Domande e risposte frequenti (faq) sull’influenza aviaria[1]
- Cos'è l'influenza aviaria?
- Quali virus causano la malattia ad alta patogenicità?
- Gli uccelli migratori diffondono il virus aviario altamente patogenico?
- Cosa c’è di speciale nell'attuale epidemia di polli?
- Quali paesi sono stati toccati dall’epidemia dei polli?
- Quali sono le implicazioni per la salute umana?
- Dove si sono verificati casi umani?
- Come si infettano gli esseri umani?
- Il virus passa facilmente dagli uccelli agli esseri umani?
- Cos’è il rischio pandemico?
- Quali cambiamenti devono avvenire perché H5N1 diventi un virus pandemico?
- Qual è il significato di una limitata trasmissione da uomo a uomo?
- Quanto serio è l’attuale rischio pandemico?
- Ci sono altri motivi di preoccupazione?
- Perché la pandemia terrorizza così tanto?
- Quali sono i sintomi più preoccupanti del prossimo inizio di una pandemia?
- A che punto è lo sviluppo e la produzione di un vaccino?
- Quali farmaci sono ora disponibili per la cura?
- È possibile prevenire una pandemia?
- Quali sono le azioni strategiche raccomandate dall’Oms?
- Al momento il mondo è adeguatamente preparato?
Cos'è l'influenza aviaria?
L'influenza aviaria, o influenza dei polli, è una
malattia contagiosa degli animali causata da virus che normalmente
infettano solo uccelli e, meno comunemente, i maiali. I virus
dell'influenza aviaria sono altamente specie-specifici, ma in qualche
rara occasione hanno effettuato un salto di specie infettando anche gli
esseri umani.
Nel pollame domestico, il virus dell'influenza
aviaria provoca due forme principali di malattia, distinte dal grado
estremamente alto o basso di virulenza. La cosiddetta forma a bassa
patogenicità normalmente dà soltanto deboli sintomi (piume arruffate,
calo della produzione di uova) e non è difficile che passi inosservata.
La forma ad alta patogenicità è più drammatica. Si diffonde molto
rapidamente negli allevamenti o negli stormi di uccelli e provoca una
malattia che colpisce più organi interni, con una mortalità che può
avvicinarsi al 100% entro 48 ore.
Quali virus causano la malattia ad alta patogenicità?
I virus A dell'influenza[2] sono divisi in 16 sottotipi H e 9 sottotipi N[3]. Solo i virus dei sottotipi H5 e H7 sono conosciuti come agenti di forme altamente patogeniche della malattia, anche se non tutti lo sono né causano malattie acute nel pollame.
Allo stato attuale delle conoscenze, il virus H5 e
H7 vengono introdotti negli allevamenti di pollame in una forma a bassa
patogenicità. Circolando all’interno della popolazione di uccelli, i
virus possono mutare, solitamente nell'arco di pochi mesi, in forme ad
alta patogenicità. Ecco perché la presenza di un virus H5 o H7 in un
pollaio è sempre causa di preoccupazione, anche quando i sintomi
dell'infezione sono moderati.
Gli uccelli migratori diffondono il virus
aviario altamente patogenico?
Il ruolo delle uccelli migratori nella diffusione
del virus altamente patogenico non è completamente chiaro. Le anatre
selvatiche sono considerate bacino naturale di tutti i virus
dell'influenza A. Probabilmente esse possono trasportare il virus
dell'influenza, senza apparente pericolo, anche per secoli. Sappiamo che
le anatre trasportano virus H5 o H7 ma solitamente nella forma a bassa
patogenicità. Numerose evidenze suggeriscono che gli uccelli migratori
possono trasmettere i sottotipi H5 e H7 a bassa patogenicità agli
allevamenti di pollame, che poi mutano nella forma altamente patogenica.
In passato, molto raramente sono stati isolati
virus ad alta patogenicità da uccelli migratori, e quando è successo si
trattava solitamente di pochi uccelli trovati morti a distanza di volo
da una popolazione di pollame in cui c’era una epidemia in corso. Questo
dato suggerisce da tempo che le anatre selvatiche non funzionano da
agenti per la trasmissione e la diffusione di questi virus. Eventi più
recenti però fanno sembrare probabile che alcuni uccelli migratori
stiano trasmettendo direttamente il virus H5N1 nella sua forma altamente
patogenica. Ci si aspetta dunque una diffusione ulteriore verso nuove
aree.
