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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro


Lesioni da fuochi d'artificio

Elvira Lorenzo*, Antonio Barrecchia e Servizi di Epidemiologia e Prevenzione delle ASL della Campania: C. Bove (CE1), A. Caiazzo (SA1), R. Castello (SA3), A. Citarella (BN), M.A. Ferrara (AV2), F. Giugliano (NA5), G. Morra (NA4), C. Padula (AV1), A. Parlato (NA2), R. Parrella (SA2), F. Peluso (NA3), A. Simonetti (NA1), M. Trabucco (CE2).
Si ringrazia per la collaborazione Michela Cioffi*
 
* Osservatorio Epidemiologico Regione Campania

 

A partire dal 1992-93 nella provincia di Napoli e dal 1995-96 in tutta la Campania, è stata  svolta una  sorveglianza, presso i Pronto Soccorso (PS), per descrivere la frequenza e la gravità delle lesioni prodotte da fuochi d’artificio, nel periodo cha va dal 24 dicembre al 6 gennaio. Per ogni incidente, dovuto a fuochi d'artificio, sono stati  rilevati sia dai registri di PS che da quelli del posto di Polizia la data, l'ora di arrivo, l'età e il sesso di ogni infortunato, il comune di residenza, la durata della prognosi, la sede e il tipo della lesione (1).

 

Nella Figura 1 sono riportati gli andamenti degli incidenti, per la provincia di Napoli nel periodo 1992-2001 e per la regione Campania nel periodo 1995-2001.

Per Napoli, nel 1992-93 si verificarono circa 350 casi; l’anno successivo si osservò una forte riduzione che fu attribuita alla concomitanza di più fattori: in particolare un fortissimo temporale si abbatté sulla città e una maggiore quantità di fuochi illegali fu sequestrata dalle forze dell’ordine (2).

 

Nel 1994-95 gli incidenti aumentarono nuovamente, ma da allora è stata registrata una costante diminuzione, giunta al -47% nel 1998-99. Questa tendenza è stata interrotta dall’incremento osservato negli ultimi due anni, in cui sono stati rilevati, rispettivamente, 184 e 150 incidenti nella provincia di Napoli (251 e 290 in Campania).

 

Nel periodo 24 dicembre 2000 e 6 gennaio 2001, sono stati rilevati complessivamente 290 casi di incidenti da fuochi d’artificio: 150 residenti nella provincia di Napoli, 140 nel resto della regione. La maggior parte degli arrivi al PS (il 79%) è stata registrata la sera del 31 dicembre e a Capodanno. In questi due giorni il 51% degli arrivi al PS è stato registrato tra la mezzanotte e le due del mattino del 1° gennaio, mentre un ulteriore incremento si è avuto durante la mattina. Alla mezzanotte sono stati colpiti soprattutto gli adulti, mentre nella mattinata del 1° gennaio si sono infortunati prevalentemente i bambini (Figura 2). L’andamento della curva è stato simile durante tutti gli anni studiati, anche se il secondo picco è andato via via riducendosi (3).

 

Sono state vittime di infortuni persone di tutte le età: da uno a ottantatré anni e il gruppo più colpito è stato quello dei preadolescenti tra 10 e 14 anni, con il 24,5%. Complessivamente i bambini sotto i 14 anni hanno rappresentato il 39% degli infortunati. Il rapporto maschi:femmine è stato pari a 9: 1. La sede e il tipo delle lesioni sono riportati in Tabella.

 

Le regioni del corpo più colpite sono state le mani, prevalentemente la destra, il viso e gli occhi. Le lesioni più frequenti: contusioni, ustioni e lacerazioni.

 

Sono state registrate 9 ustioni di terzo grado, 47 casi di sfacelo traumatico di mani e due del bulbo oculare, 16 amputazioni di dita o mani; inoltre, una persona ha subito un trauma cranico con conseguente coma e un’altra è stata ferita da arma da fuoco.

 

Per quanto riguarda la gravità delle lesioni, 80 persone (28%) sono state ricoverate in ospedale con prognosi che andavano da 1 a 40 giorni. Le persone con prognosi superiore a 10 giorni erano 66, di queste 25 (9%) hanno avuto una prognosi superiore a 20 giorni. La prognosi è stata riservata per la ripresa della funzionalità per 25 persone (9%), e per una persona è stata dichiarata una riserva quo ad vitam.

In Campania, nel 1999-2000 e 2000-01 è stato osservato un incremento degli infortuni da fuochi d’artificio. Tale incremento interrompe un trend in diminuzione che sembrava destinato a ridurre il carico di sofferenze, disabilità e lutti per i festeggiamenti legati alle festività natalizie e al Capodanno.

 

Questa interruzione del trend positivo, è verosimilmente correlata al passaggio di millennio che ha amplificato il sentimento di attesa che si risolve nel rito collettivo dei fuochi di Capodanno.

 

Riferimenti bibliografici

1.            D'Argenio P, Palumbo F, Saccone F, et al. MMWR 1993; 42: 201-3.

2.            D'Argenio P, Cafaro L, Santonastasi F, et al. Am J Public Health 1996; 86(1): 84-6.

3.            D’Argenio P, Cafaro L, Palumbo, et al. Medico e Bambino 1998; 1: 35-9.

4.            D’Argenio P. (comunicazione personale).

 

Il commento

Franco Taggi

Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica

 

L’epidemiologia opera a livelli diversi, da quelli nobili, dove si entra nel merito della struttura latente dei fenomeni, a quelli apparentemente modesti da un punto di vista concettuale, in particolare la sorveglianza dei fenomeni.

Entrambi i livelli sono importanti; tuttavia, spesso si tende a dimenticare come la sorveglianza epidemiologica possa portare a risultati di grande interesse per la sanità pubblica.

 

Questo è avvenuto nel caso del monitoraggio degli incidenti da fuochi d’artificio tra Natale e l’Epifania, che si è svolto, a partire dal 1992, a Napoli. La rilevazione, infatti, ha mostrato come gli incidenti degli adulti fossero concentrati a ridosso della mezzanotte del 31 dicembre, mentre gli incidenti dei bambini accadevano prevalentemente nel corso della mattinata successiva. Il fatto può sembrare banale, ma prima della sorveglianza nessuno lo aveva rivelato.

Una rapida analisi dei dati mostrava che nei bambini gli incidenti erano legati generalmente a fuochi d’artificio inesplosi, che se riaccesi deflagravano con facilità.

 

Sulla base di queste informazioni, negli anni successivi, sono state intraprese numerose azioni: dal ripulire le strade dai fuochi inesplosi nelle prime ore della mattina del 1° gennaio, alla diffusione di specifiche raccomandazioni ai genitori, all’intensificazione dei sequestri di fuochi illegali. La conseguenza di questi semplici provvedimenti, nati dalla collaborazione tra epidemiologi, giornalisti, forze di polizia, medici ospedalieri, nettezza urbana, funzionari comunali e operatori scolastici, è stata la riduzione di questa sorta di “micro-epidemia” di inizio anno: nella sola Napoli, si è passati da 64 amputazioni e sfaceli traumatici nel 1992, a 7 nel 1998, a 13 nel 1999, a 35 nell’ultimo anno (4).

Gli incrementi osservati negli ultimi due anni sono preoccupanti e dimostrano che è necessario perseverare nella sorveglianza e nell’applicazione delle misure preventive.