English - Home page

ISS
Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro


La sorveglianza e la prevenzione degli incidenti stradali in Italia

Luisa Sodano – Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm)

 

Nona causa di morte nel mondo, gli incidenti stradali costituiscono anche nel nostro Paese un rilevante problema di sanità pubblica, rappresentando la prima causa di morte al di sotto dei 40 anni.

Ancora nel 2003, secondo la fonte Aci-Istat, nonostante l'interruzione del trend crescente degli anni 1991-2002, si sono verificati più di 225.000 incidenti stradali che hanno causato il decesso di poco più di 6.000 persone. L'impatto in termini di accessi al Pronto soccorso e di invalidità è notevole: si stimano ogni anno circa un milione e mezzo di ricoveri al Pronto soccorso e circa 20 mila casi di invalidità.

Dal punto di vista economico, il 2% del PIL viene perso a causa dell'incidentalità stradale.

Data la loro rilevanza, non sorprende quindi l'inserimento degli incidenti stradali tra gli ambiti di intervento del Piano nazionale della prevenzione.

Sorveglianza
La sorveglianza degli incidenti stradali in Italia è esterna al Servizio sanitario nazionale, essendo frutto dell'azione congiunta di diversi enti non sanitari: Aci, ministero dell'Interno, Polizia stradale, Carabinieri, Polizie municipali, Uffici statistici di Comuni capoluoghi di provincia e di alcune Province, che hanno sottoscritto una convenzione con l'Istat finalizzata alla raccolta, al controllo, alla registrazione su supporto informatico e al successivo invio dei dati all'Istat stesso.

I limiti del sistema di sorveglianza Aci-Istat sono numerosi: sottostima del numero di incidenti con feriti, forte ritardo nella disponibilità del dato (fino a due anni per un dato aggregato a risoluzione comunale) e mancanza di una sistematica localizzazione dell'evento, con conseguente indisponibilità di indicatori di rischio georiferito.

Le linee operative del Ccm, coerentemente con quanto delineato nell'Intesa Stato-Regioni del 23 marzo 2005 e con esperienze già in atto in alcune parti del Paese, danno particolare enfasi alla sorveglianza, indicando le seguenti linee di attività:

 

a)     istituire oppure, laddove già esistenti, consolidare sistemi di sorveglianza dell'outcome basati sui servizi di Pronto soccorso. È auspicabile l'integrazione dei dati raccolti a livello di Pronto soccorso con quelli derivanti dalle Schede di dimissione ospedaliera (Sdo) e dagli archivi di mortalità

 

b)     rinforzare l'analisi epidemiologica sui fattori di rischio inerenti la traumatologia stradale, con particolare riferimento al non uso dei dispositivi di protezione individuale, mediante per esempio:

  • rilevazione dell'uso del casco (vedere progetto Ulisse dell'Istituto superiore di sanità)

  • rilevazione delle cinture di sicurezza (vedere progetto Ulisse dell'Istituto superiore di sanità)

  • rilevazione dell'uso del seggiolino nel trasporto dei bambini

c)     valutare conoscenze e opinioni sui comportamenti alla guida e sui fattori associati all'incidentalità stradale in strati di popolazione target, per esempio:

  • studenti

  • patentandi (presso le scuole guida)

  • patentati (per esempio, utenti delle Asl in occasione del rilascio-rinnovo della patente di guida).

 

Qualunque linea di attività si scelga, il piano regionale di sorveglianza dovrebbe seguire questo schema:

  • definizione dell'evento da sorvegliare (outcome, fattori di rischio, conoscenze e opinioni)

  • definizione dell'ambito territoriale di conduzione della sorveglianza: indicazione della/e Asl in cui sarà realizzato il sistema

  • definizione delle fonti e dei flussi informativi

  • definizione dell'assetto organizzativo (“chi fa cosa”)

  • definizione di un piano di formazione per gli operatori coinvolti nella sorveglianza

  • definizione di indicatori di processo e di risultato ai fini del monitoraggio e della valutazione

  • tempi per la realizzazione (cronogramma).

 

Prevenzione

Sul fronte della prevenzione c'è da tempo un forte impegno sia a livello internazionale (strategia quinquennale dell'Organizzazione mondiale della sanità e programma europeo per la sicurezza stradale) che nazionale (Piano nazionale per la sicurezza stradale istituito con la legge 144 del 17/7/1999).

 

Il Ccm, nel fornire le linee operative, ha sottolineato la necessità di un approccio integrato con la sinergia tra mondi diversi: sanità, trasporti, scuola, forze dell'ordine, enti locali, lavoratori che usano la strada (autotrasportatori, addetti alla manutenzione, ecc.), organizzazioni di volontariato. Il Ccm ha inoltre tenuto conto delle indicazioni sugli interventi di maggiore efficacia, secondo quanto contenuto nella community guide.

 

La programmazione regionale deve quindi indirizzarsi verso i seguenti interventi preventivi:

 

1.      sviluppo di alleanze con le forze dell'ordine per intensificare i controlli su strada, con particolare riferimento all'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale:

  • seggiolino di sicurezza per i bambini

  • cinture di sicurezza

  • casco

2.      informazione/educazione sull'uso dei dispositivi di protezione individuale, preferibilmente in associazione e sinergia con quanto previsto al primo punto

 

3.      sviluppo di alleanze con le forze dell'ordine per la verifica della guida in stato di ebbrezza

 

4.      campagne informative con il coinvolgimento dei mass media a diffusione regionale/locale per ridurre la guida in stato di ebbrezza

 

5.      miglioramento della qualità delle certificazioni di idoneità alla guida, per esempio mediante:

  • formazione dei medici addetti al rilascio dei certificati di idoneità alla guida

  • adozione di questionari standardizzati per l'individuazione dell'uso/abuso di bevande alcoliche

  • screening della capacità visiva negli anziani.