Cosa c’è di speciale nell'attuale epidemia di
polli?
L'attuale epidemia di influenza aviaria altamente patogenica, iniziata nel Sudest asiatico a metà 2003, è la più estesa e acuta mai registrata. Mai prima nella storia di questa malattia così tanti Paesi erano stati contemporaneamente colpiti con un così grande numero di uccelli morti.
L'agente patogeno, il virus H5N1, si è dimostrato particolarmente tenace. Nonostante la morte o distruzione di circa 150 milioni di uccelli, il virus è ora considerato endemico in molte parti dell’Indonesia, del Vietnam e in alcune regioni della Cambogia, Cina, Tailandia e probabilmente anche del Laos. Si ritiene che ci vorranno diversi anni per controllare la malattia nei polli.
Il virus H5N1 è particolarmente preoccupante anche
per la salute umana, come spiegato più sotto.
Quali Paesi sono stati colpiti dall’epidemia dei polli?
Da metà dicembre 2003 fino all’inizio di febbraio 2004, epidemie di
polli causate dal virus H5N1 sono state registrate in otto Paesi
asiatici (elencati in ordine di tempo): Corea, Vietnam, Giappone,
Tailandia, Cambogia, Laos, Indonesia e Cina. La maggior parte di questi
Paesi non aveva mai avuto prima esperienza di influenza aviaria
altamente patogenica nella propria storia. All’inizio di agosto 2004, la
Malesia ha riportato la sua prima epidemia di H5N1 nel pollame,
diventando la nona nazione asiatica colpita. La Russia ha notificato la
prima epidemia di H5N1 nel pollame a fine luglio 2005, seguita da
notifiche della malattia nella regione adiacente del Kazakistan a inizio
agosto. La morte di uccelli selvatici colpiti da H5N1 è stata registrata
anche in altri Paesi. Quasi contemporaneamente, in Mongolia si è
appurata la presenza di H5N1 in uccelli migratori morti. A ottobre 2005,
la presenza di H5N1 è stata confermata nei polli in Turchia e Romania.
Allo stato attuale, si sta monitorando l’eventualità di epidemie tra gli
uccelli selvatici e di allevamento in qualsiasi altra zona.
Il Giappone, la Corea e la Malesia hanno annunciato di essere riusciti a
controllare le epidemie nei loro allevamenti e sono al momento
considerate libere dalla malattia. Nelle altre zone colpite, le epidemie
si susseguono con diversi gradi di intensità.
Quali sono le implicazioni per la salute umana?
La diffusa persistenza di H5N1 nelle popolazioni di pollame pone due
rischi principali per la salute umana. Il primo è il rischio di
infezione diretta quando il virus passa dal pollo all’uomo, risultando
in una forma molto acuta di malattia. Dei pochi virus di influenza
aviaria che hanno effettuato il salto di specie, H5N1 ha causato il più
alto numero di casi acuti e di morti tra gli esseri umani. Diversamente
dalla normale influenza stagionale, dove l’infezione causa solo moderati
sintomi respiratori nella maggior parte della popolazione, la malattia
causata da H5N1 segue un percorso clinico particolarmente aggressivo,
con rapido deterioramento e alto tasso di mortalità.
Di solito si sviluppa una polmonite virale primaria e un collasso di
diversi organi interni. Nell’attuale epidemia, più di metà delle persone
infettate dal virus sono morte. La maggior parte dei casi si sono
verificati in bambini e giovani adulti sani.
Un secondo rischio, che causa preoccupazione ancora maggiore, è che
il virus - in condizioni adeguate - muti in una forma altamente
infettiva per l’uomo e che si diffonda con facilità da persona a
persona. Questo cambiamento potrebbe segnare l’inizio di una epidemia
globale (pandemia).
Dove si sono verificati casi umani?
Nell’attuale epidemia, sono stati registrati casi umani confermati da
analisi di laboratorio in quattro paesi: Cambogia, Indonesia, Tailandia
e Vietnam. Hong Kong ha già avuto esperienza di due epidemie in passato.
Nel 1997, la prima volta in cui si è registrata una infezione umana con
il virus H5N1, il virus infettò 18 persone e ne uccise 6. All’inizio del
2003, il virus infettò due persone, con un morto, in una famiglia di
Hong Kong che aveva da poco viaggiato nel sud della Cina.
