Aspetti epidemiologici
Tipicamente riscontrati e diagnosticati soprattutto nei paesi occidentali, i
disordini alimentari sono negli Stati Uniti la prima causa di morte per
malattia mentale. Tuttavia, se la diagnosi è precoce e il trattamento
intensivo e completo sotto il profilo medico e psichiatrico, gli anoressici
e i bulimici hanno buone probabilità di recupero.
Secondo la American Psychiatric Association (APA), solo una bassa
percentuale di anoressici guarisce completamente, ma nella maggior parte dei
casi si ottengono comunque buoni risultati. Frequentemente permangono nei
pazienti sintomi ossessivo-compulsivi, fobie e abuso di sostanze. I due
terzi degli anoressici continuano infatti ad avere problemi di relazione con
il cibo e il peso corporeo e il 40 per cento circa manifesta sintomi di
bulimia. Tuttavia, il rapporto e le Guidelines pubblicate nel 2000 dalla APA
indicano che più del 44 per cento dei pazienti trattati ha dato buoni
risultati, con recupero del 15 per cento del peso corporeo mancante e con la
regolarizzazione del ciclo mestruale. In generale, il trattamento è tanto
più effettivo quanto più è giovane il paziente che lo inizia.
Uno studio di follow up di quindici anni sulle adolescenti
ospedalizzate per anoressia nervosa ha dimostrato che il tempo di recupero è
molto lungo, dai 57 ai 79 mesi, ma che tra le pazienti che hanno ricevuto un
trattamento intensivo non ci sono stati casi di morte. La mortalità per
anoressia sembra però essere, laddove il trattamento non è tempestivo ed
efficace, piuttosto alta e raggiunge il 20 per cento in persone malate per
più di vent’anni.
Per quanto riguarda la bulimia nervosa, la APA indica un tasso di successo
dei pazienti trattati del 50–70 per cento nel breve periodo, e del 30-50 per
cento nel lungo. Solitamente, i pazienti la cui condizione all’inizio del
trattamento non è tale da richiedere ospedalizzazione raggiungono risultati
migliori.
Non esiste una stima condivisa della prevalenza di anoressia e bulimia, per
la difficoltà di uniformare gli studi volti a definirla. Negli Stati Uniti,
APA indica una prevalenza dell’anoressia tra 0,5 e 3,7 per cento nella
popolazione femminile, a seconda della definizione di caso utilizzata, e tra
l’1,1 e il 4,2 per cento per la bulimia. Il rapporto tra prevalenza nelle
donne e negli uomini si attesta tra 1 a 6 e 1 a 10. Nella popolazione
adolescente, però, tra il 19 e il 30 per cento degli anoressici sono maschi.
Anoressia e bulimia colpiscono tutte le classi sociali statunitensi e tutte
le componenti etniche. Secondo il rapporto sulle malattie mentali di Health
Canada, in Canada dal 1987 c’è stato un incremento del 34 per cento delle
ospedalizzazioni di ragazze sotto i 15 anni e del 29 per cento tra i 15 e i
29 anni. Il servizio sanitario canadese stima che il 2 per cento della
popolazione è affetta da disordini alimentari.
Uno studio pubblicato su The Lancet, che revisiona la letteratura
medica pubblicata nei vari paesi negli ultimi anni sul tema, indica
percentuali medie di prevalenza dello 0,7 per cento nelle ragazze
adolescenti per l’anoressia e l’1-2 per cento per la bulimia tra donne di
16-35 anni di età. Gli studi sembrano rilevare una tendenza alla diminuzione
della bulimia e invece un aumento dell’anoressia, ma questo dato potrebbe
dipendere anche da una più accurata capacità di diagnosticare l’anoressia e
da un aumentato numero di persone malate che richiedono assistenza e
trattamento e quindi vengono registrate dai servizi sanitari.
Tra i paesi non occidentali, il Giappone è che registra un significativo
intervento di disordini alimentari, con prevalenze simili a quelle
statunitensi. Sintomi di anoressia e bulimia stanno comparendo però anche in
altre società, come in quella cinese, tra le donne che vivono in città
moderne e occidentalizzate, come ad esempio Hong Kong.
In Italia, studi pubblicati rilevano una prevalenza dello 0.2-0.8 per cento
per l’anoressia e dell’1-5 per cento per la bulimia, in linea con i dati
forniti dagli altri paesi. Una ricerca condotta su un campione complessivo
di 770 persone di età media di 25 anni, tutte diagnosticate con disordini
alimentari e che si sono rivolte all’Associazione per lo studio e la ricerca
sull'anoressia, la bulimia, i disordini alimentari e l'obesità a Roma e
Milano dalla dottoressa Anna Maria Speranza, ha rilevato una
percentuale del 70,3 per cento di bulimia nervosa, il 23,4 per cento di
anoressia nervosa, il 6.3 per cento di “disturbi alimentari non altrimenti
specificati” o di altra condizione, perlopiù corrispondente a obesità. Nel
campione analizzato, la data di esordio del disturbo è mediamente tra i 15 e
i 18 anni, con due picchi (15 e 18 anni), età che rappresentano due periodi
evolutivi significativi, quello della pubertà e quello della cosiddetta
‘autonomia’, passaggio alla fase adulta, che sono stati rilevati anche in
molti altri studi sul tema.