English - Home page

ISS
Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro

 

Importanza per la salute

 

30 maggio 2013 - Nel 2011, in Italia, si sono registrati 205.638 incidenti stradali con lesioni a persone, di cui 3860 mortali. Con questi dati, l’Italia conferma una costante tendenza alla diminuzione del numero di incidenti e decessi che ha portato i primi a ridursi del 22% e i secondi del 44%, rispetto al 2001, nonostante il parco di veicoli sia, da allora, aumentato. Questo trend è in linea con la media europea, anche se ancora al di sotto dell’obiettivo europeo di un dimezzamento della mortalità causata da incidenti stradali nel decennio 2001-2011.

 

Circa un terzo di tutti gli incidenti stradali coinvolge un veicolo a due ruote (pdf 499 kb); questi veicoli sono stati coinvolti in 71.108 incidenti nel 2010, con 1244 decessi e 84.548 feriti. Oltre il 60% delle vittime ha un’età inferiore ai 45 anni. Anche questo tipo di incidente è in calo, ma i decessi si sono ridotti solo del 19% rispetto al 2001. Nonostante questi miglioramenti, gli incidenti stradali rappresentano ancora la prima causa di morte e disabilità tra i giovani, una causa ampiamente prevenibile.

 

Per prevenire gli incidenti stradali, nel 2004 l’Assemblea delle Nazioni Unite con la risoluzione A/RES58/289 Improving global road safety ha avviato il Decennio di Azione per la Sicurezza Stradale 2011-2021 promuovendo interventi di provata efficacia volti a rendere più sicuri i veicoli, le infrastrutture, le condizioni del traffico e i comportamenti di guida. Tra questi ultimi, i dispositivi di sicurezza individuali hanno mostrato di essere efficaci nel mitigare le conseguenze degli incidenti: si stima che, in Italia, l’uso generalizzato dei dispositivi di sicurezza (pdf 70 kb) farebbe risparmiare, ogni anno, più di 500 vite umane, oltre 1300 casi di disabilità e circa di 8900 ricoveri ospedalieri.

 

Raccomandazioni

Gli articoli 171 e 172 del codice della strada dispongono l’obbligo dell’uso del casco per chi va in moto, delle cinture di sicurezza per chi viaggia in auto. In più, è obbligatorio che i minori viaggino assicurati con dispositivi appropriati all’età ed alla taglia: seggiolini di sicurezza e adattatori per i più grandicelli.

 

La legge dell’obbligo da sola può non essere sufficiente a generalizzare l’uso dei dispositivi di sicurezza. Per far rispettare la legge, l’Oms ritiene essenziale che si attuino sistematici controlli e sanzioni, assieme a campagne di comunicazione volte ad aumentare la consapevolezza del pubblico sui rischi di incidenti e quelli di incorrere in sanzioni.

 

Il contesto internazionale e italiano

Secondo il Global Status on Road Safety 2013 dell’Oms, ammontano a più di un milione e duecentomila le persone che muoiono ogni anno sulle strade del mondo, con costi che assommano a miliardi di dollari. Così, gli incidenti stradali rappresentano l’ottava tra le principali cause di morte, a livello globale, la prima tra i giovani tra 15 e 29 anni. Si stima che il 50% dei deceduti è costituita da utenti della strada vulnerabili: pedoni, ciclisti e motociclisti. I Paesi che pagano il maggior tributo in termini di decessi sono quelli a medio reddito. Solo il 7% della popolazione mondiale è protetta da leggi che regolano i 5 principali rischi monitorati dall’Oms: limiti di velocità, limiti di alcolemia, obbligo di casco, cinture e seggiolini. Leggi anche la presentazione in italiano (pdf 1,9 Mb) del Global Status on Road Safety 2013.

