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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Valutazioni sulla conferenza nazionale su salute e sicurezza sul lavoro (Napoli, 25-26 gennaio 2007)

Domenico Taddeo - presidente Società nazionale operatori della prevenzione (Snop)

 

 

La Conferenza governativa è stata un evento ufficiale istituzionale a oltre sette anni dal precedente incontro di Genova nel 1999-carta Duemila. Molte sono state le attese riposte in questa conferenza, grande il risalto dato dagli organi di informazione e significativi i richiami al tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. È necessario esprimere una valutazione sull’andamento della Conferenza per capire cosa potrebbe verificarsi in futuro. Un giudizio complessivo che, quindi, deve evidenziare sia luci che ombre.

 

Effettivamente il Governo si è presentato abbastanza compatto, affermando che quella della sicurezza e prevenzione nei luoghi di lavoro è un’autentica priorità su cui impegnarsi. La conferenza ha posto principalmente l’attenzione sulla centralità del problema degli infortuni sul lavoro. Meno forte è stato invece l’interesse per il tema delle malattie professionali e dei problemi di salute lavoro correlati, nonostante i richiami dei sindacati, del sottosegretario alla salute Patta e dell’ex senatore Smuraglia. Non è una nota positiva il fatto che il ministro della Salute, Livia Turco, non lo abbia per nulla evocato. Infortuni e patologie legate al lavoro sono infatti due facce della stessa medaglia e anzi, riguardo alle seconde, occorre sapere e fare di più.

 

La questione del lavoro e delle sue forme più deboli e vulnerabili è stato un altro argomento molto dibattuto, così come è stata ampiamente richiamata la difficoltà di tutelare la salute e sicurezza nei territori con basso livello di legalità. È stato spesso citato il Testo unico a partire dalla Legge delega in fase di arrivo (che, a differenza di quanto anticipato, non è stata presentata in sede di Conferenza) e, anche se in percentuale minore, è stato sottolineata la necessaria attenzione da porre su altri livelli di intervento che devono essere rilanciati (ruolo di controllo coordinato nei territori, azioni di assistenza e informazione ma anche una comunicazione in linea con i tempi e con le possibilità che le forme multimediali oggi consentono).

 

Poco richiamato il livello di responsabilità dei datori di lavoro, delle imprese e dei consulenti delle imprese come i responsabili dei servizi di prevenzione e i medici competenti. Tra i risultati si può citare solo il protocollo di intesa tra ministero del Lavoro e Regione Campania per un coordinamento di azioni di controllo e informazione. Questo modello è stato proposto anche per essere esteso in altre Regioni. Evidentemente i possibili livelli di coordinamento di cui parla l’articolo 27 del Decreto legislativo 626 (neanche citati) non fanno parte delle intenzioni progettuali del ministero del Lavoro e della Regione Campania che hanno promosso e organizzato la conferenza. Questo dato risulta più eclatante se si ricorda che proprio la Campania è stata storicamente una delle regioni più deficitarie dal punto di vista delle risorse messe in campo e della volontà politica di fare vera prevenzione.

 

Non è chiaro se il ministro della Salute Livia Turco evocasse questo aspetto quando nel suo intervento ha suggerito di stare attenti agli strappi istituzionali evitando di parlare di una progettualità compiuta di Ministero e Regioni sul tema (piani di prevenzione attiva degli infortuni sul lavoro), soffermandosi su altri aspetti di salute e sanità territoriali. Positivo il richiamo all’esperienza del gruppo di lavoro istituzionale (Inail-Ispesl–Regioni) sui flussi informativi degli infortuni e delle malattie professionali e, in generale, l’attenzione alla necessità di “conoscere per prevenire”. È complessivamente rimasto in ombra il ruolo del sistema di prevenzione e controllo delle Regioni e dei dipartimenti di Prevenzione e, in questo senso, è presumibile almeno che la conferenza organizzata dal ministero della Salute “faccia giustizia”.

 

Il presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, non è intervenuto come invece era previsto e ha mandato il proprio contributo scritto (non molto penetrante, per la verità), l’assessore Rossi (Toscana) ha presentato un intervento abbastanza articolato e in varie parti condivisibile “assolvendo” però tutte le Regioni e omettendo quindi l’analisi di una realtà notoriamente complessa e non priva di ombre, in particolare nel meridione. Inoltre, forse, l’assessore Rossi non ha sufficientemente colto l’opportunità e la necessità di coordinamenti verticali centro-regioni né ha proposto con forza adeguata l’indilazionabilità di un coordinamento interistituzionale in cui le Regioni abbiano il ruolo adeguato.

 

Aspetto particolarmente critico: nessun chiarimento sostanziale e neppure un vero impegno a chiarire la questione della doppia rete, delle due vigilanze dipartimenti di Prevenzione delle Asl-Dpl.

 

Le presenze degli Rls alla Conferenza sono state caratterizzate da un comportamento vertenziale per il diritto di parola e di ascolto: manifestazioni in sala e fuori hanno portato gli organizzatori a concedere la parola a De Angelis (Rls Trenitalia), a leggere un comunicato degli Rls di Pisa, ed è rimasta la sgradevole sensazione che le Ooss e gli Rls fossero due soggetti a rappresentatività non coerente. E del resto è storia di questi anni post 626 che gli Rls richiedono un ruolo autonomo mentre il sindacato ne rivendica la paternità e l'appartenenza pur non senza qualche ambiguità e diffidenza.

