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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Psn 2006-2008: occhio alla sorveglianza

Luisa Sodano – Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm), ministero della Salute

 

Il Piano sanitario nazionale 2006-2008 fa esplicito riferimento all’opportunità di implementare sistemi di sorveglianza sindromica per migliorare la capacità di identificare le emergenze di salute pubblica (capitolo 5, paragrafo 5.8). Questi sistemi utilizzano in genere dati prediagnostici come segni e sintomi di malattie non ancora definite.

 

Il Psn sottolinea che questo tipo di sorveglianza integra e non sostituisce i sistemi di sorveglianza già esistenti. Inoltre, raccomanda di attivare prioritariamente la sorveglianza sindromica a livello dei servizi assistenziali dei emergenza, come quelli di Pronto soccorso e i Centri antiveleni (Cav).

 

La scelta fatta nel Psn è in parte giustificata dal fatto che in Italia la popolazione spesso ricorre a questi servizi anche per condizioni non caratterizzate da urgenza assistenziale: per esempio, dai dati relativi ai Pronto soccorso risulta che l’85% degli accessi presenta urgenza differibile (triage bianco e verde). Ci sarebbe, quindi, la possibilità concreta di attivare sistemi di sorveglianza sindromica basati sugli accessi ai Pronto soccorso e sulle consulenze effettuate dai Cav che potrebbero intercettare gli eventi in prossimità del primo manifestarsi dei segni e sintomi.

 

Nel nostro Paese la prima esperienza di sorveglianza sindromica è stata fatta in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino 2006, sulla scia di esperienze simili durante i Giochi di Atlanta nel 1996, di Sydney nel 2000, di Salt Lake City nel 2002 e di Atene nel 2004. Come nel caso degli eventi precedenti, anche le Olimpiadi di Torino 2006 hanno registrato un impatto limitato in termini di sanità pubblica, nonostante la concentrazione di persone e la notevole pressione sulle infrastrutture (alberghi, servizi di catering ecc). Inoltre, pur in assenza di valutazioni conclusive dei risultati, è emerso uno scarso contributo della sorveglianza sindromica all’individuazione di cluster di malattia per i quali intervenire con tempestività.

 

D’altronde, nonostante la sempre maggiore diffusione dei sistemi di sorveglianza sindromica (solo negli Usa, secondo i Centers for Disease Control and Prevention, ne sarebbero stati attivati in 100 località diverse), non ci sono ancora evidenze definitive sulla loro efficacia nel rilevare cluster di malattia più precocemente e nel promuovere risposte più tempestive rispetto ai sistemi di sorveglianza tradizionali, basati sulla diagnosi clinica di malattia. Il dibattito in proposito è ancora in corso. In generale, esiste un accordo sulla necessità di ulteriori approfondimenti sull’utilità, ad esempio, della sorveglianza sindromica nella precoce identificazione di cluster correlati al bioterrorismo, comunque difficili da rilevare con tempestività anche con altri sistemi.

La sperimentazione nel Lazio della sorveglianza sindromica basata sugli accessi ai Pronto soccorso, avviata nell’ambito del programma del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie, sarà un’occasione utile per verificare l’indicazione contenuta nell’ultimo Psn.