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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Cancri intervallo e il rischio di sovra-diagnosi

Marco Rosselli Del Turco - presidente Società europea di senologia (Eusoma)

 

 

Concordo con molte delle osservazioni già fatte: il documento del ministero della Salute è utile e condivisibile e chiarisce alcuni punti di un argomento dibattuto. Tuttavia condivido anche la considerazione, espressa da altri colleghi, secondo cui assimilare i cancri di intervallo a errori diagnostici non sia corretto. Il termine “errore” è inappropriato: dovrebbe essere eliminato dal titolo del position paper e, in quest’ottica, sarebbe auspicabile anche una revisione del testo.

 

Limitare i richiami

È noto che lo screening chieda ai radiologi una specificità più elevata rispetto alla pratica clinica. Ma ho l’impressione che il tasso dei richiami nei programmi nazionali non sia più intorno al 3-4% (l’Ons, per il 2005, stima in Italia un tasso del 4,5% per gli esami ripetuti e di 8,3% per i primi esami), come dovrebbe sulla base delle evidenze (cfr. Otten JD “Effect of recall rate on earlier screen detection of breast cancers based on the Dutch performance indicators”, J Natl Cancer Institute 2005 May 18, 97(10):748-54 - pdf 245 Kb), ma che sia schizzato verso il 10%. Si tratta di un pericolo strisciante perché, di fatto, l’eccesso di richiami e approfondimenti trasformerebbe lo screening organizzato in una specie di screening clinico, insostenibile per la sanità pubblica e certamente non disseminabile sull’intero territorio nazionale, con conseguenti sperequazioni nell’offerta di prevenzione.

 

Il problema tende a crescere sempre di più, per via delle nuove tecnologie (si pensi al digitale), che, fornendo maggiori informazioni diagnostiche, incrementano il tasso di richiami e potenzialmente aumentano il rischio di sovra-diagnosi (cfr. Marco Rosselli Del Turco et al. “Full-Field Digital Versus Screen-Film Mammography: Comparative Accuracy in Concurrent Screening Cohorts”, AJR 2007, 189:860-866).

 

Valutare la qualità dei programmi

Non c’è alcuna evidenza che qualche caso in più cambi l’efficacia dello screening, mentre è certo che ne mini la sostenibilità di programma di sanità pubblica organizzato. È bene suggerire che i programmi di screening effettuino un monitoraggio dei cancri di intervallo, è giusto organizzare per i radiologi, a scopo formativo, revisioni periodiche che utilizzino anche una revisione interna delle possibili categorie, come suggerito dalle linee guida europee (pdf 155 Kb), è ragionevole utilizzare l’incidenza proporzionale dei carcinomi di intervallo come indicatore di qualità del programma di screening, ma ritengo inappropriato (come da me già suggerito al convegno nazionale Gisma) l’impiego di una complessa revisione “cieca” (che peraltro solo alcuni programmi adotteranno) come strumento formale di valutazione di qualità del programma.