Informazioni generali
Causata da venti specie diverse di protozoi del genere Leishmania e trasmessa dalle punture di almeno una trentina di diverse specie di moscerini flebotomi (mosca della sabbia, sandfly), la leishmaniosi è una malattia talmente diffusa da rappresentare una vera preoccupazione per l’Organizzazione mondiale della sanità, che ha messo a punto un piano internazionale di sorveglianza per controllarla. La malattia è nota da centinaia di anni, con il nome di malattia di Aleppo, ma è stata descritta nei dettagli solo da Alexander Russel nel 1756.
Ospiti della Leishmania sono, oltre agli esseri umani, anche numerosi
animali, sia quelli selvatici, in particolare i roditori, che quelli
domestici, come ad esempio il cane.
Le diverse forme di leishmaniosi
Negli esseri umani, la leishmaniosi si manifesta sotto quattro forme,
con diversi sintomi ma sempre con effetti potenzialmente devastanti:
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cutanea: E’ la forma più diffusa e presente, e si manifesta con la produzione di numerose lesioni, anche oltre 200 in un solo malato, sulle parti esposte del corpo, dalle braccia alle gambe fino al viso, lasciando cicatrici permanenti.
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cutanea diffusa: simile alla precedente ma con lesioni molto più estese sul corpo. In questa forma, non c’è possibilità di guarigione delle lesioni senza trattamento e in ogni caso c’è una tendenza alla recidività.
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mucocutanea: si manifesta sotto forma di lesioni distruttive, anche molto estese, delle mucose del naso, della bocca e della cavità orale. Viene definita anche espundia.
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viscerale: è la forma più grave, conosciuta anche come kala azar. Se non trattata, può raggiungere una mortalità praticamente del 100 per cento. Si manifesta con febbri irregolari e improvvise, perdita di peso, ingrossamento del fegato e della milza, anemia.
Coinfezione
Leishmania/Hiv
Uno degli aspetti
più preoccupanti della leishmaniosi è la sua tendenza a manifestarsi, anche
nelle forme più devastanti, soprattutto nelle persone già immunodepresse in
seguito all’infezione da Hiv.
L’Aids e la leishmaniosi viscerale infatti si
alimentano reciprocamente. La presenza di leishmaniosi accelera l’attacco
del virus Hiv, assieme ad altre malattie opportunistiche come la tubercolosi
o la polmonite. D’altro canto, la presenza del virus Hiv incrementa il
rischio di contrarre la malattia di 100-1000 volte nelle zone endemiche.
La coinfezione indebolisce ulteriormente il sistema
immunitario, soprattutto grazie al fatto che le cellule target del parassita
Lesihmania sono le stesse del virus Hiv. L’infezione con
Leishmania quindi è una delle cause principali, in molte zone del mondo,
della morte di individui affetti da Aids. Anche il trattamento con farmaci
utilizzati per il trattamento specifico della leishmaniosi, che ha dato in
diversi trial europei una buona risposta in oltre l’80 per cento dei casi,
non riesce a prevenire il ritorno della malattia in più del 50 per cento
delle persone entro i tre anni successivi.
Una delle complicazioni rappresentate dalla coinfezione
è la difficoltà a diagnosticare la presenza della leishmaniosi, perché i
sintomi caratteristici non sono sempre presenti in persone affette da Hiv.
La diagnosi clinica è poi complicata dalla compresenza di altri parassiti
secondari, come Cryptosporidium, Cryptococcus,
Cytomegalovirus o Mycobacterium. Anche l’analisi serologica non
riesce ad essere accurata, con oltre il 40 per cento dei test risultanti in
falsi negativi nelle persone coinfettate. La tecnica diagnostica più
affidabile rimane la biopsia dei tessuti infetti o l’analisi del midollo
spinale.
Trattamento e prevenzione
L’Organizzazione mondiale della sanità ha messo a punto
una serie di azioni per controllare la malattia e cercare di ridurne
l’impatto. In particolare, l’Oms si pone i seguenti obiettivi:
-
facilitare una diagnosi precoce della malattia e un trattamento tempestivo
-
facilitare il controllo della popolazione di moscerini portatori della malattia sia attraverso l’uso estensivo di insetticidi che la diffusione di zanzariere tra la popolazione a rischio
-
informare la popolazione e preparare materiale di formazione per gli operatori sanitari
-
individuare le epidemie nella fase iniziale
-
diagnosticare precocemente e trattare efficacemente i casi di coinfezione Leishmania/Hiv
Ad esempio, in occasione dell’epidemia esplosa a Kabul e in Afghanistan dopo la recente guerra, l’Organizzazione mondiale della sanità ha avviato un programma straordinario di controllo del vettore, diffondendo insetticidi che uccidono il moscerino e zanzariere alla popolazione per evitare le punture d’insetto.
Inoltre, l’Oms punta a rafforzare il sistema di
sorveglianza internazionale della malattia e delle coinfezioni, attraverso
una rete di una ventina di istituti in tutto il mondo, inclusi istituzioni
esistenti nelle zone endemiche e a più alto rischio, come il Brasile, la
Cina, l’India, il Kenia, il Nepal e il Sudan.
Dal punto di vista del trattamento, esistono farmaci
molto vecchi che devono essere somministrati sotto forma di iniezione, ma
che rimangono scarsamente disponibili anche nelle zone endemiche e ad alto
costo. Una delle pratiche più effettive, sicuramente nei paesi europei, è il
controllo della diffusione del vettore, sia attraverso programmi di
sorveglianza che di trattamento degli animali ospiti. In Italia, ad esempio,
sono state pubblicate dall’Istituto superiore di sanità, nel marzo 2004,
apposite “Linee
guida per il controllo del serbatoio canino della leishmaniosi viscerale
zoonotica in Italia”.
Tuttavia, al di fuori di iniziative particolari da
parte dell’Oms, le operazioni di controllo del vettore sono certamente più
difficili in paesi dove l’infrastruttura e le condizioni sociali e sanitarie
rendono più complessa l’attuazione di efficaci sistemi di sorveglianza. In
termini preventivi, quindi, la speranza è quella di arrivare presto allo
sviluppo di un vaccino efficace attualmente ancora non disponibile sul
mercato.