni dovrebbero essere testate con le persone che effettivamente utilizzano i prodotti, ovvero gli operatori sanitari, i familiari, i pazienti e i caregiver.

 

Inoltre, per aiutare gli anziani  a vivere in modo indipendente, è fondamentale lavorare sull’accessibilità e la funzionalità degli ambienti di vita e dei servizi. Su questi temi sono incentrati l’Age-friendly Environments Programme dell’Oms e la guida “Global age-friendly cities: a guide” (pdf 1,6 Mb).

 

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