 

In Italia, la popolazione è protetta da queste leggi, ma per quanto riguarda l’obbligo di uso dei dispositivi di sicurezza in auto e moto, non tutta la popolazione è protetta: l’uso della cintura anteriore non è generalizzato ed è ancora meno frequente in area urbana (rispetto alle strade extra-urbane) e nell’Italia meridionale. Anche il casco, nelle Regioni del Sud non è sempre indossato. Ma sono soprattutto i bambini e gli occupanti i sedili posteriori delle auto quelli più frequentemente non assicurati con sistemi di ritenuta. Questi fatti, e la mancata osservazione di miglioramenti rilevabili negli ultimi anni, ci dicono che i sistemi di controllo e sanzione non sono adeguati e che la comunicazione non è stata efficace nell’aumentare la consapevolezza di conducenti e viaggiatori, e neanche dei genitori.

 

Come Passi misura l’uso dei dispositivi di sicurezza individuale

Passi misura l’abitudine di usare i dispositivi di sicurezza, in auto e moto, in base alle dichiarazioni degli intervistati. Durante l’intervista si chiede a coloro che hanno viaggiato in auto, in città e fuori, il comportamento abituale per quanto riguarda l’uso della cintura di sicurezza anteriore e posteriore, e a coloro che sono stati in moto negli ultimi 12 mesi, se hanno usato il casco. Infine a coloro che convivono con minori di 7 anni, si chiede se hanno difficoltà a farli stare nel seggiolino, quando li trasportano in auto. Coloro che rispondono “sempre” sono classificati come persone con un comportamento abituale sicuro, nonché aderente al codice della strada. In base alle risposte sono calcolati gli indicatori sull’abitudine ad indossare sempre le cinture di sicurezza in auto e il casco in moto, nonché quelli sull’attitudine ad utilizzare i sistemi di ritenuta per i bambini sotto i 7 anni.

I dati riferiti relativi all’abitudine a indossare le cinture, quando interpretati per valutare il rispetto dell'obbligo di usare i dispositivi, forniscono in genere un quadro più favorevole di quello registrato con dati derivati dall’osservazione diretta, anche se è stato mostrato che esiste una buona correlazione tra le due misure.

 

Fornendo indicazioni su due dei pilastri della sicurezza stradale: uso dei dispositivi di sicurezza e guida sotto l’effetto dell’alcol, Passi rappresenta una risorsa per coloro che gestiscono la sicurezza stradale in Italia.

 

Consulta gli indicatori Passi

 

Cosa dicono i dati Passi

Per quanto riguarda l’abitudine di indossare le cinture di sicurezza, più dell’80% dei rispondenti che viaggiano in auto riferisce di indossare sempre la cintura quando è sul sedile anteriore, ma solo il 19% la indossa sempre, quando viaggia sul sedile posteriore. Più del 90% delle persone che, nei 12 mesi precedenti l’intervista, ha viaggiato su una moto come guidatore o passeggero, dichiara di aver indossato sempre il casco. È presente invece un importante gradiente territoriale, statisticamente significativo, tra Regioni del Nord e Centro Italia in cui l’uso dei dispositivi di sicurezza è più frequente, e Regioni del Sud. I gruppi di popolazione che usano di meno i dispositivi di sicurezza, sono i più giovani, gli uomini e coloro che hanno minore istruzione e minore reddito.

 

I dati Passi sono coerenti con quelli prodotti in Italia dal sistema di rilevazione Ulisse basato sull’osservazione diretta, secondo il quale poco più di 6 conducenti su 10 indossano la cintura, con un trend Nord-Sud simile a quello osservato da Passi, mentre più di 9 su 10 persone, indossano il casco in moto (solo 7 su 10 nelle Regioni meridionali). Leggi anche la scheda con il confronto tra i dati Passi e i dati Ulisse (pdf 60 kb).

 

Verso una sorveglianza integrata per la sicurezza stradale

I dati Passi forniscono un contributo alla sorveglianza perché, attraverso appropriati indicatori, consentono di monitorare abitudini e comportamenti, come la guida sotto l’effetto dell’alcol e l’uso dei dispositivi di sicurezza individuali, in segmenti specifici della popolazione. Tuttavia, i pianificatori e i decisori hanno l’esigenza di disporre di un monitoraggio più completo che comprenda gli esiti (incidentalità, ospedalizzazioni, mortalità, disabilità, costi, con l’individuazione dei punti critici della rete viaria e dei rischi specifici) e l’adozione di misure tese a rendere più sicuri la rete viaria, i veicoli e la guida. Ci sono già buoni esempi di un uso integrato dei dati, in connessione con gli organi istituzionali preposti e le associazioni coinvolte, a livello di regione e a livello di Asl. Scarica per esempio il report “Gli incidenti stradali in Toscana. 2012” (pdf 3,5 Mb).

