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Network Italiano sulla Salute Mentale Perinatale: i dati del primo anno di attività (2021-2022)

 

Raccogliere esperienze, condividere strumenti di azione e standardizzare gli interventi sulla salute mentale perinatale: è questo l’obiettivo del Rapporto ISTISAN 23/16 pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) a settembre 2023 e dedicato ai dati del primo anno di attività del Network Italiano sulla Salute Mentale Perinatale avviato dal Centro di Riferimento per le Scienze Comportamentali e la Salute Mentale dell’ISS.

 

Nel periodo novembre 2021-novembre 2022 è stata condotta un’indagine per valutare il rischio di depressione e ansia nel periodo perinatale che ha coinvolto 20 strutture di 8 Regioni italiane. Hanno accettato ed eseguito lo screening 4884 donne, il 57,3% nel periodo precedente al parto e il resto nel periodo successivo.

 

Dai dati emerge che in totale quasi un quarto (24,5%) del campione ha ottenuto al test di screening sul rischio di depressione (EPDS) un punteggio uguale/maggiore al cutoff 9, mentre il 15,4% ha ottenuto un punteggio superiore al cutoff 8 nel test di screening sul rischio di ansia (GAD-7).

 

Le percentuali di rischio di depressione e ansia sono più alte nel periodo del preparto (28,9% e 17,1%) rispetto a quello del postparto (19,0% e 13,2%) con una grande variabilità fra i centri.

 

Da segnalare che l’11,3% delle donne presenta contemporaneamente sia un rischio di depressione che di ansia, con una differenza statisticamente significativa tra il periodo del preparto (13,4%) e quello del postparto (8,6%).

 

Considerando i punteggi EPDS uguali o superiori al cutoff 14, che identificano le donne con una probabile diagnosi di depressione, si osserva una percentuale complessiva pari a 6,9%, con differenze significative rispetto ai due periodi considerati. In particolare, le donne che hanno ottenuto un punteggio ≥14 sono, rispettivamente, il 9,0% nel periodo preparto e il 4,2% nel postparto.

 

Questi valori appaiono sensibilmente elevati. Bisogna però considerare che l’indagine è stata eseguita su un campione non assimilabile tout court alla popolazione generale, in centri e servizi che accolgono donne con differenti livelli di rischio e in un periodo immediatamente successivo a quello delle chiusure per la pandemia dove erano diminuiti le disponibilità dei servizi nel fornire supporto alla donna, nonché la possibilità di ricevere aiuto e sostegno da parte della rete familiare o amicale.

 

Complessivamente, dopo lo screening, il counselling viene proposto al 41,3% delle donne, con percentuali decisamente più elevate nel preparto (64,8%) rispetto al postparto (9,7%). Gli interventi psicosociali, che includono interventi informativi e psicoeducativi rivolti alla persona e alla famiglia (individuali e di gruppo) sulle abilità di base, di supporto per problemi amministrativi e sociali o interventi di rete, vengono suggeriti al 19,7% del campione con una percentuale significativamente maggiore nel periodo postparto (35,0%) rispetto al preparto (8,3%). Il 3,3% delle donne viene indirizzata a seguire un percorso di psicoterapia (il 4,4% nel preparto e l’1,9% nel postparto), mentre l’intervento farmacologico viene proposto allo 0,4% delle donne, senza differenze tra i due periodi considerati. Infine, il 3,9% delle donne viene inviato ad altri servizi, più frequentemente nel preparto (5,5%) che nel postparto (1,6%).

 

I dati raccolti evidenziano la necessità di programmi di promozione del benessere psicologico in gravidanza. Ad esempio sarebbero auspicabili campagne di informazione mirate a promuovere nelle donne il riconoscimento e la consapevolezza dei segnali di disagio, spesso negati o minimizzati dalle donne stesse e dal contesto familiare.

 

I dati indicano anche la difficoltà da parte del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) di offrire alle donne a rischio, sia in gravidanza che nel postparto, percorsi accessibili e standardizzati, in un’ottica di graduazione dell’intervento, dalla diffusione della pratica dell’home visiting ostetrico fino all’attivazione di Unità Madre-Bambino, come nell’esperienza di altri Paesi che accolgono in un ambiente protetto e dedicato le donne con depressione severa o disturbi psichiatrici assieme ai loro bambini. Per questo, in un contesto di promozione e prevenzione della salute mentale perinatale, sarebbe auspicabile sviluppare linee guida/raccomandazioni specifiche per il contesto italiano, sul modello di altri Paesi.

 

 

Data di pubblicazione della pagina: 6 ottobre 2023

Testo scritto da: Laura Camoni, Fiorino Mirabella, Antonella Gigantesco, Sonia Brescianini,Maurizio Ferri, Gabriella Palumbo, Gemma Calamandrei - Centro di Riferimento per le Scienze Comportamentali e la Salute Mentale, ISS

Si ringraziano i referenti del Network Italiano sulla Salute Mentale Perinatale