Sintomi depressivi nella popolazione adulta italiana: i dati Passi 2008-2011
Il disturbo depressivo maggiore è un disturbo che si presenta con tono dell’umore particolarmente basso per un periodo abbastanza lungo, sofferenza psicologica, fatica nel prendersi cura del proprio aspetto e della propria igiene, riduzione e peggioramento delle relazioni sociali, tendenza all’isolamento, difficoltà sul lavoro o a scuola, peggioramento del rendimento. I sintomi più frequenti sono: stato d’animo di tristezza, abbattimento; perdita di piacere e interesse; cambiamenti nell’appetito; disturbi del sonno; agitazione, irrequietezza o al contrario rallentamento; riduzione dell’energia, facile stanchezza e spossatezza; senso di valere poco, senso di colpa eccessivo; difficoltà di concentrazione, incapacità di pensare lucidamente; pensieri ricorrenti che non vale la pena di vivere o pensieri di morte e di suicidio. In genere una persona depressa ha i sintomi appena riportati, non necessariamente tutti, ma dovrebbe averne almeno uno dei primi due e almeno cinque complessivamente.
In Europa, il solo disturbo depressivo maggiore rende conto del 6% del carico (burden) totale di sofferenza e disabilità legato alle malattie. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, attualmente questo disturbo è al terzo posto in ordine di importanza per il carico che provoca e, se non verrà contrastato, salirà al secondo entro il 2020 e al primo entro il 2030. Da un punto di vista di salute pubblica, quindi, il disturbo depressivo maggiore costituisce uno dei problemi più seri e una delle maggiori fonti di carico assistenziale e di costi per il Servizio sanitario nazionale.
Più episodi di depressione maggiore si sono avuti, più è facile averne di nuovi. Circa il 50% delle persone, dopo avere avuto un primo episodio di depressione ne ha un secondo; dopo tre episodi, la probabilità di averne un quarto è del 90%. Nelle sue manifestazioni estreme il disturbo depressivo maggiore può portare al suicidio, a causa del quale muoiono in Italia circa 4 mila persone ogni anno. In Italia, secondo le stime dello studio Esemed, ogni anno oltre un milione e mezzo di adulti soffre di un disturbo depressivo.
La depressione può insorgere a varie età e diversi strumenti possono essere utilizzati come indicatori della frequenza del problema tra i giovani, gli adulti e gli anziani. Per quanto riguarda gli adulti, il sistema di sorveglianza Passi rileva quanto riferito da persone tra i 18 e i 69 anni di età, ovviamente escludendo finalità diagnostiche e solo allo scopo di focalizzare l’attenzione di operatori sanitari sull’importanza di servizi rivolti a questo tipo di sofferenza nella popolazione considerata socialmente e lavorativamente “attiva”.
Nel sistema Passi sono rilevati i sintomi depressivi fondamentali (i sintomi di umore depresso e perdita di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività) utilizzando un test validato, il Patient Health Questionnaire-2 (Phq-2). Il Phq-2 è uno strumento di screening derivato dal Patient Health Questionnaire-9 con soddisfacente sensibilità e specificità. In ambito clinico il Phq-2 consente di individuare le persone con probabile disturbo depressivo da indirizzare ai servizi specialistici, solo in questo contesto e con strumenti diagnostici più accurati sarà possibile fare diagnosi di un disturbo depressivo. In ambito di sorveglianza il Phq-2 consente di individuare le persone con probabile disturbo depressivo. Con i dati rilevati vengono effettuate misure di prevalenza e di caratterizzazione delle persone “probabilmente” depresse con, patologie croniche, stili di vita e altri fattori anche sociali rilevati nello stesso sistema.
I dati rilevati da Passi
Nel periodo 2008–2011, i sintomi depressivi vengono riferiti da una quota non trascurabile della popolazione adulta: circa il 7% delle persone fra 18 e 64 anni di età. A soffrirne maggiormente sembrano essere le persone più anziane, le donne (9%), chi dichiara di avere molte difficoltà economiche (16%), le persone con più basso livello di istruzione (12%), coloro che non hanno un lavoro regolare (9%), chi vive solo (10%) e coloro che sono affetti da almeno una patologia cronica (14%) fra quelle indagate nella sorveglianza (vedi figura 1).
