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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Costruire una “casa comune” della prevenzione

Gianfranco Corgiat Loia – Regione Piemonte

 

23 giugno 2016 - Il Piano della prevenzione della Regione Piemonte (Prp) è lo strumento di programmazione che definisce gli obiettivi, gli interventi e i programmi che le Aziende sanitarie devono mettere in atto per la tutela e la promozione della salute della popolazione regionale. Il Piano è il risultato di un confronto tra Regione, Aziende sanitarie (Asl), enti e associazioni che, a vario titolo, sono destinatari o animatori di interventi di prevenzione e di promozione della salute.

 

Partendo dal profilo di salute della popolazione piemontese e tenuto conto degli indirizzi del Piano nazionale della prevenzione (Pnp) e dei suoi 10 macro-obiettivi, il Prp individua 9 programmi di intervento e un programma di governance, tutti caratterizzati da una forte integrazione di ambiti e competenze e orientati alla prevenzione dei rischi sanitari e alla promozione della salute nelle diverse politiche regionali.

 

Il Prp viene attuato con Programmi regionali annuali e Programmi locali di prevenzione (Plp) aziendali (Asl) caratterizzati da obiettivi specifici, popolazione target, azioni e indicatori rivolti a valutare il raggiungimento degli obiettivi stabiliti a livello locale ma coerenti con gli obiettivi del piano regionale. Alcuni programmi, come ad esempio quelli relativi allo screening oncologico, possono interessare aree sovra-aziendali o Aziende sanitarie e Aziende ospedaliere, vista la necessità di stabilire un forte collegamento tra promozione degli interventi ed esecuzione di interventi medici e/o strumentali.

 

Gli ambiti di intervento

I primi quattro programmi sono dedicati al programma nazionale “guadagnare salute” e intervengono sui setting: scuola, ambiente sanitario, ambienti di vita e ambienti di lavoro. A seguire, il Prp è articolato in programmi specifici per gli screening oncologici, per la tutela dei lavoratori, per le relazioni tra ambiente e salute, per la prevenzione e il contrasto delle malattie infettive e per la sanità pubblica veterinaria e la sicurezza alimentare. Completa il quadro un programma di governance del sistema di prevenzione che agisce sull’intero Piano.

 

Nel primo anno di governo la Giunta della Regione Piemonte ha approvato, oltre al PRP, altri tre importanti strumenti di programmazione pluriennale:

  • il Piano di riordino della rete ospedaliera
  • il Piano di riordino dei distretti e della programmazione aziendale territoriale (Pat)
  • il Piano integrato per la sicurezza alimentare (Prisa).

Per dare gambe ai nuovi strumenti di programmazione integrata la Giunta regionale ha ritenuto di dover rivedere anche l’organizzazione delle aziende sanitarie definendo i criteri per l’approvazione degli atti aziendali.

 

Il nuovo Piano regionale della prevenzione si inserisce pertanto in un contesto caratterizzato da una profonda revisione del Servizio sanitario regionale dovuta non soltanto all’esigenza di rinnovamento che segue normalmente al cambio di governo ma anche dalla necessità di rispettare i vincoli del Piano di riequilibrio economico finanziario (Piano di rientro) e dei relativi Programmi operativi concordati con il ministero della Salute e con il ministero dell’Economia e delle finanze (Mef).

 

La complessità del PRP e il contesto operativo descritto hanno richiesto fin da subito un forte coordinamento regionale della prevenzione (Corp), con il coinvolgimento dei coordinatori dei Piani locali (Plp) e dalle reti di supporto (oncologia, screening, servizi di epidemiologia, Istituto zooprofilattico e Agenzia regionale per la protezione ambientale, Arpa). Ogni programma del Piano ha poi un gruppo di coordinamento specifico costituito, come minimo, da un rappresentante regionale, da un referente aziendale del programma e da un rappresentante delle reti di supporto.

 

Caratteristiche innovative

Il nuovo Piano della prevenzione ha innanzitutto superato la “dispersione” dei programmi contenuti nei precedenti Piani regionali (da oltre 50 a 10 programmi integrati) e ha corretto i vizi di “autoreferenzialità” introducendo valori di base line, standard (obiettivi di Piano) e indicatori che rendono più stringente la rendicontazione e più oggettiva le valutazione.

 

Tra gli aspetti positivi non può passare inosservato lo sforzo di costruire una “casa comune” della prevenzione che supera i confini storici delle malattie croniche non trasmissibili spaziando a tutto campo sui temi della prevenzione e introducendo una metodologia operativa comune.

Senza correre il rischio di duplicare i numerosi Piani già operanti in Italia (Piano sicurezza alimentare, Piano vaccini, Piani di profilassi obbligatoria, ecc.) il Prp tenta di stabilire correlazioni e integrazioni tra attività che perseguono obiettivi comuni.

 

Infine, si sottolinea la presenza di un buon programma per la governance del Piano che si avvale delle articolazioni regionali delle reti di supporto al Prp (Osservatorio nazionale screning, Ons; Associazione italiana registri tumori, Airtum; Network italiano per la evidence-based prevention, Niebp), di un laboratorio della prevenzione, di un centro di documentazione (Dors) che ha radici robuste e una esperienza consolidata e riconosciuta anche fuori dai confini regionali. Il Prp utilizza anche strumenti relativamente nuovi per i Piani di prevenzione come l’impiego sperimentale di metodologie di audit su alcuni programmi del Prp come Procede-Proceed (già sperimentata nell’equity audit).

 

Criticità

Non era affatto scontato che in piena crisi economica il Governo confermasse gli stanziamenti per la prevenzione, così come non era scontata la conferma del 5% del fondo sanitario indistinto per il finanziamento della prevenzione (e va difesa). Bisogna tuttavia fare attenzione che l’orientamento nazionale non sfumi lungo la strada verso le realtà locali, garantendo che le risorse stanziate per la prevenzione siano effettivamente vincolate e utilizzate per questo scopo. I Plp possono sembrare poco “sfidanti” perché negli anni sono andati a sostituire le attività di programmazione ordinaria anziché diventare uno strumento di innovazione e sperimentazione di buone pratiche. In tal senso, il Piano regionale della prevenzione rappresenta un buon elemento da utilizzare in un periodo di transizione, ma è evidente che gli spazi di miglioramento dipendono direttamente dalle risorse che verranno destinate alle attività di prevenzione e promozione della salute.

 

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