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Istituto Superiore di Sanità
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Onu: tutti i numeri della violenza sulle donne

 

(traduzione, sintesi e adattamento a cura della redazione di EpiCentro)

 

È stato presentato martedì 10 ottobre 2006 alla Terza commissione dell’Assemblea generale delle Nazioni unite a New York lo studio (pdf 544 kb) del Segretario generale sulle forme di violenza contro la donna. Lo studio, oltre a fornire una panoramica sulle dimensioni del fenomeno, diffuso in varie forme in tutti i Paesi del mondo, ne esamina le cause, le conseguenze fisiche e psicologiche sulle vittime, gli effetti sociali, economici e di salute, e infine propone misure da prendere, sia legislative che programmatiche.

 

Secondo il rapporto, la forma più diffusa di violenza sulle donne è da parte di un familiare o partner: almeno una donna su tre in tutto il mondo, infatti, subisce questo tipo di violenza nel corso della vita. Inoltre, fra il 40 e il 70% degli omicidi di donne canadesi, statunitensi, israeliane, australiane e sudafricane sono compiuti dal marito o fidanzato. La percentuale di donne che subiscono violenza sessuale da parte di un familiare o partner è stata stimata intorno al 6% in Giappone e Serbia-Montenegro e al 59% in Etiopia.

 

Dati che fanno registrare i picchi in caso di guerre: fra 250.000 e 500.000 donne sono state violentate durante la guerra civile in Ruanda, e fra 20.000 e 50.000 in Bosnia. Sempre nella sfera sessuale, le molestie sono diffuse in tutto il mondo: nell’Unione europea fra il 40 e il 50% delle donne riferiscono di molestie sul luogo di lavoro, mentre in Malawi metà delle studentesse ha subito molestie a scuola.

 

Nel complesso, in Europa, Nordamerica e Australia un terzo delle donne hanno subito abusi sessuali, e il dato sale a oltre il 50% nel caso delle donne con disabilità.

 

Un problema particolarmente delicato è quello delle mutilazioni genitali femminili, diffuso soprattutto in Africa e in alcuni Paesi del Medio Oriente, ma anche fra le comunità immigrate in Europa, Nordamerica e Australia: in tutto il mondo sono più di 130 milioni le donne che hanno subito mutilazioni genitali. Infine in Africa, Medio Oriente, Asia orientale e meridionale, sono diffusi i fenomeni dell’infanticidio femminile e dell’aborto selettivo di feti femminili. Le violenze psicologiche, meno evidenti, non sono però meno diffuse: le donne che hanno subito gravi violenze psicologiche sono il 10% in Egitto e il 51% in Cile. In Francia, il 35% delle donne subiscono forti pressioni psicologiche da parte di un familiare o partner nell’arco di 12 mesi.

 

Le conseguenze per le vittime sono di vario tipo, e comprendono menomazioni permanenti, problemi ginecologici, infezioni virali e traumi psicologici, che spesso si estendono anche ai figli e possono degenerare in depressione, alcolismo e tossicodipendenze.

 

Anche i costi economici delle violenze sulle donne sono estremamente alti: secondo uno studio del 2004, nel Regno Unito i costi diretti e indiretti delle violenze sulle donne ammontano a più di 23 miliardi di sterline (oltre 30 miliardi di euro) all’anno, cioè 440 sterline (oltre 600 euro) a persona.

 

Globalmente le misure per arginare il fenomeno sono insufficienti: non solo spesso persiste una discriminazione di fatto, ma in molti Paesi anche la legislazione non è adeguata, e in 53 Paesi la violenza sessuale da parte del marito non è perseguibile.

 

Per prevenire la violenza e punire i colpevoli, il rapporto invita gli Stati membri ad adottare alcune misure urgenti, anche in base alle esperienze di alcuni Paesi che sono riusciti a ridurre il tasso di violenza contro le donne: garantire l’effettiva uguaglianza fra i sessi, uniformare le leggi agli standard internazionali, rafforzare la conoscenza e l’informazione sulle violenze sulle donne, attivare e coordinare forti strategie multisettoriali, e infine stanziare fondi adeguati.

 

Scarica il rapporto (pdf 544 kb).