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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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La prescrizione farmaceutica in Italia dei farmaci antineoplastici e immunomodulatori

I dati pubblicati nel rapporto OsMed 2011 (pdf 3,3 Mb) indicano che in Italia la spesa complessiva per i farmaci per il trattamento delle neoplasie è stata di 3157 milioni di euro (in media oltre 50 euro per cittadino) pari al 12% dell’intera spesa farmaceutica nazionale. Una parte consistente dell’erogazione di questi farmaci (2785 milioni di euro, 88% del totale) avviene attraverso le strutture pubbliche (in primo luogo gli istituti di ricovero), mentre la restante quota è relativa ai farmaci di classe A erogati a livello territoriale attraverso le farmacie pubbliche e private (372 milioni di euro).

 

Rispetto all’anno precedente, a livello delle strutture pubbliche, si continua a osservare un aumento (+4%) delle DDD prescritte (Dose Definita Giornaliera) a fronte di un lieve calo della spesa (-1%); mentre sul territorio si registra un lieve calo della prescrizione (-1,7%) e una netta riduzione della spesa (-25,5%), legata principalmente alla maggiore disponibilità sul mercato di medicinali a brevetto scaduto.

 

A livello regionale si osserva un’ampia variabilità, la cui spiegazione può essere riconducibile sia alle diverse modalità di distribuzione di questi farmaci (come per esempio la distribuzione diretta) sia ai meccanismi legati alle gare d’acquisto regionali. La Valle d’Aosta e la Provincia Autonoma di Trento, con circa 40 euro pro capite, sono le Regioni con la spesa più bassa, laddove la Sardegna (67 euro pro capite) è quella con la spesa maggiore.

 

Tra le categorie terapeutiche a maggior spesa territoriale si collocano gli inibitori dell’aromatasi, gli altri immunosoppressori e i fattori della crescita. A livello delle strutture pubbliche, invece, fra le categorie a maggior spesa si trovano gli immunosoppressori biologici (anti TNF alfa e inibitori dell’interleuchina), gli anticorpi monoclonali (ad uso prevalentemente onco-ematologico), e gli inibitori delle tirosin chinasi (ad esclusivo uso onco-ematologico) che insieme costituiscono quasi il 50% della spesa dell’intero gruppo.

 

Nell’ambito dei farmaci erogati dalle strutture pubbliche si nota che la spesa (10,4 euro pro capite) per gli immunosoppressori biologici (compresi gli anti TNF alfa e gli inibitori dell’interleuchina), farmaci di ampio uso in ambito reumatologico, dermatologico e gastroenterologico, si colloca al primo posto superando quella per gli anticorpi monoclonali ad uso prevalentemente onco-ematologico (9,6 euro pro capite). Seguono gli inibitori delle tirosin chinasi impiegati prevalentemente in ambito onco-ematologico con una spesa di 6,6 euro pro capite. Tutte queste categorie di farmaci registrano un aumento rispetto all’anno precedente sia in termini di spesa che di quantità prescritte.

 

La prescrizione territoriale degli inibitori dell’aromatasi (IA) rimane al primo posto con una spesa di 2,3 euro pro capite e con una riduzione del 35,8% rispetto all’anno precedente, dovuta al generalizzato calo dei prezzi per la perdita del brevetto, nel corso del 2011, di tutti i principi attivi della classe (anastrozolo, letrozolo, exemestan). Anche a livello delle strutture pubbliche, la spesa degli IA è in netta riduzione (-30%) rispetto all’anno precedente.

 

Nei prossimi anni, molti dei farmaci biotecnologici a uso oncoematologico e reumatologico (rituximab, trastuzumab, etanercept, infliximab, ecc) perderanno la copertura brevettuale, pertanto la possibilità che sul mercato giungano dei prodotti biosimilari, con un prezzo più basso rispetto ai prodotti di marca, per alcuni dei quali esistono già linee guida dell’Agenzia europea per i medicinali sui criteri di produzione (qualità, sicurezza ed efficacia) si configura come una opportunità in più per la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale.

 

Data di creazione della pagina: 31 gennaio 2013

Revisione a cura di: Roberto Raschetti e Roberto Da Cas - Reparto di Farmacoepidemiologia, Cnesps-Iss