Aspetti epidemiologici
Le riniti allergiche sono intimamente legate con la
produzione e il ciclo di emissione in ambiente dei pollini delle piante.
Solitamente, i pollini più allergenici sono quelli prodotti da piante
arboree o da piante erbacee e selvatiche, prive di fiori. In questo caso,
infatti, l’impollinazione non è affidata, come nel caso delle piante da
fiore, al trasporto mediato da insetti, ma alle correnti d’aria e al vento.
Si tratta quindi di pollini prodotti in abbondanti quantità, di dimensioni
molto ridotte, capaci di rimanere sospesi in aria anche per lunghi periodi
di tempo e di essere trasportati a grandi distanza, per qualche centinaio di
chilometri.
In termini di effetti sulla popolazione, le allergie si
posizionano ai primi posti come malattie croniche. La prevalenza, secondo i
dati dell’Oms, si attesta tra il 10 e il 40% della popolazione, a seconda
delle regioni e dei periodi dell’anno. Negli Stati Uniti, l’Istituto di
salute nazionale (Nih) e l’Accademia americana delle allergie e dell’asma
valutano che 35 milioni di persone soffrano di sintomi allergici dovuti ad
allergeni trasportati dall’aria, con i pollini ai primi posti nella
classifica dei fattori che scatenano reazioni allergiche. Oltre 11 milioni
sono i malati di asma. Nel loro complesso, quindi, le allergie coinvolgono
dai 40 ai 50 milioni di americani, e sono la sesta causa di malattia e
disabilità. In Europa, diverse società scientifiche e associazioni dei malati stimano una
prevalenze delle riniti allergiche, nel loro complesso, del 10-20%, a
seconda delle zone e delle stagioni, con un trend che sembra essere in
crescita negli ultimi anni. Secondo la società britannica per le allergie,
una persona su quattro è soggetta, almeno in un periodo nel corso dell’anno,
a soffrire di allergie. La società svizzera per le allergie riporta dati di
prevalenza che si aggirano sul 20% di allergici ai pollini. Dati tra il 10 e
il 20% di prevalenza sono riportati anche in Italia, secondo quanto
contenuto
nel progetto Aria, una iniziativa voluta dall’Oms per diffondere nelle
farmacie e tra il pubblico generale informazioni sulle riniti allergiche,
sull’asma e sui loro trattamenti.
Meteo-pollini: il
monitoraggio degli allergeni
In anni recenti, si è diffusa l’attenzione sullo studio
dei picchi di polline e delle migrazioni dei pollini da una zona all’altra.
Sono nate nuove discipline, come l’aerobiologia e la bioclimatologia,
dedicate espressamente allo studio dell’interazione tra fattori ambientali,
in questo caso la produzione e diffusione dei pollini, e lo sviluppo di
malattie, come appunto il raffreddore da fieno. Si è sviluppata una elevata
attenzione attorno al meteo-pollini, che, grazie a un campionamento
standardizzato e all’accoppiamento con le previsioni del tempo, consente di
valutare l’arrivo, i picchi e il declino della presenza ambientale dei
diversi tipi di polline nelle varie regioni del paese.
In Italia esiste una
rete di monitoraggio del meteo pollini, composta da 70 centri e
coordinata dall’Associazione italiana di aerobiologia. Ogni centro collabora
con le Arpa, le Ausl e le istituzioni sanitarie locali e i giardini botanici
ed è composto da un medico allergologo e da un biologo che sono coinvolti
nel campionamento dei pollini, nell’analisi dei campioni per la
classificazione e nel trasferimento dei dati alla rete nazionale. I pollini
vengono monitorati tra l’ultima settimana di gennaio e la prima di ottobre
ogni anno, con la produzione di bollettini settimanali. Una cinquantina di
centri aderisce alla anche alla rete europea di monitoraggio pollinico che
effettua un campionamento in tutte le 52 settimane dell'anno. L’Italia è
suddivisa in sette aree climatiche, ciascuna caratterizzata da un diverso
calendario pollinico.
Se non è possibile evitare la presenza di polline nell’ambiente, è perciò
almeno possibile prevederne l’andamento e, di conseguenza, adottare
comportamenti o avviare trattamenti che permettano di ridurre i sintomi. E’
però importante sottolineare che i bollettini danno indicazione sui livelli
di concentrazione del polline, non sui livelli di rischio allergico. Dato
che il valore di soglia che scatena una allergia varia non solo da paziente
a paziente ma anche, per lo stesso paziente, da periodo a periodo, i
bollettini servono solo come indicazione per valutare la quantità di polline
che potrà concentrarsi in una determinata settimana.