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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro


Confronto di fonti informative per la sorveglianza dei suicidi e dei tentati suicidi in Italia

Marco Giustini1, Laura Settimi2, Pascal Vignally2,3 e Franca Davanzo4

1Dipartimento di Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria, Istituto Superiore di Sanità, Roma

2Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Roma

3Laboratoire de Santé Publique, Faculté de Médecine, Marsiglia

4Centro Antiveleni di Milano, Ospedale Niguarda Cà Granda, Milano

 

Si stima che nel mondo ogni anno oltre 800.000 persone perdano la vita per suicidio. Nella Regione Europea, dove nel 2002 si sono contate 164.000 vittime per autolesione, il suicidio rappresenta la prima causa di morte violenta. L’Italia è uno dei Paesi europei con il più basso tasso di mortalità per suicidio (1), tuttavia i decessi annuali attribuiti a questa causa sono circa 4.000 ed è stata recentemente stimata una prevalenza di tentati suicidi nella popolazione generale pari allo 0,5% (2). Il fenomeno, nel suo insieme, richiede, dunque, un’attenta sorveglianza in grado di orientare le strategie di prevenzione e di valutarne le ricadute (3, 4).

 

Le principali fonti informative attualmente disponibili in Italia per una sistematica rilevazione e analisi dei suicidi e dei tentati suicidi comprendono i dati ISTAT di mortalità e le schede di dimissione ospedaliera (SDO). Inoltre, per quanto riguarda gli avvelenamenti, risulta di particolare interesse la casistica presa in esame dai Centri Antiveleni (CAV).

 

In considerazione di questi aspetti, il presente contributo ha l’obiettivo di analizzare le informazioni che possono essere ricavate dalle diverse fonti di dati e confrontarle tra loro. Per quanto riguarda i decessi, sono stati presi in esame i casi rilevati dall’ISTAT nel periodo 1990-2003 per l’analisi dei trend temporali (ICD9 E950-E959 fino al 2002 e ICDX X60-X84 per il 2003), mentre è stato effettuato un approfondimento sulle caratteristiche del fenomeno utilizzando i soli dati del 2003 (n. 4.075). I ricoveri ospedalieri per tentati suicidi sono stati identificati estraendo dalle SDO riferite al 2003 tutti i casi di ricovero con diagnosi di trauma (ICD9-CM 800-999) e dinamica autolesiva (codice 5) (n. 26.664); la disamina dei tentati suicidi per avvelenamento si è basata su 7.038 casi presi in esame nel 2005 dal CAV di Milano, principale centro di riferimento nazionale, cui perviene circa il 60% delle richieste di consulenza tossicologica per casi di esposizione umana sia di tipo accidentale che volontario (5).

 

L’analisi del trend storico della mortalità per suicidio, effettuata su un periodo di 14 anni, ha evidenziato che in Italia il fenomeno è stabile, con tassi annuali - standardizzati usando la popolazione europea come riferimento (6) - che oscillano tra 9,6 e 11,7 decessi per 100.000 abitanti negli uomini, e tra 2,7 e 3,6 decessi per 100.000 abitanti nelle donne (Figura).

 

La mortalità per suicidio è risultata direttamente associata all’età, con tassi che nella classe 15-29 anni sono risultati pari a 7,6 decessi per 100.000 tra gli uomini e 1,7 decessi per 100.000 tra le donne, mentre tra gli ultraottantenni hanno assunto valori pari a 38,4 decessi per 100.000 tra gli uomini e 6,2 decessi per 100.000 tra le donne. L’età mediana alla morte è risultata pari a 54 anni per gli uomini e 57 anni per le donne, con il primo e terzo quartile a 38 e 71 anni e a 41 e 72, rispettivamente.

 

La distribuzione geografica dei suicidi ha messo in evidenza come in alcune province del Nord Italia questo fenomeno sia particolarmente frequente. Le province individuate comprendono Aosta (16,4 decessi per 100.000 abitanti), Belluno (15,8 decessi per 100.000 abitanti), Sondrio (15,5 decessi per 100.000 abitanti), Verbania (14,2 decessi per 100.000 abitanti) e Cuneo (14,0 decessi per 100.000 abitanti). Inoltre, è stata osservata una differenza statisticamente significativa tra i comuni che hanno più di 500.000 abitanti (Torino, Genova, Milano, Roma, Napoli e Palermo), caratterizzati da una più bassa mortalità per suicidio, e i comuni con una popolazione compresa tra 250.000 e 500.000 (Verona, Venezia, Bologna, Firenze, Bari, Messina e Catania) (5,6 decessi per 100.000 vs 7,3 decessi per 100.000, p < 0,001).

