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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro


La sicurezza stradale come obiettivo di salute

Luigi Salizzato - Dipartimento sanità pubblica Ausl di Cesena

 

Valutazioni di ordine epidemiologico sempre più aggiornate e indicazioni di programmazione sempre più definite, come le recenti linee operative del Ccm per il Piano nazionale di prevenzione, impegnano le Aziende sanitarie locali a concorrere al raggiungimento dell'obiettivo di salute di diminuire gli incidenti stradali, in particolare quelli mortali e che comportano conseguenze invalidanti.

 

Poiché al raggiungimento di questo obiettivo partecipano diversi soggetti istituzionali, sociali e professionali, i Dipartimenti di prevenzione, e gli altri Servizi sanitari interessati devono programmare azioni, preferibilmente di dimostrata efficacia, in cui impegnano le risorse disponibili e di cui possano assumersi la responsabilità. La valutazione dei risultati conseguiti dovrà quindi considerare l'andamento della mortalità e delle invalidità (obiettivo di risultato), che dipende da una serie di fattori solo in parte riconducibili alla responsabilità dei servizi sanitari, ma anche la realizzazione di azioni per obiettivi intermedi (obiettivi di processo), finalizzati al contenimento del fenomeno morboso e riconducibili in modo più preciso alla responsabilità dei servizi sanitari. Queste azioni saranno indirizzate a modificare i comportamenti a rischio, utilizzare i mezzi di protezione individuale, mettere in sicurezza i tratti stradali pericolosi. Come per altri programmi finalizzati alla promozione della salute infatti, contribuiscono al raggiungimento del risultato voluto sia gli stili di vita individuali che un ambiente favorevole alla salute.

Come risulta da una mia analisi, effettuata sulla base della conoscenza di operatori e servizi di prevenzione impegnati in questo settore di intervento (analisi presentata alcuni mesi fa al convegno “Castelbrando 2: consolidare e diffondere le migliori pratiche innovative dei dipartimenti di prevenzione, Treviso, 9-10 giugno 2005”), sono queste le azioni in cui sono attualmente impegnati i Dipartimenti di prevenzione (almeno per le Regioni del Nord e Centro Italia) per la promozione dell'obiettivo di salute della sicurezza stradale:

  • aiutare a creare sinergie, promuovere il lavoro interdisciplinare e la collaborazione tra soggetti istituzionali, sociali e professionali
  • contribuire ad analizzare, descrivere e valutare il fenomeno degli incidenti stradali, loro determinanti e conseguenze, per riorientare le scelte, pianificare gli interventi urbanistici, definire le priorità di intervento sulle infrastrutture, adeguare l'offerta dei servizi di assistenza
  • contribuire a studi e ricerche coordinati dall'Iss: progetto Datis (aspetti sanitari), progetto Ulisse (casco e cinture), progetto Argo (alcol e droghe), Indagine approccio multi rischio 2003, manuale operativo per la formazione (insegnanti e autoscuole)
  • contribuire allo studio di metodologie di valutazione di impatto ambientale e sanitario in seguito a interventi sulla viabilità
  • valutare, con l'espressione dei pareri di competenza, rischi e opportunità per la sicurezza stradale derivanti dalle pianificazioni urbanistiche, dai conseguenti piani particolareggiati e nuovi insediamenti produttivi
  • promuovere l'incremento dell'uso delle cinture di sicurezza anteriori e posteriori e dei seggiolini per bambini. Effettuare rilevazioni su strada
  • promuovere e controllare, negli ambienti di lavoro che si svolgono per strada, la valutazione dei rischi, verificare l'uso dei dispositivi di protezione individuali (casco e cintura), l'abuso di sostanze e farmaci con effetti secondari a rischio per una guida sicura
  • proporre ai soggetti impegnati nelle attività educative di concordare criteri di appropriatezza degli interventi e di valutazione sulla loro efficacia. Predisporre studi di valutazione sull'efficacia delle campagne informative e delle attività educative
  • migliorare la qualità delle certificazioni di idoneità alla guida
  • sviluppare strumenti e programmi di comunicazione, informazione ed educazione per promuovere la cultura della sicurezza stradale nella popolazione e indurre il cambiamento degli stili di vita e dei comportamenti a rischio
  • contribuire alla diffusione della cultura della sicurezza stradale nella pubblica amministrazione e all'aggiornamento sulle azioni efficaci da intraprendere, promuovere iniziative di formazione per il personale degli enti locali
  • sviluppare alleanze con le prefetture e le forze dell'ordine per intensificare i controlli su strada.

