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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Un piano a breve termine per un investimento a lungo termine: il Piano regionale prevenzione del Friuli Venezia Giulia

Clara Pinna - direzione centrale Salute, integrazione sociosanitaria e politiche sociali, Regione Friuli Venezia Giulia

 

14 luglio 2016 - La struttura del nuovo Piano regionale di prevenzione della regione Friuli Venezia Giulia si basa sulla struttura del Piano nazionale, e su obiettivi nazionali che vengono declinati nella nostra Regione con un’attenzione alle sue peculiarità e ai bisogni di salute della popolazione. L’individuazione dei programmi è stata fatta con la delibera 2670 del 30 dicembre 2014, e i programmi sono poi stati sviluppati in obiettivi specifici, giungendo così all’adozione del vero e proprio Prp (pdf 4 Mb) con la delibera 1243 del 26 giugno 2015.

 

Il Piano è supportato da un insieme di sistemi di sorveglianza che studiano la salute dei cittadini e consentono di valutare nel tempo i cambiamenti prodotti dalle attività realizzate . Per ogni programma una breve premessa definiscei principali elementi di contesto e la continuità con il precedente Prp. Inoltre, il Prp include il profilo di salute della Regione, che descrive la popolazione dal punto di vista demografico, sociale e sanitario: oltre ai dati di sintesi su incidenza e prevalenza di patologie, che confermano i trend nazionali, il profilo contiene alcuni indicatori per descrivere lo stato socio economico della popolazione. È presente anche un’analisi dell’impatto delle disuguaglianze sui fattori di rischio, da cui non emerge una situazione critica per quanto riguarda i fattori di rischio individuati dal Piano, pur suggerendo la necessità di porre attenzione alle disuguaglianze, in particolare per l’alimentazione scorretta e l’inattività fisica (per i quali sono previsti specifici programmi), nonché per il rischio di infortuni e le malattie professionali (trattato in 3 programmi di sorveglianza e prevenzione).

 

La vision

Il Piano esprime una visione i cui elementi cruciali sono:

  • la promozione della salute e prevenzione, che pone la comunità e gli individui al centro degli interventi
  • lo sviluppo di competenze (per i professionisti e per i cittadini) per un uso appropriato e responsabile delle risorse
  • la necessità di mettere la salute in tutte le politiche: cultura, pianificazione, lavoro, trasporti, ambiente, ecc. sono settori che con le loro decisioni rendono possibile la messa in atto di scelte salutari (ad esempio la pianificazione urbanistica può favorire una mobilità più salutare e in sicurezza e contrastare sedentarietà e incidentalità stradale)
  • la sfida della costo-efficacia degli interventi, dell’innovazione, della valutazione dell’impatto sulla salute di scelte che non necessariamente riguardano interventi di tipo sanitario.

Il Piano si sviluppa in un quadro strategico di quinquennio, e la programmazione prevede azioni “basate sull’evidenza” cioè in grado, nel medio-lungo termine, di produrre un impatto sia di salute sia di sistema, da realizzare attraverso interventi sostenibili e “ordinari”; recepisce obiettivi sottoscritti a livello internazionale e incorpora gli obiettivi di Piani nazionali di settore (sicurezza alimentare e sanità veterinaria, sicurezza sul lavoro).

 

Le priorità individuate sono quelle del Piano nazionale, cui si affiancano:

  • promuovere l’invecchiamento attivo, in stretta sinergia con la comunità (associazioni, comuni)
  • affrontare la sfida dei microrganismi antibioticoresistenti che sono sempre più frequentemente causa di infezioni, e per i quali si è proposta la riduzione complessiva del consumo di farmaci.

Per la realizzazione di questo piano è fondamentale il rapporto con la scuola. Scuola e sanità devono veicolare messaggi di una nuova cultura della salute per creare i presupposti di una salute individuale consapevole, per le nuove generazioni e per le categorie a maggior rischio di emarginazione sociale. In particolare, le scuole sono contesto ideale ove poter promuovere principi di salute e sicurezza, ed educare alla pratica di stili di vita salutari fin dalla più tenera età.

