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Efficacia del vaccino antivaricella: quale intervallo tra prima e seconda dose

(traduzione a cura della redazione di EpiCentro
revisione a cura di Marta Ciofi degli Atti e Cristina Giambi - Epidemiologia delle malattie infettive, Cnesps – Iss)

 

Da quando negli Stati Uniti è stata introdotta la vaccinazione universale infantile contro la varicella, l’incidenza della malattia sia negli adulti che nei bambini è considerevolmente diminuita. Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) di Atlanta, tra il 1995 e il 1999 questa riduzione è stata pari al 75-83%. Sono diminuiti anche i ricoveri, le visite ambulatoriali, la mortalità e le spese del sistema sanitario legate alla varicella.

 

Tuttavia, numerosi casi di varicella si verificano in persone che hanno ricevuto il vaccino (breakthrough varicella). Negli Stati Uniti si sono verificati almeno 18 focolai di varicella dal 1997 e numerosi altri potrebbero non essere stati registrati. Come spiegato in un editoriale sul Journal of Infectious Disease da Eugene Shapiro, epidemiologo presso la Yale University, le manifestazioni cliniche della varicella nei vaccinati sono generalmente lievi e possono essere confuse con altre cause di rash cutanei.

 

È importante ottenere dati per chiarire se i casi di varicella in soggetti vaccinati siano legati ad un fallimento vaccinale primario, definito come l’incapacità di sviluppare una risposta immunitaria protettiva dopo una dose di vaccino, o a un fallimento vaccinale secondario, definito come la graduale perdita di immunità nell’arco di anni dalla vaccinazione dopo una risposta immunitaria iniziale dimostrata.

 

Una nuova ricerca, pubblicata sul Journal of Infectious Disease, suggerisce che l’immunogenicità di una dose di vaccino contro la varicella (cioè la capacità del vaccino di indurre una risposta anticorpale) potrebbe essere stata sovrastimata. Gli anticorpi contro il virus della varicella indotti dalla vaccinazione vengono misurati con diversi metodi. Il metodo gpElisa è stato adottato in molti trial clinici precedenti all’autorizzazione in commercio del vaccino. Utilizzando questo metodo, dopo una dose di vaccino antivaricella più del 95% dei bambini vaccinati mostra una riposta anticorpale (sieroconversione).

 

In contrasto con questi dati, i risultati ottenuti in uno studio multicentrico su 148 bambini sani di età media di 12,5 mesi da David Michalik del Columbia University Medical Center e dai suoi colleghi indicano un tasso di sieroconversione dopo una dose di vaccino pari al 76%, calcolato in media a quattro mesi dal vaccino. Per determinare il tasso di sieroconversione i ricercatori hanno utilizzato un esame diverso rispetto al gpElisa. Si tratta del test FAMA (Fluorescent Antibody to Membrane Antigen), altamente sensibile e specifico per gli anticorpi del virus Varicella zoster, ma più complicato da eseguire. Dalla ricerca, è emerso un tasso di mancata risposta anticorpale alla vaccinazione pari al 24%. La maggior parte dei casi di varicella in bambini vaccinati con una sola dose potrebbe quindi essere attribuita a un fallimento primario della vaccinazione.

 

Secondo i ricercatori, questo dato sarebbe in accordo con altre evidenze epidemiologiche. Infatti, uno studio caso controllo condotto negli anni 1997-2003 (Vazquez M et al; JAMA 2004), pur rilevando un’efficacia del vaccino antivaricella pari all’87%, ha evidenziato una sostanziale differenza tra l’efficacia del vaccino nel primo anno dopo la vaccinazione (97%) e l’efficacia del vaccino nel secondo anno dopo la vaccinazione (86%), che è solo lievemente diminuita dal secondo all’ottavo anno. Anche se lo studio di Michalik non fornisce dati sul fallimento secondario della vaccinazione (perdita di immunità nel tempo), è probabile che questo sia meno significativo rispetto al fallimento primario.

 

Diminuire l’intervallo tra la somministrazione della prima e seconda dose?

La prima dose del vaccino antivaricella viene somministrata nel primo anno di vita. Da giugno del 2006, l’Advisory Committee on Immunizazion Practices statunitense raccomanda la somministrazione routinaria di una seconda dose di vaccino antivaricella tra i 4 e i 6 anni di età.

 

Da quando è disponibile il vaccino morbillo-parotite-rosolia-varicella (MMR-V), sia la prima che la seconda dose di vaccino antivaricella vengono somministrate attraverso questo vaccino combinato, a 12-15 mesi e 4-6 anni rispettivamente. «Se il consistente numero di casi di breakthrough varicella sono dovuti al fallimento primario della vaccinazione, piuttosto che a un fallimento secondario, questo intervallo di tempo tra la prima e la seconda dose rischia di lasciare un sostanziale numero di bambini suscettibili alla varicella per diversi anni (fino al ricevimento della seconda dose) e questo potrebbe diminuire l’impatto della vaccinazione sull’epidemiologia della malattia», ha scritto Shapiro.

 

Ogni anno, negli Stati Uniti, vengono vaccinati circa 4 milioni di bambini. Se la vaccinazione fallisse nel 10% dei casi, ogni anno ci sarebbero 400 mila bambini vaccinati ma suscettibili alla varicella, e quindi a rischio di contrarre l’infezione, che in cinque anni diventerebbero 2 milioni. Per questo, secondo i ricercatori il giusto intervallo di tempo tra la prima e la seconda dose dovrebbe essere di pochi mesi, anziché di anni. Questa misura non avrebbe solo l’effetto di limitare il fenomeno dei focolai isolati di breakthrough varicella ma consentirebbe anche di prevenire future epidemie di varicella in persone vaccinate ma non adeguatamente protette.