 

Politiche per la sicurezza stradale a livello internazionale e nazionale

A livello internazionale, le Nazioni Unite hanno lanciato la Decade of Action for Road Safety 2011-2020, con l’obiettivo di arrestare l’attuale tendenza all’aumento della mortalità risparmiando milioni di vite umane, attuando strategie e programmi per la sicurezza stradale sostenibili, basati su 5 pilastri:

  1. migliorare la capacità di gestire in modo manageriale la sicurezza stradale
  2. rendere più sicure la rete viaria e la mobilità tenendo conto delle esigenze di sicurezza nella pianificazione urbana e in quella dei trasporti, e nella progettazione di strade più sicure, promuovendo il trasporto pubblico
  3. rendere i veicoli più sicuri
  4. rendere più sicuri gli utenti della strada, obbligandoli ad usare i dispositivi di sicurezza individuale e stabilendo limiti di velocità e limiti alcolemici con leggi chiare, senza scappatoie e con controlli e sanzioni adeguati ad ottenerne il rispetto
  5. migliorare la capacità di interventi di soccorso e assistenza per le vittime di incidenti stradali.

La sicurezza stradale in Italia ha fatto grandi passi avanti nell’ultimo decennio, portandoci a sfiorare il raggiungimento dell’obiettivo dell’Unione europea di dimezzare la mortalità da incidenti stradali nel decennio 2001-2011. Nel nuovo libro bianco (pdf 1,2 Mb), in cui è riportata la strategia disegnata dalla Commissione dell’Unione europea per il sistema dei trasporti fino al 2050, è presentata la visione di «zero vittime» nel trasporto su strada, con l’obiettivo intermedio di dimezzare il numero di vittime entro il 2020. In questo quadro, l’uso dei dispositivi di sicurezza, un caposaldo del programma, dovrà essere generalizzato in Italia attuando interventi che hanno mostrato efficacia nell’aumentarne l’uso. Questi interventi ricadono in parte, sotto la responsabilità delle forze dell’ordine, e sono realizzati mediante un aumento del numero di postazioni, pattuglie, controlli specifici e contravvenzioni, accompagnati da campagne informative volte ad indurre un cambiamento positivo anche in chi non ha ancora subito controlli.

 

In questa azione, il sistema sanitario ha un ruolo essenziale perché, oltre a soccorrere e curare i traumatizzati, possiede un patrimonio informativo che consente di fornire indicazioni sui gruppi della popolazione che sono a maggior rischio e sugli interventi preventivi efficaci. Il Piano della prevenzione 2010-2012 prevede una intensificazione degli sforzi del sistema sanitario per cooperare con gli organi che operano per aumentare l’uso dei dispositivi di sicurezza.

 

Risorse

 

Scheda indicatore

 

Definizioni operative

  1. Uso della cintura anteriore è l’abitudine di una persona che dichiara di indossarla sempre quando, viaggiando in città o fuori, è seduto sui sedili anteriori dell’auto.
  2. Uso della cintura posteriore è l’abitudine di una persona che dichiara di indossarla sempre quando, viaggiando in città o fuori, è seduto sui sedili posteriori dell’auto.
  3. Uso del casco in moto è l’abitudine di chi, tra coloro che nei 12 mesi precedenti l’intervista sono stati in moto, dichiara di indossare sempre il casco.
  4. Uso del seggiolino di sicurezza è la percezione di una persona che convive con un minore di 7 anni e dichiara che, quando il bambino è trasportato in auto, non ha alcuna difficoltà a farlo stare seduto e allacciato al seggiolino.