Come si infettano gli esseri umani?
Il contatto diretto con pollame infetto o con superfici e oggetti
contaminati dalle feci del pollame sono attualmente considerate le due
vie principali di infezione per l’uomo. Ad oggi, la maggior parte dei
casi umani si sono verificati nelle zone rurali o nelle periferie urbane
dove molte abitazioni ospitano piccoli pollai, spesso con polli
ruspanti, che talvolta entrano nelle case o condividono le zone esterne
dove giocano i bambini. Siccome gli uccelli infetti diffondono grandi
quantità di virus attraverso le feci, le occasioni di contatto con feci
infette o con ambienti contaminati da esse sono piuttosto comuni in
simili condizioni.
Inoltre, siccome molte famiglie asiatiche dipendono dal pollame sia
sul piano economico che della propria alimentazione, molte famiglie
vendono o uccidono e mangiano i polli quando i sintomi della malattia
compaiono nel pollaio o nell’allevamento, e si è visto che è difficile
modificare questa pratica. L’esposizione avviene molto più probabilmente
durante l’uccisione del pollo, la fase di spiumamento, macellazione e
preparazione del pollame per la cottura. Non ci sono evidenze che carne
di pollo o uova cucinate correttamente possano essere fonte di
infezione.
Il virus passa facilmente dagli uccelli agli esseri umani?
No. Anche se più di 100 casi umani sono stati registrati nella
presente epidemia, si tratta comunque di un piccolo numero al confronto
con l’enorme numero di uccelli colpiti e le frequenti possibilità di
esposizione per l’uomo, specialmente nelle zone dove la presenza di
polli nel cortile vicino casa è molto diffusa. Al momento non si capisce
perché alcune persone, e non altre, si siano infettate a causa di questo
tipo di esposizione.
Cos’è il rischio pandemico?
Una pandemia può prendere il via quando si verificano tre
condizioni: la comparsa di un nuovo sottotipo di virus influenzale;
l’infezione di esseri umani, con conseguente malattia acuta; la
diffusione rapida e sostenuta tra gli esseri umani. Il virus H5N1
soddisfa ampiamente le prime due condizioni: è un nuovo virus per gli
esseri umani (gli H5N1 non hanno mai circolato tra le persone), e ha
infettato più di 100 esseri umani, uccidendone la metà. Nel caso in cui
dovesse comparire un virus del tipo H5N1 nessuno di noi sarebbe immune.
Tutti i prerequisiti per l’avvio della pandemia sono quindi soddisfatti
tranne uno: il fatto che il virus si trasmetta in modo stabile ed
efficiente da uomo a uomo. Il rischio che H5N1 acquisisca questa
capacità rimarrà fintanto che ci saranno occasioni di infezione per
l’uomo. Al tempo stesso, queste occasioni di contagio permarranno finché
il virus continua a circolare tra i polli e gli uccelli, e questa
situazione potrebbe durare anche per alcuni anni.
Quali cambiamenti devono avvenire perché H5N1 diventi un virus
pandemico?
Questo virus può migliorare la propria capacità di trasmissione tra
gli esseri umani attraverso due meccanismi principali. Il primo è un
evento di “riassortimento”, nel quale c’è uno scambio di materiale
genetico tra virus umano e virus aviario quando entrambi stanno
infettando una persona o un maiale. Il riassortimento potrebbe risultare
in un virus pandemico completamente trasmissibile, annunciato da un
improvviso numero di casi con diffusione molto rapida.
Il secondo meccanismo è un processo più graduale di mutazione
adattativa, dove la capacità del virus di attaccarsi a cellule umane
aumenta nel corso di successive infezioni verso l’uomo. La mutazione
adattativa, espressa inizialmente come un piccolo numero di casi umani
con qualche evidenza di trasmissione da uomo a uomo, probabilmente
concederebbe al mondo un po’ di tempo per mettere a punto le azioni
difensive.
Qual è il significato di una limitata trasmissione da uomo a uomo?