 

Quello del ruolo degli Rls, della loro formazione e agibilità sostanziale, deve diventare un tema di attenzione del sistema pubblico di Prevenzione e un dovere del sistema delle imprese. Da notare che i segretari delle Ooss hanno richiamato l’importanza prioritaria del ruolo dei dipartimenti di Prevenzione e chiesto con energia il loro rafforzamento (così come ha fatto Carlo Smuraglia nel suo condivisibile intervento). L’unico dato emerso, per noi comunque positivo, è quello dell’assunzione di altri 300 ispettori del lavoro da parte del ministero del Lavoro stesso.

 

Per le Asl e i dipartimenti di Prevenzione abbiamo avuto molti e importanti richiami, ma nessun impegno a rafforzare la rete dei dipartimenti delle Asl. Quello del senatore Smuraglia è stato l’intervento più vicino alle sensibilità dei soggetti e delle organizzazioni, tra cui mettiamo anche la Snop, che hanno a cuore una coerente serie di azioni e scelte a favore della tutela della salute nei luoghi di lavoro ma anche della salute e della prevenzione dei rischi in generale.

 

Le presidenze del Senato e della Camera hanno annunciato l’istituzione di una commissione bicamerale (con il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, Cnel) che studierà le trasformazioni del lavoro in Italia. Il presidente del Senato, con calore, ha citato l’esasperata dimensione del lavoro precario sostenendo che un po’ di flessibilità ci vuole. Lo stesso hanno fatto Bertinotti, Napolitano e Prodi. Peraltro nessuno ha indicato come ridurre, e con quali provvedimenti, la precarietà e le sue conseguenze negative. Si deve rilevare che tra i moderatori era presente anche Tiziano Treu e che applaudiva agli attacchi alla precarietà.

 

Il futuro prevedibile. Per chi come la Snop ha sostenuto la necessità di una integrazione a rete, questa conferenza può dare preoccupazione per la ridotta presenza di un elemento della rete stessa: Regioni e ministero della Salute. Forte invece la presenza e la visibilità nella Conferenza di Inail e Ispesl, certamente sproporzionata rispetto a Regioni e dipartimenti di Prevenzione. Sicuramente sono da apprezzare i propositi, comunque dichiarati da tutti i soggetti istituzionali, ministeri e Regioni, di voler realizzare un’ampia collaborazione.

 

La seconda Conferenza, annunciata dal sottosegretario Patta, che si terrà a giugno 2007 in Puglia sul tema salute, potrà supplire alla mancanza di una presenza “forte” in questo appuntamento. I rischi che si corrono sono però da un lato l’interruzione di un percorso di maggior “comprensione” e chiarimento reciproci se non ancora collaborazione/coordinamento tra i due ministeri, dall’altro la ripartizione di iniziative “a tenuta stagna” e azioni sulla sicurezza al ministero del Lavoro e iniziative e azioni sulla salute a quello della Salute.

 

In sintesi ecco luci e ombre della conferenza.

 

Tra le luci:

  • l’importanza comunque del “messaggio alla Nazione” sul fatto che sicurezza e salute sul lavoro sono una priorità delle istituzioni di governo
  • la consapevolezza che la battaglia contro l’irregolarità del lavoro è fondamentale per tutelare sicurezza e salute di tutti i lavoratori
  • l’attenzione alle sinergie
  • la consapevolezza della centralità del sistema informativo
  • l’attenzione per la comunicazione e per la necessità di affermare una cultura della sicurezza
  • in generale, la sensazione che alcuni “nostri” discorsi di questi anni siano oggi assai più presenti anche nei livelli più alti, nelle istituzioni e nel governo del Paese.

Tra le ombre:

  • la debolezza complessiva della presenza del sistema delle Regioni e dello stesso ministero della Salute
  • l’oscuramento delle esperienze territoriali
  • il mancato chiarimento dei diversi ruoli della vigilanza ispettiva (tra Lavoro e Salute)
  • la sostanziale genericità dei pur ripetuti richiami al coordinamento tra i vari soggetti e ruoli istituzionali con assenza di un disegno esplicito (a parte la Cabina di regia del Protocollo campano tra Regione e ministero del Lavoro).

Nel documento finale della Conferenza vengono indicate le priorità d’impegno:

  • una grande campagna di diffusione della cultura della sicurezza sul lavoro
  • la lotta al lavoro sommerso e irregolare e a quello precario, quali fattori determinanti degli infortuni sul lavoro
  • il riordino della legislazione (Testo unico)
  • la valorizzazione degli apporti delle parti sociali e della bilateralità
  • il coordinamento tra istituzioni, servizi ispettivi e di prevenzione
  • la previsione di misure premiali per le imprese virtuose
  • il potenziamento del ruolo e della tutela degli Rls.

Si aspettano, a questo punto, l’uscita della Legge Delega, la preannunciata conferenza della sanità e ulteriori segnali (prevedibili o attesi) nei mesi a venire che possano far capire se le luci (e alcune premesse/promesse) di Bagnoli erano più importanti delle ombre.