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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Le infezioni invasive da Haemophilus influenzae: la situazione italiana dal 1998 al 2003

Marta Ciofi degli Atti1 e Marina Cerquetti2 per il Gruppo di studio per la sorveglianza delle malattie invasive da Haemophilus influenzae*

1Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, ISS
2Dipartimento Malattie Infettive Parassitarie ed Immunomediate, ISS

L’Haemophilus influenzae (Hi) è un bacillo gram negativo di cui l’uomo è l’unico ospite. La presenza di una capsula polisaccaridica consente di suddividere i ceppi di Hi in non capsulati (anche noti come non tipizzabili) e capsulati, questi ultimi classificati a loro volta in 6 sierotipi (a-f). I ceppi non capsulati sono ospiti abituali delle prime vie respiratorie e causano raramente malattie invasive, che sono sostenute invece prevalentemente da Hi di tipo b (Hib). In epoca pre-vaccinale, le infezioni invasive da Hib colpivano soprattutto i bambini fino a 5 anni d’età, e la meningite era il quadro clinico più frequente nei Paesi industrializzati (60% circa dei casi). Prima dell’introduzione di programmi vaccinali su larga scala, il tasso di incidenza annuale delle infezioni invasive da Hib nei bambini fino a 5 anni di età riportato dai Paesi dell’Europa occidentale variava da 8 a 52 casi per 100 000 per anno (1), con un trend decrescente da nord a sud. In Italia, dati ottenuti da varie fonti stimavano incidenze di 8-10 casi per 100 000 bambini < 5 anni (2).


Per monitorare le infezioni invasive causate da qualunque sierotipo di Hi, dal 1997 è in vigore in sette regioni italiane (Piemonte, Veneto, Liguria, Toscana, Campania, Puglia e Provincia Autonoma di Trento) uno studio basato sui laboratori ospedalieri di microbiologia. La popolazione residente in queste regioni costituisce il 42% della popolazione italiana totale (24 008 000), e comprende il 43% dei bambini italiani fino a 5 anni di età (1 135 000).


Viene definito come caso di infezione invasiva da Hi un paziente con malattia clinicamente compatibile (meningite, sepsi, epiglottite, cellulite, artite settica, ecc.) accompagnata da isolamento di Hi da un sito normalmente sterile (liquor cerebrospinale, sangue, versamenti in cavità chiuse), o positività per la ricerca di antigeni capsulari di tipo b nel liquor (test di agglutinazione al lattice).


I microbiologi ospedalieri che confermano la diagnosi in laboratorio segnalano i casi al centro di Coordinamento Regionale e al Centro Nazionale di Epidemiologia Sorveglianza e Promozione della Salute dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), compilando una scheda di notifica individuale che include informazioni sulle manifestazioni cliniche, sullo stato vaccinale e sui metodi di laboratorio con cui è stata effettuata la diagnosi. I ceppi isolati vengono inviati per la conferma e la tipizzazione al laboratorio di riferimento nazionale, presso il Dipartimento di Malattie Infettive Parassitarie ed Immunomediate dell’ISS.


Il numero di infezioni invasive da Hi viene integrato annualmente con i dati provenienti dalla sorveglianza delle meningiti batteriche, escludendo i duplicati. I tassi di incidenza vengono calcolati utilizzando come denominatore i dati di popolazione forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica.


I risultati degli anni 1998-2003 mostrano una progressiva diminuzione delle infezioni invasive da Hi, passate da 84 casi nel 1998 a 24 nel 2003 (Tabella). Tale diminuzione è attribuibile alla riduzione delle infezioni da Hib, che nell’arco dei 6 anni considerati mostrano un decremento di circa 9 volte. Come atteso, la larga maggioranza dei casi di tipo b si sono verificati in bambini < 5 anni (83%; età mediana: 1 anno), e il decremento in questa fascia di età è ancora più marcato di quanto osservato sul totale dei casi. In numeri assoluti, infatti, si è passati da 63 casi nel 1998 a 5 nel 2003, mentre l’incidenza è diminuita da 5,5/100 000 a 0,6/100 000; questi importanti risultati sono attribuibili alla diffusione della vaccinazione, la cui copertura nel secondo anno di vita è aumentata dal 20% nel 1996, all’87% nel 2003 (Figura) (3). Per quanto riguarda il quadro clinico, la diagnosi più frequente è stata la meningite (78%), mentre la letalità è stata dell’1,6%. Inoltre, 7 dei 168 casi di Hib riguardavano bambini precedentemente vaccinati, di cui 5 con una sola dose e due con due dosi.


Il numero delle infezioni invasive causate da ceppi diversi dal b è invece pressoché stabile negli anni (nel periodo 2000-2003, 10 casi in media per anno). La maggioranza di questi casi è dovuta a ceppi non capsulati, ma sono stati osservati anche casi dovuti a ceppi capsulati di tipi diversi dal b (tipo e ed f) (4). Contrariamente a quanto osservato per l’Hib, le infezioni invasive da ceppi diversi dal b hanno colpito soprattutto pazienti di età avanzata (età mediana: 62 anni), causando spesso patologie diverse dalla meningite (38%), quali sepsi (32%) e polmonite (17%). La letalità, inoltre, è circa 10 volte più elevata di quanto osservato per l’Hib (17%).


In conclusione, i risultati di questo studio di sorveglianza hanno consentito di valutare l’impatto della vaccinazione anti-Hib, introdotta nel calendario vaccinale nazionale nel 1999, e di identificare per la prima volta in Italia casi di infezioni invasive causati da ceppi di Hi diversi dal b. In futuro, sarà importante continuare a monitorare la frequenza di queste infezioni, nonché le malattie invasive da Hib insorte in pazienti vaccinati. Infatti, i casi di malattia in individui vaccinati si verificano raramente, ed è importante monitorarne con attenzione la frequenza e le caratteristiche cliniche.

Riferimenti bibliografici
1. Ciofi degli Atti ML, Cerquetti M, Tozzi AE, et al. Haemophilus influenzae invasive disease in Italy: 1997-1998. European Journal of Clinical Microbiology & Infectious Diseases 2001;20(6):436-7.
2. Squarcione S, Pompa MG, D’Alessandro D. National Surveillance System and Hib meningitis incidence in Italy. Eur J Epidemiol 1999;15:685-6.
3. ICONA 2003. Indagine sulla copertura vaccinale infantile. Gruppo di lavoro ICONA. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2003. (Rapporti ISTISAN 03/37).
4. Cerquetti M, Ciofi degli Atti ML, Cardines R, et al. Invasive type E Haemophilus Influenzae disease in Italy. Emerging Infectious Disease 2003; 9(2):258-61.