Violenze e incidenti: quanto investe l’Europa nella prevenzione?
(traduzione e sintesi a cura della redazione di EpiCentro)
Prevenire e controllare gli infortuni involontari e le violenze sono ormai una priorità di salute pubblica e richiedono un forte impegno da parte delle autorità sanitarie. Nella regione europea dell’Oms, il rapporto tra la mortalità per incidenti nei Paesi a reddito medio basso e Paesi ad alto reddito è di 3,6: ci sono ancora, quindi, ampi margini di miglioramento. L’Oms sta cercando di portare la prevenzione della violenza e degli infortuni involontari maggiormente all’attenzione della salute pubblica mondiale.
È in questo scenario che si inserisce l’indagine dell’Oms Europa “Strategie nazionali per la prevenzione degli infortuni involontari e delle violenze” (pdf 890 kb). Il ministero della Salute di ciascun Paese membro ha individuato i responsabili, a livello di sanità pubblica, della prevenzione degli infortuni involontari e delle violenze. A queste persone è stato somministrato un questionario che era già stato sviluppato per un’indagine su scala globale, adattato poi al contesto europeo. Obiettivo dell’indagine è valutare quanto i Paesi della regione europea dell’Oms investano nella prevenzione degli infortuni involontari e delle violenze, anche alla luce delle diverse priorità sanitarie.
Su 42 Paesi contattati, 31 (74%) hanno risposto al questionario. Di questi, 15 erano Paesi ad alto reddito e 16 a reddito medio-basso. Dei 31 Paesi, 28 hanno dichiarato di possedere un centro nazionale di raccolta dei dati relativi agli incidenti (disaggregati per età in 26 Paesi e per sesso in 25 Paesi). Diversi Paesi hanno riportato più incidenti fatali rispetto a quelli non mortali, e più incidenti involontari rispetto a quelli intenzionali. Meno Paesi hanno riportato abusi sugli anziani, verso il partner o i minori.
Circa metà dei Paesi hanno un gruppo che lavora a tempo pieno sulla prevenzione degli infortuni involontari e delle violenze, ma solo il 25% ha stanziato fondi specifici al riguardo. Mentre 19 Paesi hanno definito gli incidenti una priorità, nominando un ufficio specifico, soltanto 11 hanno fatto lo stesso per le violenze. Tuttavia, soltanto 12 Paesi hanno riportato obiettivi specifici per la riduzione degli incidenti, solo 8 per quanto riguarda le violenze.
In generale, sono soprattutto i Paesi ad alto reddito a stanziare più risorse, umane ed economiche, e a dare maggiore priorità a questi problemi. Sono comunque ancora troppo pochi gli Stati che hanno sviluppato una risposta adeguata, soprattutto quelli a reddito medio-basso, dove l’impatto degli infortuni involontari e delle violenze è più alto. Occorrono sorveglianza, richiesta di interventi, sviluppo di strategie e di competenze specifiche. Soltanto così sarà possibile costruire le basi delle attività future e identificare le aree specifiche d’intervento in ciascun Paese.
Leggi il rapporto completo sui risultati dell’indagine (pdf 890 kb).