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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Notiziario - 9 febbraio 2006

Primo caso di influenza aviaria negli animali in Africa

Il ministero della Salute ha annunciato che, presso il Centro di referenza nazionale per l'influenza aviaria dell'Istituto zooprofilattico delle Venezie di Legnaro (Padova), è stato isolato un campione positivo al virus H5N1 ad alta patogenicità in un allevamento di volatili domestici a Kaduna, in Nigeria. Si tratta del primo isolamento di H5N1 nel continente africano.

 

Secondo l'Oms, la conferma dell'influenza aviaria ad alta patogenicità H5N1 in uccelli domestici nel nord della Nigeria segna un'ulteriore espansione geografica del virus. Anche se finora tutto indica che il virus non si trasmette facilmente dagli uccelli all'uomo, la situazione viene attentamente monitorata. L'esperienza in diversi altri Paesi ha mostrato quanto rapidamente il virus H5N1 possa diffondersi e stabilirsi nel pollame. È ben documentata anche la capacità del virus di provocare rare ma gravi malattie nell'uomo.

A tutt'oggi si ritiene che l'unico focolaio confermato di H5N1 sia limitato a una grande fattoria nello stato di Kaduna, nel nord del Paese, dove migliaia di polli erano tenuti in batterie di gabbie.

Servono ricerche urgenti per determinare se il focolaio, scoppiato quasi un mese fa, si è diffuso dalla fattoria per colpire allevamenti domestici. Nella vicina provincia di Kano sono state segnalate morti di capi di pollame, ma la causa non è ancora stata chiarita.

La necessità più immediata per la sanità pubblica è ridurre le occasioni di infezioni umane.

Ricerche sui casi umani in Asia e altrove hanno identificato nel contatto ravvicinato con pollame domestico infetto o morto la più importante fonte di esposizione umana al virus.

In Nigeria, come in altre zone dell'Africa, la maggior parte delle famiglie nei villaggi utilizza gli allevamenti di pollame come fonte di cibo e guadagno. Il contatto ravvicinato dell'uomo con il pollame è quindi diffuso.

Se il virus si è esteso agli allevamenti domestici in Nigeria, serviranno campagne pubbliche di informazione per avvertire la popolazione di evitare comportamenti ad alto rischio, come la macellazione, lo spennamento e la preparazione per il consumo del pollame infetto.

L'Oms è pronta a rispondere alle richieste di aiuto della Nigeria, che comprendono squadre di valutazione e la fornitura di equipaggiamento essenziale.

Oggi c'è stata una riunione di emergenza dello staff di malattie infettive dell'ufficio regionale dell'Oms a Harare (Zimbabwe) per valutare la situazione, pianificare le misure da prendere e valutare il possibile rischio per altri Paesi africani. È stato allertato un gruppo di esperti nella ricerca sui focolai.

Non sono ancora disponibili informazioni chiare sull'origine del focolaio in Nigeria, ma è noto che il Paese è su una rotta di uccelli che migrano dall'Asia centrale. In settimana dovrebbero arrivare informazioni complete sul virus in Nigeria, che dovrebbero consentire paragoni con i virus che hanno causato casi umani altrove, e quindi contribuire alla valutazione dei rischi per la salute umana, oltre a gettare luce forse anche sull'origine del focolaio.


La situazione in Iraq

In Iraq il primo caso di influenza aviaria nell'uomo, verificatosi in una ragazza di 15 anni che viveva nella parte settentrionale del Paese, rappresenta una novità: si tratta infatti della prima volta che la diagnosi nell'uomo viene confermata anche in assenza di un focolaio confermato negli animali. Al momento, altre due persone con sintomi che fanno sospettare un'infezione da H5N1 sono state ricoverate. Un team dell'Oms di esperti internazionali si trova ora nella zona di Erbil e Sulaimaniyah, nel nord dell'Iraq.

Leggi il comunicato (in italiano).

 

In Indonesia altri quattro casi nell'uomo

Il ministro della salute indonesiano ha confermato altri 4 casi di infezione umana da parte del virus dell'influenza aviaria H5N1, di cui due fatali. Il primo è un ragazzo di 22 anni proveniente dalla zona occidentale di Java, morto il 26 gennaio. Il ragazzo lavorava come venditore di banane in un mercato della zona orientale di Giacarta dove si vende anche carne di pollo. Prima dell'esordio dei sintomi del ragazzo, alcuni suoi vicini di casa avevano riportato la morte di alcuni polli.

Il secondo caso fatale è quello di un ragazzo di 15 anni della stessa zona, morto il 1 febbraio. La settimana prima che mostrasse i sintomi, alcuni polli erano stati ritrovati morti vicino a casa sua.

Il terzo caso è quello di una bambina di 9 anni della zona occidentale di Java che è stata ricoverata il 19 gennaio e che si trova ancora in ospedale. Il suo villaggio si trova vicino a quello dei due casi fatali fra fratelli confermati il 23 gennaio. Le indagini condotte in quei casi hanno portato al ricovero immediato della ragazzina, attualmente in terapia in ospedale. Anche nel suo caso, sono state riportate le morti di alcuni polli prima dell'insorgenza dei sintomi.

Il quarto caso è quello di un bambino di 5 anni della provincia di Lampung, che ha sviluppato i sintomi lo scorso ottobre e che è ancora ricoverato. Il bambino è il fratello di un ragazzo di 20 anni a cui è stata diagnosticata l'infezione alla fine di settembre e che a sua volta è ancora ricoverato. Sia il bambino che suo fratello sono stati esposti direttamente a polli malati durante la macellazione. Dato che i primi test diagnostici hanno dato risultati non definitivi, la conferma a ritroso dell'avvenuta infezione nel bambino è venuta dalla presenza di anticorpi nel sangue prelevato sia durante la fase acuta della malattia, sia nel periodo di convalescenza dopo il ricovero in ospedale.

Tutti e tre i casi che hanno mostrato l'insorgenza recente dei sintomi della malattia provenivano dalla zona occidentale di Java, dove è stata riscontrata una riattivazione del virus fra gli uccelli.

Con questi nuovi casi confermati, il totale in Indonesia sale a 23, di cui 16 fatali.

 

Il counselling nella comunicazione in emergenza

L'acquisizione di abilità di counselling rappresenta un valore aggiunto rispetto alle competenze tecniche e scientifiche delle diverse figure professionali impegnate, con funzioni e compiti differenziati, nella gestione di situazioni di emergenza. Barbara De Mei (reparto malattie infettive, Cnesps) cura una sessione sul ruolo della comunicazione e del counselling in condizioni di emergenza: questa settimana, Come applicare l'intervento di counselling nella comunicazione in emergenza.