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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro

La trasmissione autoctona del virus della chikungunya potrebbe essersi verificata a Bologna, durante l’epidemia dell’estate 2007

T Seyler 1,2, C Rizzo1, A C Finarelli 3, C Po 3, P Alessio 4, V Sambri 5, ML Ciofi degli Atti 1, S Salmaso 6

 

1. Communicable Disease Epidemiology Unit, Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute, Istituto superiore di sanità, Roma, Italia

2. European Programme for Intervention Epidemiology Training

3. Servizio di Sanità Pubblica, Regione Emilia Romagna, Bologna, Italia

4. Ausl di Bologna dipartimento Sanità pubblica, Bologna, Italia

5. Università di Bologna, Azienda ospedaliera - Università di Bologna, Microbiologia, Bologna, Italia

6. Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute, Istituto superiore di sanità, Roma, Italia

 

da: Eurosurveillance, volume 13, numero 3 - 17 gennaio 2008

(traduzione e adattamento a cura della redazione di EpiCentro
revisione a cura di Caterina Rizzo - epidemiologia delle malattie infettive, Cnesps - Iss
)

 

 

Un sistema nazionale di sorveglianza per la chikungunya, coordinato dall’Istituto superiore di sanità, è stato attivato in Italia a partire da agosto del 2006. Nell’estate del 2007, un’epidemia di chikungunya ha colpito le provincie italiane di Ravenna, Cesena-Forlì e Rimini. Fino al 16 dicembre 2007 le autorità sanitarie avevano identificato 214 casi confermati in laboratorio, con data di insorgenza sintomi compresa tra il 15 luglio e il 28 settembre 2007.

 

La maggior parte dei casi (161) si è verificata nei due paesi limitrofi di Castiglione di Cervia e di Ravenna, ma una limitata trasmissione locale ha avuto luogo anche nelle città di Ravenna, Cesena, Cervia e Rimini. A settembre del 2007 sono stati segnalati due casi, confermati in laboratorio, tra i residenti nella città di Bologna (373.026 abitanti). Entrambi avevano una storia di viaggi nelle aree colpite (municipio di Cervia). Nell’area di Bologna non è stato notato in quel periodo (settembre) nessun incremento inusuale nella densità della zanzara Aedes albopictus.

 

Il 17 dicembre 2007, l’Autorità sanitaria regionale dell’Emilia Romagna ha segnalato la presenza di 3 casi, residenti a Bologna, risultati positivi alla ricerca degli anticorpi, sia IgG che IgM, diretti contro il virus della chikungunya. La conferma è stata fatta utilizzando un test di immunofluorescenza disponibile in commercio, eseguito a Bologna il 14 dicembre su campioni di sangue prelevati il 5 dicembre. La conferma da parte del laboratorio di riferimento nazionale dell’Iss è ancora in corso. I tre pazienti (due donne di 78 e 79 anni e un ragazzo di 14) avevano manifestato febbre, artralgia e rash cutaneo rispettivamente il 7, il 18 e il 23 settembre, ma senza essere identificati come casi sospetti di chikungunya in quel momento. I campioni di sangue sono stati prelevati perché uno dei pazienti in questione aveva dolore persistente alle articolazioni, così come gli altri due manifestavano sintomi simili. I tre vivono nello stesso edificio, a una distanza di 2,5 chilometri dal più vicino di uno dei due casi segnalati a settembre, con un trascorso di spostamenti a Cervia. Nessuno di questi ultimi tre casi ha riferito di essersi recato all’estero o di aver visitato le zone colpite durante l’epidemia.

 

Siccome questi casi, all’inizio, non sono stati identificati, nessuna delle specifiche misure di controllo del vettore è stata intrapresa nella loro area di residenza. Tuttavia, da aprile a ottobre a Bologna sono state applicate le misure routinarie di disinfestazione utilizzando larvicidi nei luoghi pubblici. L’area del palazzo di residenza dei tre casi non era stata considerata area pubblica per il trattamento con larvicidi.

 

L’identificazione di questi casi suggerisce che la trasmissione può essersi verificata a 75 chilometri di distanza dal focolaio iniziale. Questo può essere stato causato dal importazione del virus nell’area dove i tre casi vivevano attraverso un paziente in fase viremica non identificato (per esempio, un caso asintomatico). Visto che il raggio di spostamento del vettore (mobilità attiva) è stimato essere inferiore a 1 km, un’altra possibile spiegazione è la mobilità passiva del vettore (per esempio, zanzare trasportate in automobile dal cluster iniziale). La sensibilità del sistema di sorveglianza fa leva sulla continua diffusione delle informazioni ai medici riguardo le caratteristiche cliniche della malattie (per esempio, febbre e forte artralgia), che dovrebbero avviare le indagini di laboratorio per la diagnosi dell’infezione da virus chikungunya. Il presente report sottolinea la necessità di rinforzare le azioni di informazione e sorveglianza.

 

Leggi anche l’editoriale sull’importanza di un sistema sensibile e tempestivo.