Durante l’intervista si chiede:

  1. a coloro che hanno viaggiato in auto, in città e fuori, il comportamento abituale per quanto riguarda l’uso della cintura di sicurezza anteriore
  2. a coloro che hanno viaggiato in auto, in città e fuori, il comportamento abituale per quanto riguarda l’uso della cintura di sicurezza posteriore
  3. a coloro che sono stati in moto (alla guida o come passeggeri) negli ultimi 12 mesi, se hanno usato il casco
  4. a coloro che convivono con minori di 7 anni, se hanno difficoltà a farli stare seduti e allacciati al seggiolino, quando li trasportano in auto.

La possibile risposta è graduata: mai, a volte, spesso, sempre, oppure inapplicabile, ad esempio nel caso in cui l’intervistato non viaggi in auto/in moto. Coloro che rispondono “sempre” sono classificati come persone con un comportamento abituale sicuro, nonché aderente al codice della strada.

 

Consulta anche le informazioni generali con le caratteristiche degli indicatori Passi, e gli approfondimenti dedicati.

 

Scheda indicatore: abitudine di indossare la cintura anteriore, in auto

 

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune della Asl e iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, in età 18-69 anni.

Numeratore

Persone di età 18-69 anni che viaggiano in auto (in città e fuori), e che, alla domanda sull’uso delle cinture di sicurezza quando stanno sui sedili anteriori, rispondono: “sempre”.

Denominatore

Rispondenti di età 18-69 anni che viaggiano in auto (in città e fuori) e che stanno sui sedili anteriori, inclusi coloro che dichiarano di essere esentati dall’uso della cintura.

Misure di frequenza

Prevalenza annuale (sulla popolazione di 18-69 anni), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

L’indicatore fa riferimento a un a un comportamento abituale.

Significato per la salute pubblica

L’uso corretto della cintura di sicurezza da parte di chi viaggia sui sedili anteriori dell’auto riduce il rischio di morte, in un incidente stradale, in media del 61%, a seconda del tipo di incidente: più efficace in collisioni frontali e ribaltamenti a velocità non eccessive.

L’uso della cintura di sicurezza è obbligatorio in Italia, in base al Codice della Strada Dlgs 285/1992 art. 172.

Limiti dell’indicatore

L’indicatore  è soggetto a distorsione legata alla desiderabilità sociale del comportamento e all’obbligo di legge, che spingono il rispondente a dichiarare di usare il dispositivo più spesso di quanto in realtà accada.

Validità dell’indicatore

Nella valutazione dell’adesione alle raccomandazioni per la sicurezza stradale e il rispetto del codice della strada, l’indicatore, quando confrontato con la frequenza d’uso derivata dall’osservazione diretta, mostra una tendenza alla sovrastima. Mostra però anche una buona correlazione con tale misura che lo rende utile per valutare le differenze territoriali e i trend temporali.

 

Scheda indicatore: abitudine di indossare la cintura posteriore, in auto

 

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune della Asl e iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, in età 18-69 anni.

Numeratore

Persone di età 18-69 anni che viaggiano in auto (in città e fuori), e che, alla domanda sull’uso delle cinture di sicurezza quando stanno sui sedili posteriori, rispondono: sempre.

Denominatore

Rispondenti di età 18-69 anni che viaggiano in auto (in città e fuori) e che stanno sui sedili posteriori, inclusi coloro che dichiarano di essere esentati dall’uso della cintura.

Misure di frequenza

Prevalenza annuale (sulla popolazione di 18-69 anni), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

L’indicatore fa riferimento a un comportamento abituale.

Significato per la salute pubblica

In caso di incidente, il fatto che i viaggiatori sui sedili posteriori indossino correttamente la cintura di sicurezza riduce sostanzialmente il loro rischio di morte.

L’uso della cintura di sicurezza è obbligatorio in Italia, in base al Codice della Strada Dlgs 285/1992 art. 172.

Limiti dell’indicatore

L’indicatore è in teoria soggetto a distorsione legata alla desiderabilità sociale del comportamento e all’obbligo di legge, che spingono il rispondente a dichiarare di usare il dispositivo più spesso di quanto in realtà accada.

Validità dell’indicatore

Nella valutazione dell’adesione alle raccomandazioni per la sicurezza stradale e il rispetto del codice della strada, l’indicatore, quando confrontato con la frequenza d’uso derivata dall’osservazione diretta, mostra una sovrastima.

