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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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“Salvate Eva in Sicilia”, un’indagine sull’adesione allo screening per il carcinoma della cervice uterina

Angela Giusti, Sofia Colaceci - Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e la promozione della salute, Cnapps-Iss

Stefania Spila Alegiani - Centro nazionale per la ricerca e la valutazione preclinica e clinica dei farmaci

 

17 maggio 2018 - “Salvate Eva in Sicilia” (Ses) è un’indagine sull’adesione delle donne siciliane allo screening organizzato del cancro del collo uterino tramite il Pap-test. Si tratta di un progetto attivato nell’ambito del terzo master universitario di II livello in “Promozione della Salute della Popolazione ed Epidemiologia applicata alla Prevenzione - Prospect” nato dalla partnership tra l'Università degli studi di Palermo, l'Istituto superiore di sanità (Iss), il Dipartimento attività sanitarie e osservatorio epidemiologico - Regione Sicilia (Dasoe), il Centro per la Formazione permanente e l’aggiornamento del personale del Servizio sanitario della Regione Siciliana (Cefpas) di Caltanissetta (leggi il commento).

 

Partendo dal dato di fatto che, in Sicilia, l’estensione dello screening organizzato per il tumore cervicale non ha determinato un aumento dell’adesione, il progetto si è posto come obiettivi:

  • descrivere la prevalenza dell’adesione
  • rilevare le ragioni delle donne riguardo l’adesione o la mancata adesione
  • valutare il livello di informazione delle utenti
  • rendere mirata ed efficace una campagna di comunicazione
  • individuare strategie operative che possano migliorare l’adesione allo screening organizzato nella prospettiva di ridurre la mortalità specifica.

Lo studio

Nei mesi di gennaio-giugno 2016 è stato somministrato un questionario per via telefonica a 365 donne di 25-64 anni di età (media 49 anni) iscritte nelle anagrafi sanitarie delle 9 Aziende sanitarie provinciali (Asp) siciliane e rappresentative di 1.395.866 donne residenti.

 

Le domande riguardavano l’adesione allo screening e le modalità di effettuazione, le conoscenze e l’atteggiamento personale di fronte allo screening. Per le variabili di atteggiamento e conoscenza è stato utilizzato l’Health Belief Model, che ha esplorato la percezione della suscettibilità (rischio di sviluppare il cancro), della gravità della patologia e dei benefici derivanti dal Pap-test delle donne intervistate.

 

Risulta che il 66,6% delle intervistate ha effettuato un Pap-test nell’ultimo triennio. ; il consiglio da parte di un operatore sanitario e la suscettibilità percepita sono associati a una maggiore adesione allo screening.

Il 67% delle donne ha dichiarato di aver eseguito il Pap-test nell’ultimo triennio (valore nazionale 79,2%, valore regionale simile a quello del dato Passi 70%). Il 18% ha fatto trascorrere più di 3 anni dall’ultimo esame, il 14% non l’ha mai effettuato.

 

Tra gli interventi più influenti per favorire l’adesione allo screening l’84% delle donne indica il consiglio del medico/operatore sanitario, il 69% la lettera d’invito ricevuta dalla propria Asp e il 57% le campagne informative di promozione del test di screening della cervice uterina.

 

I principali ostacoli percepiti sono la mancanza di consiglio da parte del proprio medico di medicina generale o di un qualsiasi operatore sanitario (36%), la mancanza di tempo (29%), il timore di ricevere una diagnosi di tumore durante lo screening (25%) e l’imbarazzo della visita ginecologica (24%). In secondo piano, altre motivazioni meno considerate ma che sono tutte dipendenti dal servizio offerto dai centri screening delle Asp siciliane sono: la difficoltà di prendere un appuntamento (14%), gli orari poco flessibili (14%), i tempi di attesa lunghi (13%) e la scarsa accoglienza ricevuta (3%).

 

Per richiedere informazioni sul tumore del collo dell’utero le donne intervistate si rivolgono prevalentemente a operatori sanitari (il 51% al ginecologo, il 35% al medico di medicina generale, il 7% al consultorio, mentre solo il 6% consulta internet.

 

Circa la prevenzione in senso più ampio il 68% delle donne dichiara di essere a conoscenza della vaccinazione anti HPV per le adolescenti e il 55% di aver sentito parlare del test HPV per la rilevazione della presenza del papillomavirus.

 

Le conclusioni

L’indagine SES conferma che l’intervento più efficace nel promuovere l’adesione allo screening è il consiglio del medico o dell’operatore sanitario. La lettera d’invito, pur non rappresentando singolarmente nell’indagine una condizione statisticamente significativa per incrementare l’adesione, rappresenta un importante fattore promuovente se associata al consiglio del medico o dell’operatore sanitario. In coerenza con quanto riportato in letteratura, infatti, il consiglio e la lettera d’invito della Asp rappresentano un determinante positivo, non solo perché incidono, verosimilmente, sulla sensibilità delle donne intervistate, ma anche perché, con il contatto individuale, forniscono un supporto empatico nella decisione della donna.

 

Le motivazioni che le donne adducono per non aver effettuato il test di screening sono riconducibili a una non appropriata percezione del rischio e testimoniano la necessità di intervenire per aumentarne la consapevolezza. I programmi organizzati che tengono conto di un approccio informativo e formativo, opportunamente pianificati tenendo conto del determinante intervento degli operatori sanitari e in particolare del medico di medicina generale, si confermano correlati a una maggior adesione e a una maggiore probabilità di riuscita.

 

Un’ulteriore analisi dei dati dell’indagine campionaria, che ha incluso anche la dimensione dello svantaggio del contesto, sembra evidenziare, a differenza di altri esiti di salute, che l’adesione al programma di screening non dipenda dalla deprivazione dell’area di residenza delle donne.

 

La prevenzione in Italia e in Sicilia

Il nuovo Piano nazionale della prevenzione 2014-2018 prevede che entro il 2018 tutte le Regioni passino al test HPV-DNA come test di screening primario. La Regione Siciliana con il Decreto del 3 gennaio 2017 prevede l’introduzione di tale test per le donne di età compresa tra 34 e 64 anni, mentre le donne di età 25-34 anni continueranno a essere sottoposte a pap-test come test primario. In occasione di questo cambiamento nel programma di screening organizzato del cervicocarcinoma è di fondamentale importanza potenziare i servizi per aumentare il numero di donne target raggiunte e migliorare la qualità del counselling attraverso un intervento più attivo da parte del medico di medicina generale e dei professionisti sanitari coinvolti.

 

Risorse utili