 

L’attuazione del Piano

Per la realizzazione del piano, anche in conseguenza dell’entrata in vigore della riforma del Sistema sanitario regionale, le Aziende sanitarie devono favorire funzioni trasversali, tra diversi servizi che condividono obiettivi di promozione della salute, puntando – oltre che sui dipartimenti di Prevenzione – sull’assistenza primaria, sull’integrazione con gli ambiti socioassistenziali, sui dipartimenti di salute mentale e dipendenze, ma anche sugli ospedali e più in generale sui servizi di cura il cui contributo alle azioni di prevenzione deve essere consolidato e riconosciuto a pieno titolo. Infatti, particolare evidenza viene data alla gestione delle malattie croniche, sia con interventi in fase precoce (come per il rischio cardiovascolare), sia mediante un’attività pianificata e sistematica con cui gestire e rendere efficace il percorso di cura e di contrasto allo sviluppo di aggravamenti e complicanze (ad esempio per il diabete).

 

Per quanto riguarda la salute mentale, in una regione come il Friuli Venezia Giulia che purtroppo presenta un tasso di suicidio e tentativo di suicidio superiore a quello nazionale (come evidenziato dal “Progetto Bersaglio”), ci si propone di puntare sull’individuazione precoce delle situazioni di disagio, e relativamente agli adolescenti e giovani puntare sulla collaborazione tra chi entra in contatto con loro (scuola, medici e pediatri) e i servizi delle aziende sanitarie.

 

Alla stesura del Piano hanno contribuito referenti delle diverse linee di lavoro, appartenenti alle Aziende sanitarie e individuati sulla base delle loro competenze professionali, che si sono confrontati con i servizi coinvolti dalla programmazione e con rappresentanti esterni in un rapporto costante di collaborazione: sono stati condivisi obiettivi, principi e mission del Pnp e la metodologia da utilizzare per la stesura del Piano regionale; sono stati promossi dei momenti di confronto con le associazioni di categoria, enti di promozione sportiva, rappresentanze comunali e istituzioni regionali per condividere attività e cogliere suggerimenti per possibili collaborazioni da implementare.

 

Il lavoro tessuto nel corso del 2015 ha avuto l’obiettivo di creare consapevolezza negli operatori e negli stakholders al fine di orientare tutte le forze nel promuovere benessere e salute, nel cercare di riconoscere situazioni di disuguaglianza sociale e porre quanto possibile dei correttivi uniformando l’offerta di servizi e agevolando l’accesso per la popolazione fragile. L’obiettivo che ci si è posti è stato che gli operatori possano riconoscere il Piano regionale della prevenzione come uno strumento di lavoro e di intervento, oltre che di crescita culturale nel campo della prevenzione e promozione della salute.

 

Dopo l’adozione della delibera di giugno, il Piano è stato sottoposto a un’ulteriore verifica con i portatori di interesse individuati, e la versione finale è stata poi adottata in via definitiva con la delibera 2365 del 27 novembre 2015.

 

Un piano a breve termine per un investimento a lungo termine

Come noto, il ritorno dell’investimento in ambito sanitario e in particolare in prevenzione non è a breve termine, ma a medio lungo termine, e può esser difficile far sentire l’importanza e l’urgenza di intervenire - ad esempio - nella prevenzione delle malattie croniche già in età infantile, quando il problema si presenterà solo un età adulta o addirittura avanzata. Eppure la strategia vincente, in particolare in questi anni di crisi economica, non può che essere l’investimento su promozione della salute e prevenzione, che si traduce  in vantaggi per il singolo e per la società (livelli d’istruzione più elevati favoriti da un migliore stato di salute, minore disabilità e minore perdita di produttività, riduzione dei costi per cura e assistenza di patologie prevenibili) e facilita una maggiore responsabilizzazione del cittadino a proteggere il proprio patrimonio di salute.

 

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