 

Per ambo i generi è emerso un andamento stagionale di tipo monotòno, con un picco positivo nel mese di maggio, al quale si contrappone un minimo di osservazioni di casi nel mese di dicembre. Il differenziale tra questi due mesi, espresso in termini di valore mediano dei numeri indice (7), è risultato essere superiore al 35%. Le modalità di suicidio sono risultate differenziate tra uomini e donne. Infatti, tra gli uomini l’impiccagione è stata riportata per circa il 49% dei casi, seguita dal salto da luogo elevato (16%) e da lesioni da arma da fuoco (16%), mentre tra le donne la principale modalità di suicidio è risultata essere il salto da luogo elevato, riportato da circa il 38% dei casi, seguita dall’impiccagione (30%) e dall’avvelenamento (10%). I ricoveri ospedalieri per tentato suicidio identificati tramite le SDO sono stati caratterizzati da una più elevata frequenza di pazienti di genere femminile (58%) rispetto a quelli di genere maschile (42%). Per entrambi i generi l’età mediana dei soggetti ricoverati è risultata pari a 60 anni (con il primo e terzo quartile a 36 e 75 anni per gli uomini e a 34 e 79 per le donne). La durata media del ricovero è risultata pari a 9 giorni. Per ambedue i generi le diagnosi più frequenti hanno riguardato fratture degli arti (38% tra le donne e 25% tra gli uomini). Le altre cause di ricovero ospedaliero di maggior rilievo sono state:

  • avvelenamento (20% tra le donne e 13% tra gli uomini);
  • trauma cranico e spinale (17% tra le donne e 21% tra gli uomini);
  • ferite aperte (5% tra le donne e 13% tra gli uomini).

I casi di tentato suicidio gestiti dal CAV di Milano nel 2005 hanno rappresentato circa il 19% dell’insieme della casistica esaminata nel corso dello stesso anno (8). Circa il 70% di questi pazienti è risultato di genere femminile e il 30% di genere maschile. L’età mediana è risultata pari a 35 anni per le donne (primo e terzo quartile a 24 e 47 anni) e a 36 anni per gli uomini (primo e terzo quartile a 28 e 49 anni). La distribuzione per genere e classe di età ha evidenziato una più elevata presenza femminile nelle fasce di età più giovani (85% tra i soggetti con meno di 20 anni, 69% tra i soggetti con età compresa tra 20 e 50 anni, 65% per i soggetti con più di 50 anni).

 

Circa l’83% dei casi è stata esposta a farmaci, il 14% a non farmaci e l’8% a farmaci e non farmaci. Gli agenti più frequentemente riportati sono stati: psicolettici (43%); antidepressivi (23%); analgesici (13%); anticonvulsivanti (11%); farmaci cardiovascolari (7%); alcolici (7%).

 

Gli antiparassitari di uso agricolo, cui è stato attribuito l’1% dei tentati suicidi, hanno rappresentato l’unica categoria di esposizione con una percentuale più elevata negli uomini (65%). Circa il 45% dei casi ha assunto più di un agente, per un totale di 10.931 esposizioni rilevate. Le combinazioni più frequenti sono state psicolettici con altri farmaci (30%), principalmente antidepressivi (12%) e anticonvulsivanti (5%). L’assunzione di alcol in combinazione con farmaci è stata riportata per il 6% dei casi, di cui il 3% esposto a psicolettici.

 

La disamina dei dati disponibili ha permesso una prima caratterizzazione del fenomeno dei suicidi e tentati suicidi nelle sue diverse articolazioni in Italia. Inoltre, ha evidenziato come nei piani di sorveglianza dedicati a questo fenomeno risulti importante prendere in esame le diverse fonti informative disponibili e integrarle tra di loro.

 

Di particolare interesse per la caratterizzazione e la prevenzione dei tentati suicidi per avvelenamento sono risultati i dati dei CAV, il cui dettaglio informativo permette di evidenziare gli agenti verso cui indirizzare, in via prioritaria, interventi di prevenzione mirati.

 

Riferimenti bibliografici

1. Sethi D, Racioppi F, Baumgarten I, Vida P. (Ed). Injuries and violence in Europe, why they matter and what can be done. WHO; 2006.

2. Scocco P, de Girolamo G, Vilagut G, et al. Prevalence of suicide ideation, plans, and attempts and related risk factors in Italy: results from the European study on the epidemiology of mental-disorders-world mental health study. Comprehensive Psychiatry 2008;49:13-21.

3. Nordentoft M, Quin P, Helweg-Larsen K, et al. Restrictions in means for suicide: an effective tool in preventing suicide: the Danish experience. Suicide Life Threat Behav 2007;37:688-97.

4. Ajdacic-Gross V, Weiss MG, Ring M, et al. Methods of suicide: international suicide patterns derived from the WHO mortality database. Bull World Health Org 2008;86:726-32.

5. Mucci N, Alessi M, Binetti R, et al. Profilo delle intossicazioni acute in Italia. Analisi dei dati registrati dai Centri Antiveleni. Ann Ist Super Sanità 2006;42(3):268-76.

6. WHO. European health for all database (HFA-DB). Disponibile all'indirizzo: http://data.euro.who.int/hfadb/

7. Spiegel M.R. Statistica. Milano: Etas Kompass Libri; 1973.

8. Davanzo F, Settimi L, Sesana F, et al. Sorveglianza delle esposizioni pericolose: la casistica rilevata dal Centro Antiveleni di Milano nel 2005. Not Ist Super Sanità - Inserto BEN 2008;2(3):ii-iv.