Figura 1. Sintomi depressivi nella popolazione italiana, per caratteristiche anagrafiche e socio-economiche e presenza di patologie croniche. Dati Passi 2008-2011. Prevalenza percentuali e relativi intervalli di confidenza (IC95%).
Tuttavia, accade spesso che queste caratteristiche siano associate fra loro (si pensi ad esempio all’essere anziani, soffrire di una malattia cronica, vivere da soli). Un’analisi multivariata risulta pertanto più efficacemente informativa perché “quantifica” l’associazione fra esito (sintomi depressivi) e ogni singola caratteristica indagata (sesso, età, istruzione, ecc) al “netto” della presenza di tutte le altre (vedi figura 2). Dunque, l’analisi multivariata (condotta attraverso un modello logistico) conferma l’associazione dei sintomi di depressione con tutte queste caratteristiche ad eccezione dell’età (almeno nell’intervallo 18-69 anni) e mostra come fra tutte quella più significativamente rilevante sia l’avere molte difficoltà economiche. La probabilità di riferire di soffrire di sintomi depressivi per una persona con molte difficoltà economiche è tre volte superiore a quella di una persona che non ne ha, a parità di sesso, età, istruzione e tutte le altre condizioni indagate.
Figura 2. Sintomi depressivi nella popolazione italiana: analisi multivariata (modello logistico), per caratteristiche anagrafiche e socio-economiche e presenza di patologie croniche. Dati Passi 2008-2011. Stima degli Odds Ratio e relativi intervalli di confidenza (IC95%).
Le associazioni con le variabili socio-demografiche riscontrate in Passi sono simili a quelle osservate in molti studi epidemiologici sui disturbi depressivi. L’eccesso di depressione nelle donne si riscontra sia in studi di popolazione come l’Esemed che in studi condotti tra le persone che si rivolgono al proprio medico di medicina generale. Anche le associazioni con lo stato di convivenza, con lo stato lavorativo e con la presenza di malattie croniche sono state osservate nella maggior parte della letteratura epidemiologica attualmente disponibile.
Il dato sull’associazione con le difficoltà economiche, risultate essere il fattore di rischio più rilevante, fa riflettere in un periodo, come quello attuale, di grave crisi economica mondiale e possibili scenari futuri non rassicuranti. Vi sono infatti diverse evidenze sulla relazione esistente tra crisi economica globale e aumento di disturbi e condotte psicopatologiche. Ad esempio uno studio ha mostrato che dal 2009 al 2011 vi è stato un aumento del 36% dei tentativi di suicidio in Grecia (conomou et al. 2011). La stessa cosa è stata osservata in Spagna a seguito della crisi del sistema bancario degli anni ’70 e ’80 (Stuckler et al., 2009). Sarà importante per il futuro mantenere le osservazioni su questo importante aspetto della salute certamente da proteggere e preservare anche come punto fondamentale della nostra capacità di crescita economica.
Per approfondire i dati Passi sulla depressione consulta il capitolo dedicato del rapporto nazionale Passi 2011.
Riferimenti
- Kroenke K, Spitzer RL, Williams JBW (2003) The Patient Health Questionnaire-2: validity of a two-item depression screener. Med Care 41:1284-1292
- Mazzotti E, Fassone G, Picardi A, Sagoni E, Ramieri L, Lega I, Camaioni D, Abeni D, Pasquini P (2003) Il Patient Health Questionnaire (Phq) per lo screening dei disturbi psichiatrici: uno studio di validazione nei confronti dell’intervista clinica strutturata per il Dsm-IV asse I (Scid-I) [The Patient Health Questionnaire (PHQ) for the screening of psychiatric disorders: a validation study versus the Structured Clinical Interview for DSM-IV axis I (SCID-I)]. G Ital Psicopatol 9:235-242
- Economou M, Madianos M, Theleritis C,Peppou LE, Stefanis CN (2011). Increased suicidality and economic crisis in Greece. Lancet; 378: 1459.
- Stuckler D., Basu S., Suhroke M., Coutts A., Mc Kee M. (2009). The public health effect of economic crises and alternative policy responses in Europe: an empirical analysis,Lancet 374, 315-323.
* Staff centrale Passi: Paolo D’Argenio, Gianluigi Ferrante, Valentina Minardi, Maria Masocco, Valentina Possenti, Elisa Quarchioni - Direzione Cnesps-Iss.