Anche di rado, casi di limitata trasmissione da uomo a uomo del
virus H5N1 e di altri virus aviari durante le epidemie di pollame si
sono verificati e non dovrebbero generare alcun allarme. In nessun caso,
il virus si è trasmesso oltre una prima generazione di contatti stretti
o ha causato malattia nella comunità estesa. I dati relativi a questi
casi suggeriscono come la trasmissione abbia richiesto un contatto molto
stretto con la persona malata. Questi casi devono essere attentamente
studiati ma, dati che le analisi hanno indicato che la trasmissione da
persona a persona è molto limitata, non cambiano la valutazione generale
dell’Oms in relazione al rischio pandemico. Ci sono stati un numero di
casi di infezione aviaria tra membri di una stessa famiglia. Di solito è
impossibile determinare se la trasmissione uomo a uomo si è verificata
dato che i membri della stessa famiglia sono sia in contatto tra di loro
che esposti alle stesse fonti ambientali e animali di infezione.
Quanto serio è l’attuale rischio pandemico?
Il rischio di una pandemia è serio. Dato che il virus H5N1 è ora
stabilmente endemico in ampie regioni asiatiche, il rischio che si
verifichino più casi umani c’è. Ogni caso umano in più darà al virus
l’opportunità di migliorare la propria capacità di trasmettersi tra gli
esseri umani, e quindi di diventare un virus pandemico. La recente
diffusione del virus ai polli e agli uccelli selvatici in altri Paesi
aumenta la probabilità di casi umani. Anche se non siamo in grado di
prevedere né quando ci sarà la prossima pandemia né quanto sarà grave,
la probabilità che si verifichi è aumentata.
Ci sono altri motivi di preoccupazione?
Si, molti.
Le anatre domestiche sono ora in grado di diffondere ingenti
quantità di virus altamente patogenico senza mostrare alcun sintomo
della malattia, e stanno quindi agendo come bacino “silente” del virus,
perpetuando la trasmissione ad altri uccelli. Questo fatto aggiunge un
ulteriore livello di complessità ai tentativi di controllare il virus ed
elimina i segnali di allarme che portano le persone a evitare
comportamenti a rischio.
L’iniezione in laboratorio su topi e furetti (utilizzati come
modelli di mammiferi) del sottotipo H5N1 attualmente in circolo dimostra
che, rispetto al ceppo isolato nel 1997 e all’inizio del 2004, oggi il
virus è più letale e sopravvive più a lungo nell’ambiente.
H5N1 sembra aver ampliato la sua capacità di infettare ospiti diversi,
arrivando ad attaccare e uccidere specie di mammiferi che
precedentemente erano considerati resistenti all’infezione con virus
aviari.
Il comportamento del virus nel suo bacino naturale di riserva, le
anatre selvatiche, potrebbe essere in fase di cambiamento. La morte di
più di 6000 uccelli migratori nella primavera del 2005, in una riserva
naturale nella Cina centrale, causata da H5N1 altamente patogenico, è
stata inusuale e probabilmente senza precedenti. In passato sono state
registrate solo due consistenti morìe di uccelli migratori, provocate da
virus altamente patogenici: in Sudafrica nel 1961 (H5N3) e a Hong Kong
nell’inverno 2002-03 (H5N1).
Perché la pandemia terrorizza così tanto?
Le pandemie sono eventi gravi, che in teoria possono coinvolgere in
breve tempo tutto il mondo. Una volta innescato il contagio, è
praticamente impossibile arrestarlo: il virus si diffonde infatti con
estrema facilità attraverso contatto diretto, colpi di tosse e starnuti.
Ad aumentare il rischio c’è poi la possibilità di trasmissione della
malattia da persone infette che, non avendo ancora sviluppato i sintomi
dell’influenza, continuano a spostarsi e viaggiare.
La gravità e il tasso di mortalità della malattia sono variabili e,
soprattutto, non possono essere stabiliti a priori, prima dello scoppio
dell’emergenza. Nella migliore delle ipotesi, in caso di un’influenza
leggera, si potrebbero avere da 2 a 7,4 milioni di morti in tutto il
mondo (si tratta di una proiezione basata sui dati della pandemia del
1957). Nell’ipotesi di un’infezione grave, invece, i numeri stimati
sarebbero molto più alti. L’eccezionale pandemia del 1918, per esempio,
ha ucciso circa 40 milioni di persone. Negli Stati Uniti, il tasso di
mortalità era intorno al 2,5%.
La pandemia può provocare anche un’ondata di richieste di cure mediche e
di ricoveri, che possono, sia pur temporaneamente, sovraccaricare e
mandare in tilt i servizi sanitari. Alti livelli di assenteismo dal
lavoro possono interrompere anche altri servizi essenziali, come i
trasporti, le comunicazioni o il sistema giudiziario e di polizia.