Le azioni sinteticamente richiamate sono programmate e realizzate in maniera differenziata nelle diverse realtà locali, alcuni Servizi hanno acquisito nel tempo competenze tali da rappresentare situazioni di eccellenza per particolari ambiti di intervento, come nel caso della Provincia autonoma di Trento per il sistema informativo e del Veneto per la prevenzione degli infortuni stradali. Le linee operative del Ccm delineano una scelta di priorità per la definizione dei progetti regionali, trattandosi di un documento rivolto a tutte le Regioni e considerata la differente esperienza maturata sul campo nelle diverse aree geografiche.

 

Le priorità individuate corrispondono ad alcune azioni già avviate dai Servizi di prevenzione, ma ne trascurano altre che dovrebbero invece essere sostenute in modo più convinto, considerando proprio le esperienze maturate in diverse Regioni e che quindi rappresentano un utile punto di riferimento.

 

La prima questione riguarda il sistema informativo, che va progettato come sistema integrato, tra i diversi soggetti che gestiscono le informazioni, per essere utile a chi dovrà prendere le decisioni per le azioni di miglioramento. Uno strumento di lavoro come quello messo a punto nel Trentino non può essere messo da parte per la sua “componente tecnologica” e la “complessità organizzativa”, come si afferma invece nelle linee operative (pp. 7-8 del documento), al contrario dovrebbe poter essere adottato in via sperimentale, anche prevedendo lo stanziamento di finanziamenti straordinari, almeno nelle aree territoriali dove i dati epidemiologici descrivono una situazione più grave. Senza questo passaggio, cioè l'integrazione funzionale dei diversi sistemi informativi, difficilmente si potrà agire efficacemente per garantire un ambiente favorevole alla sicurezza stradale.

 

Come secondo ambito di intervento da sviluppare specificamente segnalo la sicurezza sul lavoro in strada: la percentuale degli infortuni mortali sul lavoro che avvengono per strada è infatti tale per cui l'obiettivo di riduzione di questi casi va inserito tra le priorità di un programma sanitario nazionale sulla sicurezza stradale.

 

Da ultimo, in un approccio integrato come quello descritto nelle linee operative, ritengo che vada evidenziato il ruolo che i Servizi di prevenzione dovrebbero avere per concordare con gli enti locali l'inserimento della valutazione di sicurezza stradale nella pianificazione urbanistica e nella progettazione dei piani particolareggiati e dei nuovi insediamenti, preferibilmente con procedure condivise di sportello comunale per l'edilizia, ma anche attraverso l'espressione dei pareri di competenza. Sarebbe utile sostenere questa attività con iniziative di formazione rivolte al personale delle pubbliche amministrazioni interessato.

 

Un'osservazione a parte merita infine l'ambito di intervento solitamente preferito dalla maggior parte dei nostri servizi e cioè quello educativo, già molto frequentato da altri soggetti diversamente competenti. Ciò che accomuna tutte le iniziative è la totale mancanza di valutazione di efficacia degli interventi sviluppati: credo quindi che ci dovremmo maggiormente impegnare in questo senso.

 

Per ulteriori approfondimenti:

 

Per Mitris:

Cesare Furlanello

furlan@itc.it

 

Per gli infortuni sul lavoro per strada:

Flavio Coato

fcoato@ulss22.ven.it 

http://www.regione.veneto.it/...