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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Il continente africano è dichiarato libero dalla Polio: la sfida continua tra Salute Globale e Copertura Sanitaria Universale

Il 25 agosto 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha annunciato che il continente africano è polio-free, perché sono trascorsi quattro anni dall’ultimo caso registrato. Con questo annuncio cinque delle sei Regioni OMS sono state dichiarate libere dalla polio: le Americhe nel 1994, l’Europa nel 2002, il Sud-Est asiatico nel 2014 e la Regione del Pacifico nel 2000. Si dovrà ancora mantenere efficiente il sistema di sorveglianza, ma è un enorme passo avanti sulla strada dell’eradicazione del virus. Il poliovirus infatti ha nell’uomo l’unico ospite e può essere eliminato se non vi sono più casi umani per un periodo sufficiente. Sarebbe la seconda malattia infettiva a essere eradicata dopo il vaiolo, dichiarato eradicato nel 1980.

 

Un po’ di storia

Questi risultati si devono in buona parte alla Global Polio Eradication Initiative (GPEI), partnership pubblica-privata lanciata dall’OMS nel 1988, anno durante il quale sono rimasti paralizzati 350.000 bambini in 125 Paesi.

 

Nel 1996, quando la polio era responsabile, nel solo continente africano, della paralisi di circa 75mila bambini ogni anno, i capi di Stato riuniti nella 32ma sessione ordinaria dell’Organizzazione per l’unità africana a Yaoundé, in Camerun, si impegnarono formalmente nella lotta all’eradicazione di questa malattia. Fu Nelson Mandela che lanciò la campagna Kick Polio Out of Africa e, grazie al suo carisma, mobilitò gli altri leader africani (e sponsor) e li convinse a intensificare gli sforzi. Un impegno che ha salvato 1,8 milioni di bambini dalla paralisi e ha salvato almeno 180.000 vite. Gli ultimi casi nel continente risalgono al 2016, in Nigeria, dove l’OMS ha condotto una difficile campagna di vaccinazione che ha richiesto il supporto dell’esercito nazionale per fronteggiare i boicottaggi dovuti ai timori sulla sicurezza del vaccino, la presenza di jihadisti e gruppi estremisti e l’assassinio di alcuni operatori sanitari che partecipavano alle campagne.

 

Lo scenario attuale

Secondo le ultime statistiche i casi di polio sono diminuiti di oltre il 99% e, dai circa 350mila casi stimati in più di 125 Paesi endemici si è arrivati a 175 casi segnalati nel 2019. Ottenere questo successo è costato 17 miliardi di dollari fino al 2018 (l’eradicazione del vaiolo ha richiesto 280 milioni di dollari e 14 anni).

 

La situazione globale rimane però motivo di grande preoccupazione con un aumento del numero di casi del polio di tipo 1 (WPV1), l’unico ancora presente dopo l’eradicazione del tipo 2 e del tipo 3, iniziato nel 2019 e che continua anche nel 2020. Quest’anno ci sono stati 70 casi di WPV1 al 16 giugno 2020, rispetto ai 57 dello stesso periodo nel 2019, che sembra confermare la tendenza al rialzo.

 

Fonte: WHO http://polioeradication.org/polio-today/polio-now/

 

Il Pakistan e l’Afghanistan sono gli unici due Paesi del mondo in cui la poliomielite è ancora endemica. Tuttavia, la loro situazione geopolitica rende difficile realizzare una campagna vaccinale come quella nigeriana. Entrambi hanno ampie zone di guerra, più o meno dichiarata, con villaggi di montagna difficilmente raggiungibili, profughi in movimento, anche attraverso il lungo e incontrollato confine tra i due Paesi, servizi sanitari carenti e non sempre accessibili senza mezzi di trasporto.

 

La polio causa sofferenza e disabilità e grava a lungo su famiglie e sistemi sanitari, spesso già allo stremo. Non esiste nessuna cura, solo la prevenzione attraverso il rispetto delle norme igieniche e la vaccinazione.

 

Che esista una stretta relazione tra guerra e salute è chiaro e dimostrato. Ricordiamo anche quello che è successo in Siria: dopo lo scoppio della guerra c’è stato un crollo della copertura vaccinale, un deterioramento delle condizioni igieniche, e di conseguenza nuovi casi di polio.

 

La guerra inoltre impedisce alle persone di accedere a servizi di prevenzione e cura, mentre secondo il modello della Primary Health Care, dall’OMS ritenuto il più idoneo a migliorare lo stato di salute globale, l’accessibilità dei servizi sanitari è uno dei principi di base.

 

Non si tratta solo di malattie infettive, ma di un accesso alle cure per tutte le patologie. Nel caso della polio, i successi riportati da 32 anni di campagne vaccinali nei villaggi più remoti, sono stati possibili solo con la collaborazione dei laboratori e del servizio sanitario a livello locale e centrale e con il coinvolgimento delle comunità locali (volontari di comunità, leader religiosi e tradizionali, genitori). È necessario un sistema ben organizzato e accessibile a tutti che possa garantire la Copertura Sanitaria Universale.

 

La dichiarazione di questi giorni, da considerare una pietra miliare, richiama comunque la necessità di un impegno costante per rafforzare l’immunizzazione e i sistemi sanitari nella Regione africana per proteggere i progressi contro la poliomielite selvaggia e per contrastare la diffusione del poliovirus derivato da vaccino di tipo 2 (cVDPV2), ancora presente in 16 Paesi della Regione. Sacche di popolazioni non vaccinate significano che tale virus continua a rappresentare una minaccia e il rischio è amplificato dalle interruzioni della vaccinazione a causa del COVID-19, che hanno reso le comunità più vulnerabili alle epidemie di cVDPV2.

 

Una nuova sfida

Per fronteggiare questa nuova sfida è stata avviata la “Strategia per la risposta al poliovirus derivato dal vaccino circolante di tipo 2, 2020-2021”. La prima fase di questa campagna ha visto la creazione di un team di 20 esperti in operazioni e gestione delle vaccinazioni, epidemiologia, logistica e comunicazioni, provenienti dai principali partner di GPEI. Il gruppo di lavoro è stato definito nel settembre 2019 ed è attualmente coordinato dall’Ufficio regionale dell’OMS per l’Africa che ha sede a Brazzaville.

 

Le risorse e le competenze utilizzate per eliminare la poliomielite selvaggia hanno contribuito in modo significativo alla salute pubblica dell’Africa e ai sistemi di risposta alle epidemie. Il programma contro la polio fornisce benefici per la salute di vasta portata alle comunità locali, dal sostegno alla risposta della regione africana al COVID-19 al rafforzamento dell’immunizzazione di routine contro altre malattie prevenibili con il vaccino.

 

Purtroppo la polio può essere reintrodotta anche in Paesi dove era scomparsa da tempo se non vengono mantenute coperture vaccinali adeguate. Finché un solo caso di polio ci sarà nel mondo la battaglia non sarà vinta. Un esempio potente del concetto di Salute Globale e di Copertura Sanitaria Universale.

 

Data di pubblicazione: 3 settembre 2020

Testo scritto da: Silvia Declich, Centro Nazionale per la Salute Globale - ISS