Dal momento che tutta la popolazione è suscettibile all’H5N1 o a un
virus simile, il tasso di morbilità potrebbe raggiungere piuttosto
velocemente il picco: questo significa che i disagi sociali ed economici
a livello locale potrebbero essere solo temporanei. Anche se potrebbero
venire amplificati a causa dell’attuale facilità di scambi e commerci.
Sulla base della passata esperienza, una seconda ondata epidemica
dovrebbe verificarsi nel giro di un anno dall’inizio dell’infezione.
Dal momento che tutti i Paesi possono trovarsi a dover fronteggiare
l’emergenza, le occasioni di assistenza e aiuto internazionale (tipiche
in caso di disastri naturali) potrebbero essere ridotte al minimo a
fronte di una pandemia: i singoli governi saranno infatti costretti a
concentrarsi esclusivamente sulla protezione e la cura della propria
comunità.
Quali sono i sintomi più preoccupanti del
prossimo inizio di una pandemia?
I segnali più preoccupanti sono legati all’insorgenza di cluster di pazienti con i sintomi clinici dell’influenza, molto ravvicinati nel tempo e nello spazio. In questo caso, infatti, molto probabilmente sta prendendo piede la trasmissione diretta dell’infezione da uomo a uomo. E lo stesso può dirsi nel caso in cui vengano riscontrati casi di influenza tra gli operatori sanitari. Eventi simili dovrebbero essere seguiti immediatamente da indagini sul campo, con l’obiettivo di verificare tutti i contagi, identificare l’origine del focolaio e determinare la misura della trasmissione inter-umana del virus.
Studi di laboratorio sul virus, condotti da
strutture specializzate di riferimento dell’Oms, possono integrare le
indagini sul campo grazie al riconoscimento genetico e alle eventuali
mutazioni capaci di rendere più aggressivo il virus. È per questo che
l’Oms continua a chiedere ai Paesi colpiti da influenza aviaria di
condividere i risultati degli studi sul virus con tutta la comunità
scientifica internazionale.
A che punto è lo sviluppo e la produzione di un
vaccino?
Un vaccino efficace contro un virus pandemico non è ancora disponibile. Il vaccino viene prodotto ogni anno per la prevenzione dell’influenza di stagione. Questo vaccino, però, non protegge contro un’eventuale pandemia.
Nonostante un vaccino per l’H5N1 sia in via di sviluppo in diversi Paesi, al momento nessun prodotto è pronto per essere messo in commercio. In ogni caso il vaccino non potrà essere disponibile anche dopo alcuni mesi dall’inizio della pandemia.
Sono in corso trial clinici per mettere alla prova l’efficacia di vaccini sperimentali e per determinare se formule differenti possano far risparmiare sulla quantità di antigeni richiesti e quindi incrementare le capacità produttive. Una produzione su larga scala non partirà comunque prima dell’identificazione del nuovo virus e della dichiarazione ufficiale di pandemia da parte dell’Oms. L’attuale capacità di produzione globale è molto lontana dalla domanda richiesta in caso di pandemia.
Quali farmaci sono ora disponibili per la cura?
Due farmaci appartenenti alla classe degli inibitori della neuroaminidasi (oseltamivir e zanamivir) possono ridurre la gravità e la durata della “normale” influenza di stagione. La loro efficacia dipende però in modo cruciale dai tempi di somministrazione, entro 48 ore dall’esordio dei sintomi. Per i casi di infezione umana da virus aviario H5N1, questi principi attivi possono aumentare le possibilità di sopravvivenza solo se somministrati molto presto. I dati clinici sono però ancora pochi. Il virus H5N1 dovrebbe essere sensibile agli inibitori della neuroaminidasi.
Una classe più vecchia di antivirali, gli inibitori M2 dell’amantadina e della rimantadina, potrebbe essere utilizzata contro l’influenza pandemica. La resistenza a questi farmaci può però svilupparsi rapidamente, limitando in modo significativo la loro efficacia. Alcuni ceppi di H5N1 attualmente in circolazione sono già completamente resistenti a questi M2 inibitori. Se invece dovesse emergere un nuovo virus a causa di un riassorbimento genico, gli M2 inibitori potrebbero di nuovo tornare utili.
