Relazione al parlamento 2022
Ogni anno, la “Relazione al Parlamento sullo stato delle conoscenze e delle nuove acquisizioni in tema di diabete mellito - Legge 16 marzo 1987, n. 115, recante Disposizioni per la prevenzione e la cura del diabete mellito” fornisce una panoramica sul diabete e sull’impegno messo in campo per contrastarlo. A maggio 2022 è stata pubblicata la Relazione al Parlamento diabete 2021, che analizza il periodo 2019-2020.
I dati
Il testo si apre con l’analisi dei dati di prevalenza del diabete in Italia e nel mondo. Secondo quanto riferito dalla International Diabete Federation (IDF) nel 2021 quasi il 10% della popolazione adulta mondiale è diabetica (536,6 milioni di persone) e 1,2 milioni di bambini e adolescenti (età <19 anni) hanno il diabete di tipo I. In Italia, il diabete interessa una percentuale di popolazione minore (il 5,6% nella rilevazione ISTAT e il 4,7% nei dati della sorveglianza di popolazione 18-69 anni intervistata da PASSI). Entrambi i sistemi di indagine rilevano prevalenze più alte tra le regioni del Sud rispetto a quelle del Centro e del Nord Italia.
Uso dei farmaci per il diabete
Secondo il Rapporto OsMed 2020 dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), nel periodo 2014-2020 il consumo di farmaci per il diabete si è mantenuto pressoché costante, passando da 61,8 a 64,6 DDD (dosi definite die) ogni mille abitanti/die, con una variazione media annuale di circa l’1%. Le Regioni del Sud hanno un consumo del 33% superiore a quello del Nord (76,7 vs 57,6 DDD) e del +19% rispetto alla media nazionale (64,6 DDD).
Organizzazione delle attività diabetologiche durante l’emergenza COVID-19
Allo scopo di verificare l’impatto dell’emergenza pandemica da SARS-CoV-2 sui Servizi di diabetologia, nel periodo febbraio-marzo 2021, l’Associazione medici diabetologi (AMD) ha condotto un’indagine tra i propri iscritti per misurare l’effetto della pandemia sul volume di assistenza erogata nelle diabetologie italiane e analizzare le soluzioni messe in campo durante il lockdown. Tra i risultati:
- l’87% dei partecipanti alla survey ha riferito che nel proprio centro le attività sono state ridotte durante il periodo di lockdown
- in media, le visite in presenza sono state ridotte del 70% ma per la quasi totalità dei partecipanti (92,4%) le visite in presenza sono state garantite per i casi urgenti, mentre due terzi dei partecipanti hanno riferito che le visite sono state garantite alle donne con diabete in gravidanza e ai nuovi casi di diabete di tipo 1
- nella quasi totalità dei casi (98,2%) sono state adottate misure per ridurre il rischio di trasmissione del virus
- il 96% dei partecipanti ha dichiarato che nel proprio centro sono state messe in atto misure per facilitare il rinnovo del piano terapeutico, mentre due terzi dei partecipanti ha riferito che è stato possibile garantire la distribuzione diretta di farmaci e presidi attraverso la farmacia ospedaliera (43%) o la diabetologia (24%)
- nella maggior parte dei centri (88%) sono state implementate attività a distanza (come televisita, teleconsulto, ecc) per garantire la continuità assistenziale, soprattutto contatto telefonico (82,2%) o email (72%)
- il 46% dei partecipanti ha dichiarato che durante il lockdown non sono state modificate le attività di consulenza diabetologica per i pazienti ricoverati in ospedale, mentre il 38% ha riferito che le attività sono continuate solo a distanza, nell’8% dei casi le consulenze sono state abolite.
La prevenzione del diabete e le sue complicanze
La relazione ricorda le azioni intraprese a livello nazionale per ridurre il carico di malattia secondario al diabete, sia come patologia a sé stante sia nell’ambito più generale del contrasto alle patologie croniche. Tra queste:
- il programma Guadagnare Salute, che mira ad agire sui fattori ambientali e sui determinanti socio-economici che condizionano l’insorgenza delle malattie croniche, promuovendo interventi lungo tutto il corso della vita (lifecourse approach) e agendo, attraverso politiche intersettoriali, secondo i principi della “Salute in tutte le politiche” (Health in All Policies)
- i piani nazionali della prevenzione:
- i PNP 2005-2009 e 2010-2013 hanno individuato l’obesità e il diabete tra i problemi di salute prioritari del Paese e prevedevano la realizzazione di progetti regionali finalizzati a prevenirne le complicanze tramite l’adozione di programmi di gestione integrata della patologia
- il PNP 2014-2019 ha considerato il diabete nell’ambito della prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili (MCNT), in accordo con il Global Action Plan for the Prevention and Control of Noncommunicable Diseases 2013-2020 dell’OMS
- il PNP 2020-2025, relativamente alla prevenzione delle MCNT, è orientato al rafforzamento e al miglioramento delle azioni e dei risultati ottenuti con i precedenti PNP e indirizza la programmazione verso interventi in grado di agire trasversalmente sui diversi determinanti di salute e di equità
- le linee di indirizzo sull’attività fisica: in linea con il PNP 2020-2025 questo documento ribadisce la necessità di supportare l’attività fisica attraverso un’ampia collaborazione intersettoriale, in modo che azioni adottate nell’ambito di settori differenti si muovano insieme per raggiungere lo stesso obiettivo di salute
- le attività di comunicazione sul diabete, realizzate in occasione della Giornata mondiale sul diabete, il 14 novembre
- il piano sulla malattia diabetica, che mira a definire alcuni obiettivi strategici per migliorare le attività di prevenzione, cura e riabilitazione del diabete e favorire percorsi che garantiscano al paziente uniformità di risposte e continuità di tutela
- le Joint Action internazionali CHRODIS e CHRODIS Plus, pensate per facilitare lo scambio e il trasferimento di “buone pratiche” tra i Paesi partner, identificando i migliori approcci per la prevenzione e la cura delle malattie croniche, in particolare di malattie cardiovascolari, ictus e diabete di tipo 2, con un focus specifico sulla promozione della salute, la multimorbosità e la gestione del diabete
- le attività di urban health per promuovere una pianificazione urbana che concorra a promuovere stili di vita salutari
- la health literacy, ovvero l’abilità del cittadino a comprendere, accedere e utilizzare al meglio le informazioni, in modo da promuovere e mantenere lo stato di salute. L’Italia è entrata a far parte del Network Measuring Population and Organizational Health Literacy (Rete M-POHL) che tra il 2019 e il 2021 si è proposta di effettuare una survey per stabilire la “linea di partenza” del livello di HL, sulla cui base programmare azioni di politica sanitaria per migliorare l’HL e da cui partire per monitorare nel tempo gli esiti di tale programmazione sullo stato di salute.