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Istituto Superiore di Sanità
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Onu: "L'Aids resta un'emergenza. Aiuti e prevenzione inadeguati"

(traduzione, adattamento e sintesi a cura della redazione di EpiCentro)

 

Secondo il nuovo rapporto globale dell’Unaids del 2006, l’epidemia di Aids è lentamente in calo in tutto il mondo, ma restano alcune regioni e Paesi in cui i nuovi casi continuano ad aumentare. Il rapporto mostra anche come siano stati fatti progressi importanti nella lotta alla malattia a livello locale, compreso un aumento dei finanziamenti e dell’accesso alle cure, ma anche come in alcuni Paesi la prevalenza dell’Hiv fra i giovani sia diminuita negli ultimi cinque anni.

 

L’Aids rimane comunque una forte minaccia per la salute globale. La risposta varia notevolmente: alcuni Paesi puntano di più sul trattamento che sulla prevenzione, e viceversa. Rimangono ancora molti problemi ed è necessario aumentare la pianificazione, il sostegno ai governi e i finanziamenti a lungo termine.

 

Si stima che in tutto il mondo siano 38,6 milioni le persone infettate dall’Hiv e che soltanto nel 2005 siano stati 4,1 milioni i nuovi casi. Nello stesso anno, invece, sono morte di Aids 2,8 milioni di persone.

 

Il nuovo rapporto dell’Unaids è il documento più completo sulla lotta all’Aids mai prodotto finora. Sono stati utilizzati i dati di 126 Paesi e di oltre 30 organizzazioni internazionali.

Il rapporto è stato presentato poco prima dell’ incontro sull’Aids dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si terrà a New York dal 31 maggio al 2 giugno. In quell’occasione i leader mondiali faranno il punto sui progressi fatti finora dalla storica dichiarazione d’intenti del 2001, adottata da 189 Paesi, che aveva stabilito obiettivi specifici e concreti per intensificare la risposta globale contro l’Aids.

 

Il rapporto mostra dei progressi importanti. Dal punto di vista dei finanziamenti, nel 2005 sono stati stanziati 8,3 miliardi di dollari per la lotta all’Aids, cinque volte tanto rispetto al 2001. In aggiunta alle donazioni, gli investimenti nazionali della sanità pubblica nei Paesi più colpiti sono cresciuti fino a 2,5 miliardi di dollari nel 2005. Inoltre, è stato messo in luce come si sia rafforzato il coordinamento globale e come la lotta all’Aids sia sempre più al centro delle politiche di intervento nazionali e internazionali. Dall’altra parte, però, il rapporto mostra come la richiesta di fondi continui a crescere e come, secondo le stime, serviranno più di 20 miliardi di dollari all’anno a partire dal 2008.

 

Per quanto riguarda la prevenzione, più della metà dei Paesi africani ha riportato una riduzione di almeno il 25% della prevalenza dell’Hiv fra le persone dai 15 ai 24 anni che vivono nelle capitali. Il 65% dei Paesi dell’area sub-sahariana ha registrato uno spostamento in avanti dell’età dei primi rapporti sessuali e un aumento dell’uso del preservativo durante rapporti occasionali nel 70% dei casi. Tuttavia, l’uso del profilattico è ancora basso, al di sotto del 50%. Un altro aspetto positivo è l’aumento dell’utilizzo del test e del counselling, che nel 2005 si è quadruplicato, arrivando a coinvolgere 16,5 milioni di persone. Nei 58 Paesi considerati nel rapporto, il 74% delle scuole primarie e l’81% di quelle secondarie fanno educazione sanitaria riguardo all’Aids.

 

Dall’altra parte, però, dai sondaggi risulta che meno del 50% dei giovani è adeguatamente informato sull’Aids. Un punto che desta particolare preoccupazione è la trasmissione dell’infezione da madre a figlio: attualmente, la copertura riguarda soltanto il 9% delle donne incinte.

 

Mentre alcuni Paesi, come Iran, Malaysia e Kirghizistan, stanno adottando approcci più avanzati per ridurre le infezioni tra i tossicodipendenti, in generale, meno del 20% delle persone che fanno uso di droghe per via endovenosa hanno ricevuto un’assistenza preventiva ad hoc. Nell’Europa orientale e nell’Asia centrale la copertura è addirittura inferiore al 10%. Soltanto 10 dei 24 Paesi che hanno fornito dati relativi alle prostitute hanno dichiarato di fornire una copertura di almeno il 50% da parte dei servizi di prevenzione per questa particolare popolazione a rischio. Soltanto il 9% dei maschi omosessuali ha ricevuto un qualsiasi tipo di assistenza di prevenzione durante il 2005.

 

Anche la stigmatizzazione e le discriminazioni rimangono comunque alte: metà di tutti Paesi considerati nel rapporto hanno dichiarato che le loro leggi e strategie di intervento interferiscono con l’accessibilità e l’efficacia della prevenzione dell’assistenza ai malati di Aids. Il supporto ai 15 milioni di bambini orfani a causa dell’Aids, così come per tutti gli altri bambini a rischio, rimane ancora inadeguata.

 

Riguardo all’accesso ai farmaci sono comunque stati fatti notevoli progressi: nei Paesi a reddito medio-basso, la copertura è passata da 240 mila persone nel 2001 a 1,3 milioni nel 2005. Oltre a una riduzione dei pressi degli antiretrovirali è aumentata la disponibilità di farmaci generici. L’accesso ai trattamenti varia ancora comunque da Paese a Paese: nell’africana sub-sahariana, la copertura varia dal 3% della Repubblica Centrafricana all’85% del Botswana.

 

Infine, è importante sottolineare che in generale è aumentata l’attenzione al problema Aids da parte dei governi rispetto al 2001. Il 90% dei Paesi considerati nel rapporto ha attualmente una strategia nazionale per la lotta all’Aids, l’85% ha un organo nazionale di coordinamento in proposito e il 50% dispone di un piano nazionale di monitoraggio e valutazione degli interventi.

 

Appare comunque chiaro che è necessario rafforzare la lotta all’Aids in molte parti del mondo e soprattutto sulla lunga distanza. Il rapporto mette infatti l’accento sulla necessità di sforzi ulteriori per raggiungere l’obiettivo globale delle Nazioni Unite per li 2010 e per ottenere l’accesso globale alle cure.

 

Vai alle pagine del sito dell’Unaids dove è possibile scaricare l’intero rapporto 2006.