Per gli inibitori della neuroaminidasi, i problemi più importanti riguardano le limitate capacità di produzione e i costi, proibitivi per molti Paesi. Con le attuali capacità produttive, che sono recentemente quadruplicate, ci vogliono dieci anni per produrre una quantità di oseltamivir sufficiente per curare il 20% della popolazione mondiale. Il processo di produzione, oltre a essere infatti molto complesso e dispendioso in termini di tempo, non è trasferibile con facilità in nuove strutture.
Finora non è stato possibile curare con antibiotici
la maggior parte delle polmoniti fatali osservate in seguito a infezione
da H5N1. Ciononostante, poiché la sindrome influenzale è spesso
complicata da infezione batterica secondaria dei polmoni, gli
antibiotici sono comunque da considerare come farmaci salvavita. L’Oms
raccomanda quindi a tutti i Paesi di assicurarsi preventivamente scorte
adeguate di antibiotici.
È possibile prevenire una pandemia?
Nessuno lo sa con certezza. Il modo più sicuro per prevenire una pandemia sarebbe eliminare il virus negli uccelli, ma si tratta di un obiettivo difficilmente raggiungibile nel prossimo futuro. In seguito a una donazione dell’industria farmaceutica, l’Oms ha ora a disposizione una scorta di farmaci antivirali sufficienti per 3 milioni di cicli di cura, a partire dall’inizio del 2006. Recenti studi, basati su modelli matematici e simulazioni, indicano che questi farmaci potrebbero essere utilizzati in via profilattica all’inizio della pandemia. L’obiettivo sarebbe ridurre il rischio che possa emergere un virus facilmente trasmissibile da uomo a uomo o, almeno, ridimensionare la diffusione internazionale, guadagnando così tempo utile per aumentare le scorte di vaccino.
Il successo di questa strategia, che non è mai stata testata, dipende però da diverse ipotesi sul comportamento iniziale di un virus pandemico, che in realtà non può essere totalmente previsto in anticipo. Un successo che dipende anche dall’eccellenza della sorveglianza e dalle capacità logistiche delle aree colpite, combinate con una capacità di rafforzare le misure di restrizione degli spostamenti e di quarantena. La sorveglianza deve quindi essere incrementata, soprattutto per quanto riguarda la capacità di rilevamento di cluster o di casi di influenza molto ravvicinati nel tempo e nello spazio.
Quali sono le azioni strategiche raccomandate dall’Oms?
Nell’agosto del 2005 l’Oms ha inviato a tutti i Paesi un documento che mette in evidenza quali sono i provvedimenti strategici da adottare per rispondere alla minaccia di una pandemia da virus aviario. Si tratta di azioni mirate a rafforzare le capacità di risposta nazionali, ridurre le occasioni nelle quali un virus pandemico possa emergere, migliorare il sistema di sorveglianza e accelerare lo sviluppo di un vaccino.
Al momento il mondo è adeguatamente preparato?
No. Nonostante i continui avvertimenti che si ripetono da quasi due
anni, il mondo è poco preparato ad affrontare una pandemia. L’Oms ha
sollecitato tutti i Paesi a predisporre con la massima urgenza un piano
di preparazione, ma solo circa 40 Stati lo hanno già fatto. L’Oms ha
anche sollecitato l’approvvigionamento di farmaci antivirali, da usare
all’inizio della pandemia. Circa 30 Paesi ne stanno comprando grandi
quantità, ma la filiera produttiva non può soddisfare questi ordini in
modo immediato e nel breve periodo. Al momento, la maggior parte dei
Paesi in via di sviluppo non potrà avere accesso ai vaccini, né ai
farmaci antivirali, per tutta la durata di un’eventuale pandemia.
[1]
Pubblicato in inglese dall'Organizzazione Mondiale della Sanità
nel 2005 con il titolo
"Avian influenza frequently asked questions". EpiCentro,
editore di questa versione in lingua italiana, è responsabile
dell'accuratezza della traduzione. Copyright EpiCentro (2005)
Issued in English by the World Health Organization in 2005 under the
title
"Avian influenza frequently asked questions". EpiCentro,
publisher of this Italian version, is responsible for the
accuracy of the translation. Copyright World Health Organization
(2005)
[3] I sottotipi H sono epidemiologicamente i più importanti, perché controllano la capacità del virus di attaccare le cellule, dove il virus si moltiplica. I sottotipi N controllano il rilascio dei virus neo-formati dalle cellule.