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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Giornata mondiale per la lotta all’epatite virale 2012

Revisione a cura del reparto di Epidemiologia clinica e linee guida (Cnesps-Iss)

 

26 luglio 2012 - Con lo slogan “È più vicina di quel che pensi” (It’s closer than you think), il 28 luglio ricorre la seconda giornata mondiale per la lotta all’epatite virale (World Hepatitis Day 2012).

 

Lanciata nel 2008 dalla World Hepatitis Alliance e ufficializzata nel 2010 durante i lavori della 63esima Assemblea mondiale della sanità, la Giornata ha come obiettivo principale quello di catturare l’attenzione mondiale rivolgendola verso le persone affette da epatite (in particolare la B e la C) e ricordando l’importanza delle fasi di prevenzione e di cura.

 

La campagna di quest’anno è incentrata sulla necessità di migliorare le conoscenze della popolazione sui diversi tipi di epatite conosciuti, sulle modalità di trasmissione, sui rischi, sulle strategie preventive e sui trattamenti disponibili. Infatti, nonostante il numero di persone che contraggono queste patologie sia in calo, rimangono comunque molti i malati cronici in tutto il mondo. Le stime sui dati forniti dall’Oms in occasione della Giornata mondiale 2012 riportano 1,4 milioni di casi annui di epatite A, un totale di 2 miliardi di persone affette dal virus dell’epatite B e 150 milioni di persone con il virus dell’Epatite C.

 

L’iniziativa della Global Hepatitis Alliance

In occasione del World Hepatitis Hay 2012, la Global Hepatitis Alliance, ha lanciato la sfida di entrare nel Guinness dei primati, raggiungendo il maggior numero di persone che, in 24 ore e in tutto il mondo, si ritraggono nell’atto di rappresentare una delle tre immagini “non vedo, non sento, non parlo”. L’idea del progetto si basa sulla consapevolezza che partecipazione e attenzione dell’opinione pubblica sulla malattia sono due fattori in grado di richiedere ai governi del mondo un maggiore impiego di risorse per contrastarle.

 

In Europa

L’Ufficio europeo dell’Oms, per la campagna 2012, ha deciso di focalizzare l’attenzione della popolazione sull’incidenza dell’epatite C tra chi utilizza droghe per via endovenosa e sulla coinfezione epatite C-HIV. Infatti, circa 9 milioni di abitanti della Regione sono infettati da questo virus responsabile, ogni anno, di oltre 80 mila decessi. Valori probabilmente sottostimati a causa della alta percentuale di casi asintomatici, spesso diagnosticati quando la malattia è già in fase di cronicizzazione. In particolare si stima che circa il 98% degli utilizzatori di droghe per via endovenosa è affetto da epatite C e nei Paesi dell’est Europa, il 70% delle persone che rientrano in questa fascia di popolazione e a cui è stata diagnosticata un’infezione da Hiv sono affetti anche da epatite C. Le epatiti virali croniche sono dunque una delle principali cause di morte per gli utilizzatori di droghe per via endovenosa. Tra i motivi di questi dati ci sono gli elevati costi di diagnosi e trattamento delle epatiti che, nei Paesi dell’est europeo e in Asia centrale, raggiungono livelli tali da limitare l’accesso ai servizi di prevenzione e trattamento.

 

In Italia

Nel nostro Paese la sorveglianza sulle epatiti virali acute (Eva) è affidata al Seieva (Sistema epidemiologico integrato dell’epatite virale acuta), un sistema informativo che, dal 1984, svolge attività di sorveglianza e prevenzione delle epatiti virali acute, promuovendo l’indagine e il controllo sulle Eva. I dati epidemiologici disponibili indicano che l’epatite A, ma in particolar modo le epatiti B, C e Delta, mostrano un’incidenza in calo, mentre l’epatite E si sta configurando come una malattia emergente di cui aumentano i casi autoctoni (non legati ai viaggi in aree endemiche). Nel 2010 l’incidenza delle epatiti ha mostrato valori diversi per ciascuno di questi virus:

  • epatite A: 1,1 per 100.000 abitanti
  • epatite B: 0,9 per 100.000 abitanti
  • epatite Delta: 0,12 per 1.000.000 di abitanti
  • epatite C: 0,2 per 100.000 abitanti
  • per quanto riguarda l’epatite E, il sistema Seieva ne notifica i casi acuti solo dal 2007 e, nei tre anni sino al 2010, ne ha rilevati 60, soprattutto nelle fasce di età 25-54 anni e 35-54, di sesso maschile e soprattutto tra la popolazione straniera (provenienti in particolare da Bangladesh, India, Pakistan e Marocco).

I progressi più importanti nella lotta alle epatiti, riscontrati negli ultimi 25 anni, sono stati resi possibili dall’introduzione di alcune pratiche sanitarie in grado di ridurre il rischio di contagio tra pazienti (come l’utilizzo di materiale monouso nei setting ospedalieri e l’introduzione degli screening del sangue) e dall’introduzione della vaccinazione anti-epatite B grazie alla quale oggi è potenzialmente protetta tutta la popolazione italiana da 0 a 31 anni; questo ha permesso di osservare una riduzione di incidenza soprattutto nella fascia di età 15-24 anni. Tuttavia fattori eterogenei come le tossicodipendenze, i rapporti occasionali non protetti e l’utilizzo di materiali non sterilizzati sia in ambiente sanitario, sia durante l’esecuzione di piercing e tatuaggi, rimangono fattori determinanti nell’insorgenza di nuovi casi tra la popolazione.

 

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