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Mortalità nella Regione europea dell’Oms: aggiornata la banca dati



Susanna Conti - Direttora dell’Ufficio di Statistica, Iss

 

9 febbraio 2012 - La descrizione della mortalità per causa rappresenta un elemento di grande importanza per la conoscenza della stato di salute delle popolazioni. La mortalità è infatti il più solido degli indicatori epidemiologici e ben si presta a confronti geografici e temporali: i dati di mortalità vengono raccolti nei vari Paesi - in modo esaustivo e con una lunghissima serie storica - a cura degli Istituti nazionali di statistica, che li codificano sulla base di regole internazionalmente accettate (la Classificazione internazionale delle malattieInternational Classification of Diseases – in sigla ICD, che viene periodicamente aggiornata secondo le cosiddette “Revisioni”).

 

In questa prospettiva si colloca molto positivamente l’aggiornamento che l’Oms Europa ha recentemente effettuato della Banca dati europea di mortalità (European Detailed Mortality Data Base – DMDB), giustamente definita “dettagliata” (Detailed) in quanto è possibile interrogarla per tutte le cause definite dai primi tre caratteri delle due ultime ICD (9 e 10) e non soltanto per una short list, formata da una selezione di 67 cause come era stato fatto in precedenza. Leggi anche la pagina dedicata al DMDB su EpiCentro.

 

I Paesi per i quali vengono forniti i dati sono quelli relativi alla Regione europea dell’Oms, che oltre agli Stati membri della Comunità europea ne comprende molti altri, dalle varie repubbliche ex-sovietiche a Paesi mediterranei quali Israele, per un totale di 53 Stati. I dati sono ottenibili in modo user-friendly, sia in forma di tabelle sia di record che è poi possibile manipolare. Un punto da richiamare, indicato esplicitamente nell’introduzione alla banca dati,  è che gli utenti devono avere sufficienti conoscenze delle due versioni dell’ICD (9 e 10) che si sono succedute per la codifica dei dati, a partire rispettivamente dalla metà degli anni ’70 e dagli inizi degli anni ’90, seppure con tempi diversi nei vari Paesi. Il passaggio dalla codifica ICD-9 alla ICD-10 è stato peraltro di grande impatto: basti dire che si passa dai quasi 7000 (precisamente 6969) codici della versione precedente agli oltre 12 mila di quella attuale, che diventano addirittura più di 14 mila se si tiene conto dell’ulteriore indicazione del luogo ove è avvenuto l’incidente per le morti violente. Questa nuova classificazione, dunque, è molto ricca e consente di discernere maggiormente tra le varie malattie e condizioni morbose, con un dettaglio maggiore delle precedenti. Per una trattazione più approfondita di questo cambio di codifica leggi anche il Rapporto Istisan “La mortalità in Italia nell’anno 2006”.

 

I dati di mortalità in Italia

Per quanto riguarda i dati di mortalità nel nostro Paese, l’Ufficio di Statistica dell’Istituto superiore di sanità, collocato all’interno del Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute (Cnesps), cura per la propria base di dati tutti gli aggiornamenti delle popolazioni e dei decessi forniti dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) e produce per ogni anno (a partire dal 1980) un rapporto Istisan sulla mortalità in Italia.

 

I dati più aggiornati forniti dall’Istat, analizzati dall’Iss e forniti alla Banca dati europea di mortalità dell’Oms sono relativi all’anno 2008. Da ricordare anche che la ICD 10 è stata introdotta nel nostro Paese a partire dalla mortalità del 2003 e i dati del 2004 e del 2005 sono mancanti in quanto non codificati dall’Istat.

 

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