 

Scheda indicatore: abitudine di indossare il casco, in moto

 

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune della Asl e iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, in età 18-69 anni.

Numeratore

Persone di età 18-69 anni, che hanno viaggiato in moto negli ultimi 12 mesi, come guidatore o passeggero, e che, alla domanda sull’uso del casco quando vanno in moto (in città e fuori), rispondono: sempre.

Denominatore

Rispondenti di età 18-69 anni che hanno viaggiato in moto negli ultimi 12 mesi (in città e fuori), come guidatore o passeggero.

Misure di frequenza

Prevalenza annuale (sulla popolazione di 18-69 anni), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

12 mesi.

Significato per la salute pubblica

In caso di incidente, l’uso del casco da parte di chi viaggia in moto riduce il rischio di trauma cerebrale del 69% e di morte del 42%.

L’uso del casco è obbligatorio in Italia, in base al Codice della Strada Dlgs 285/1992 art. 171.

Limiti dell’indicatore

L’indicatore è in teoria soggetto a distorsione legata alla desiderabilità sociale del comportamento e all’obbligo di legge, che spingono il rispondente a dichiarare di usare il dispositivo più spesso di quanto in realtà accada. 

Validità dell’indicatore

Nella valutazione dell’adesione alle raccomandazioni per la sicurezza stradale e il rispetto del codice della strada, l’indicatore, quando confrontato con la frequenza d’uso derivata dall’osservazione diretta, mostra una sovrastima. Mostra però anche una buona correlazione con questa misura che lo rende utile per valutare le differenze territoriali e i trend temporali.

 

Scheda indicatore: uso del seggiolino di sicurezza, in auto

 

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune della Asl ed iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, in età 18-69 anni.

Numeratore

Persone di età 18-69 anni che dichiarano di convivere, e di viaggiare in auto, con un bambino minore di anni 7, e che, alla domanda se hanno difficoltà a farlo stare seduto ed allacciato al seggiolino, rispondono: “nessuna difficoltà”.

Denominatore

Rispondenti di età 18-69 anni che dichiarano di convivere con un minore di anni 7, con cui viaggiano in auto.

Misure di frequenza

Prevalenza annuale (sulla popolazione di 18-69 anni), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

L’indicatore fa riferimento a un comportamento abituale.

Significato per la salute pubblica

In caso di incidente stradale, l’uso appropriato dei dispositivi di sicurezza per bambini in auto fa sì che il rischio di morte si riduca del 72%, per i bambini fino a 12 mesi, e del 52%, per quelli tra 1 e 4 anni.

L’uso dei dispositivi di sicurezza per bambini in auto è obbligatorio in Italia, in base al Codice della Strada Dlgs 285/1992 art. 172.

Limiti dell’indicatore

Se la domanda verte sull’uso effettivo del dispositivo, la desiderabilità sociale del comportamento e l’obbligo di legge spingono il rispondente a dichiarare di usare il dispositivo più spesso di quanto in realtà accada.

Per attenuare questo fattore distorsivo, la domanda è stata riformulata nel 2011, facendo riferimento ai soli bambini al di sotto dei 7 anni, in modo da ottenere una stima indiretta, attraverso la percezione dell’intervistato sulla difficoltà a far stare seduto e allacciato il bambino. I limiti dell’indicatore non sono noti.

Validità dell’indicatore

Nella valutazione dell’adesione alle raccomandazioni per la sicurezza stradale e il rispetto del codice della strada, l’indicatore relativo all’effettivo uso del dispositivo di sicurezza, quando confrontato con la frequenza d’uso derivata dall’osservazione diretta, ha mostrato una sovrastima.

La validità dell’indicatore basato sulla percezione dell’intervistato non è nota e dovrà essere verificata.

 

Approfondimenti tecnici: sicurezza stradale

Pubblicazioni locali

 

Dati sul consumo di alcol sono disponibili anche a livello locale sia all’interno dei report regionali e aziendali, che riassumono i risultati annuali della sorveglianza, sia in pubblicazioni specifiche (rapporti dedicati, schede tematiche, ecc).

 

Consulta le pubblicazioni locali di: