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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Fattori di rischio per la sospensione dell'allattamento: confronto tra bambini figli di donne italiane e figli di donne straniere emigrate - Provincia di Bergamo 2013-14

Giuseppe Sampietro1, Anna Barabani2, Luigi Siccardo2, Alberto Zucchi1, Chiara Pezzini2 e Vito Brancato3

1Servizio Epidemiologico, ATS Bergamo; 2Pediatra di libera scelta, ATS Bergamo; 3Dipartimento Cure Primarie, ATS Bergamo

 

 

SUMMARY (Risk factors for cessation of breastfeeding: comparison between children of Italian women and children of foreign migrant women) - In this work, we analysed some socio-demographic variables in relation to the risk of cessation of breastfeeding. Two subsets of children were grouped by mother nationality (Italy vs other countries). Factors with a clearer association with breastfeeding suspension were low educational level in Italian mothers and being self-employed in foreign mothers. Family status (single mother vs married or cohabiting mother) was a significant risk in children of foreign mother but not in Italian mother children. These results suggest public health interventions aimed at informing the mothers according to their cultural level.

Key words: breastfeeding; risk factors; cessation of breastfeeding

giuseppe.sampietro@ats-bg.it

 

 

Introduzione

L’allattamento nei primi mesi di vita rappresenta l’alimentazione ideale per lo sviluppo del neonato ed è associato a un migliore stato di salute nell’età evolutiva (1, 2). È dimostrato, infatti, che il latte materno riduce la morbilità e la mortalità infantile per varie patologie (3).

 

Le differenze socioeconomiche e la provenienza geografica possono condizionare l’accettazione e la prosecuzione dell’allattamento da parte delle madri (4). Poiché il ruolo del pediatra è fondamentale per promuovere l’allattamento, è stata promossa da un gruppo di pediatri bergamaschi una raccolta dati per una serie di variabili sociodemografiche in una coorte di circa 10.000 bambini, al fine di individuare i possibili fattori di rischio per la sospensione dell’allattamento materno.

 

Materiali e metodi

L’indagine consiste in uno studio osservazionale longitudinale in cui sono stati inclusi tutti i bambini seguiti dalla nascita al compimento del 18° mese di età, sottoposti a visita ambulatoriale di controllo (bilancio di salute) nel biennio 2013-14 da un gruppo di pediatri di libera scelta della provincia di Bergamo. Si sono raccolti dati relativi alla sospensione dell’allattamento e all’introduzione del latte formulato, e dati relativi a una serie di variabili sociodemografiche in riferimento alla madre (nazione di origine, età materna al momento del parto, situazione familiare, scolarità, attività lavorativa) e ad alcune caratteristiche del bambino alla nascita (età gestazionale, peso, genitura, gemellarità). Per valutare i fattori di rischio legati alla sospensione dell’allattamento, è stata condotta un’analisi della sopravvivenza secondo Kaplan-Meier per rappresentare graficamente i trend ed è stata utilizzata la regressione di Cox per stimare gli hazard ratio (HR); la sospensione dell’allattamento e il tempo intercorso tra la nascita e la cessazione dell’allattamento sono stati calcolati in mesi. In una prima fase è stata effettuata un’analisi univariata per singola variabile: il modello di regressione così ottenuto ha permesso di stimare un HR per ognuna. Nell’analisi multivariata sono state considerate le singole variabili con un HR significativamente diverso da 1, al fine di ottenere un modello finale parsimonioso con una procedura di backward selection; in tal modo è stato possibile individuare le variabili maggiormente correlate con la sospensione dell’allattamento. L’analisi statistica è stata condotta utilizzando il package statistico SAS.

 

Risultati

L’intera coorte comprendeva 10.310 bambini: il 78% era figlio di madre italiana e l’1% delle madri aveva un’età inferiore a 18 anni, mentre il 40% superiore ai 40. Per quanto riguarda la situazione familiare, il 2% delle madri era sola, mentre il restante 98% era coniugata o convivente. In relazione al livello di scolarizzazione, il 25% aveva la licenza elementare o media, il 52% aveva diploma di scuola superiore e il rimanente 23% era laureato. Relativamente all’attività lavorativa, l’1% era rappresentato da studentesse, il 36% da casalinghe, il 56% da lavoratrici dipendenti e l’8% da lavoratrici autonome. Lo 0,4% ha avuto un’età gestazionale inferiore a 30 settimane, il 9% compresa tra 18 e 30 settimane e il 91% superiore a 37 settimane. L’1% dei bambini aveva un peso minore di 1.500 g, il 3% un peso tra i 1.500 e i 2.000 g e il 96% superiore a 2.000 g. Il 49% era primogenito, il 39% era secondogenito e il 12% era terzogenito o successivi. Infine il 3% dei bambini aveva un gemello.

 

L’analisi di sopravvivenza è stata condotta su 10.147 bambini; 163 sono stati esclusi perché mancavano del dato relativo al periodo di sospensione. La mediana di follow up è stata di 6 mesi. Nell’analisi univariata gli HR sono risultati statisticamente significativi in tutte le variabili analizzate. Perciò, nel modello iniziale per l’analisi multivariata, sono state comprese tutte le singole variabili; in questo modello gli HR sono rimasti tutti statisticamente significativi.

 

Quindi, per avere un’analisi più omogenea e una migliore confrontabilità, i bambini sono stati divisi in due subset per nazionalità della madre (Italia vs altre nazioni), selezionando quelli con madre di età compresa tra i 18 e i 39 anni, con un’età gestazionale superiore alle 37 settimane, un peso alla nascita superiore ai 2.000 g, non gemelli. Si sono ottenuti in questo modo due modelli: nel primo, comprendente i figli di madre italiana, erano stati analizzati 6.375 bambini, nel secondo, comprendente i figli di madre straniera, erano stati analizzati 1.824 bambini.

 

Anche in questa successiva analisi univariata gli HR sono risultati statisticamente significativi in tutte le variabili analizzate, sia in quelle comprendenti figli di donne italiane che in quelle comprendenti figli di donne straniere. Quindi, nel modello iniziale per l’analisi multivariata, sono state comprese tutte le singole variabili in entrambi i subset.

 

Nel modello finale del subset comprendente i figli di madre italiana, gli HR più elevati riguardavano la scolarizzazione: 1,50 (IC 95% 1,38-1,63) per i figli di madri a bassa scolarizzazione vs i figli di madri laureate; 1,30 (IC 95% 1,22-1,33) per i figli di madri a media scolarizzazione vs i figli di madri laureate. Altri HR significativi sono stati osservati per la situazione lavorativa: 1,18 (IC 95% 1,06-1,31) per i figli di madre lavoratrice autonoma vs i figli di madri casalinghe. Infine, per la genitura si è osservato un HR significativo di 1,37 (IC 95% 1,19-1,44) per i primogeniti vs i terzogeniti e di 1,11 (IC 95% 1,05-1,17) per i secondogeniti vs i terzogeniti. In questo modello perdeva la significatività statistica la situazione familiare (donne sole vs donne coniugate o conviventi).

 

Nel modello finale del subset comprendente i figli di madre straniera gli HR più elevati riguardavano l’attività lavorativa: 1,57 (IC 95% 1,13-2,19) per i figli di madri con lavoro autonomo vs figli di casalinghe; 1,30 (IC 95% 1,15-1,47) per i figli di madri con un lavoro dipendente vs i figli di casalinghe. Risultavano comunque significativi anche altri HR: per quanto riguarda la situazione familiare si evidenziava un HR di 1,44 (IC 95% 1,08-1,92) per i figli di donne sole vs i figli di donne sposate o conviventi. Per quanto riguarda la genitura si evidenziava un HR di 1,40 (IC 95% 1,20-1,63) per i primogeniti vs i terzogeniti e un HR di 1,13 (IC 95% 1,05-1,22) per i secondogeniti vs i terzogeniti.

 

Conclusioni

Questo studio ha permesso di individuare alcuni profili di rischio per la sospensione dell’allattamento, differenti tra donne italiane e donne straniere. Tale evidenza consente di pianificare interventi in ambito di sanità pubblica, al fine di favorire l’allattamento, differenziati in base alla provenienza della madre. In particolare, per le donne straniere i fattori di rischio più importanti appaiono individuabili nell’attività professionale e nella situazione familiare. Infatti, l’essere lavoratrice autonoma, così come l’essere madre single, comporta maggiori rischi rispetto alle altre categorie: la donna straniera sola ha meno protezione sociale rispetto a quella italiana. Per le donne italiane, invece, il fattore di rischio più importante è il basso livello di scolarizzazione, correlabile allo status socioeconomico svantaggiato. Ciò suggerisce interventi di natura culturale e informativa. Gli approfondimenti effettuati sul latte formulato, qui non presentati, evidenziano risultati analoghi. Altri approfondimenti saranno effettuati sulle madri di origine straniera, stratificando per la diversa provenienza geografica.

 

Dichiarazione sui conflitti di interesse

Gli autori dichiarano che non esiste alcun potenziale conflitto di interesse o alcuna relazione di natura finanziaria o personale con persone o con organizzazioni che possano influenzare in modo inappropriato lo svolgimento e i risultati di questo lavoro.

 

Riferimenti bibliografici

1. Stuebe A. The risk of not breastfeeding for mothers and infants. Rev Obstet Gynecol 2009; 2(4):222-31.

2. Gartner LM, Morton J, Lawrence RA, et al. Breastfeeding and the use of human milk. Pediatrics 2005;115:496-506.

3. Sbarbati MM, Mattei A, Scacciafratte P, et al. Survey on the prevalence, duration and exclusivity of breastfeeding in the province of Rieti, Italy. Ann Ig 2013;25(4):317-27.

4. Istat. Gravidanza, parto e allattamento al seno. Anno 2013. Statistiche - Report 9 dicembre 2014