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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Il fumo in Italia: misure di contrasto, dati alla mano

La prima cosa da fare di fronte a qualsiasi provvedimento di contrasto al fumo è inquadrarlo nel contesto globale e articolato di tutte le misure già in atto, piuttosto che analizzarlo come provvedimento isolato. In tal senso il decreto legislativo n. 6 del 12 gennaio 2016, si inserisce nell’ambito della direttiva comunitaria 2014/40/Ue concepita per «ravvicinare le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri […] nell’intento di agevolare il buon funzionamento del mercato interno dei prodotti del tabacco e dei prodotti correlati, sulla base di un livello elevato di protezione della salute umana, soprattutto per i giovani, e adempiere agli obblighi dell’Unione previsti dalla convenzione quadro dell’Oms per la lotta al tabagismo». Una direttiva che l’Italia ha recepito con quattro mesi di anticipo rispetto alla deadline fissata (20 maggio 2016) per l’entrata in vigore all’interno degli Stati membri.

 

Se ne è discusso in occasione del XVIII convegno nazionale tabagismo e servizio sanitario nazionale, che si è svolto il 31 maggio 2016 organizzato dall’Osservatorio fumo, alcol e droga (Ossfad) dell’Istituto superiore di sanità. Durante l’evento è stato messo in evidenza che non solo la normativa europea è stata recepita nella sua completezza, ma il nostro Paese ha adottato anche misure che ampliano la tutela dei minori rispetto al fumo. Tra queste:

  • potenziamento degli strumenti di divieto della vendita ai minorenni e inasprimento delle relative sanzioni (art. 24)
  • eliminazione dei prodotti più economicamente accessibili ai giovani, come i pacchetti da 10 sigarette e delle confezioni di tabacco da rollare di peso inferiore ai 30 grammi (art. 15)
  • rafforzamento delle norme per la tutela dei soggetti più a rischio rispetto al fumo passivo, come il divieto di fumo negli autoveicoli che trasportano minori o donne in gravidanza e nelle pertinenze esterne di strutture ospedaliere pediatriche e ostetrico-ginecologiche (art. 24).

Per quanto riguarda il cosiddetto “confezionamento neutro” del pacchetto di sigarette, il decreto si attiene alle indicazioni del Parlamento che nella legge delega 114 del 9 luglio 2015 si è espresso a sfavore di misure aggiuntive rispetto a quelle previste dalla normativa europea.

 

Il decreto legislativo n. 6 va quindi interpretato come il risultato di queste indicazioni e di un lavoro di sintesi e mediazione che ha visto coinvolti ben quattro Ministeri (agricoltura, finanze, salute e sviluppo economico). L’Italia, a differenza di Regno Unito, Irlanda e Francia, che hanno immediatamente adottato il pacchetto neutro come misura di contrasto al fumo si pone in una posizione di attesa, pronta a cogliere dati che potrebbero nel tempo emergere. Va detto che al momento le uniche prove di efficacia disponibili si riferiscono all’esperienza dell’Australia, pioniera su questa tematica fin dal 2012. Proprio dall’Australia proviene un dato di grande interesse: la dimostrazione che il pacchetto neutro esercita un effetto di minore attrattività del fumo soprattutto tra le classi più svantaggiate. Al ministero della Salute compete un ruolo di monitoraggio e verifica delle evidenze scientifiche e di valutazione dell’impatto dell’applicazione del decreto sulla salute della popolazione.

 

L’indagine Doxa-Iss

Tutte le misure di contrasto al tabagismo sono ancora più efficaci quando si modulano sui dati nazionali disponibili. Tra le diverse fonti informative (come per esempio la sorveglianza Passi), durante il convegno all’Iss sono stati presentati anche i risultati dell’ultima indagine Doxa-Iss. Tra i dati principali emerge che:

 

fumatori

  • dopo anni, il lento ma progressivo declino del numero di fumatori sembra subire una battuta di arresto e mostra anzi un accenno alla ripresa, imputabile però a nuovi modelli di consumo (tabacco trinciato e sigarette elettroniche)
  • i fumatori attivi sono 11,5 milioni, dei quali 6,9 milioni uomini (il 27,3% dei maschi) e 4,6 milioni donne (il 17,2% della popolazione femminile)
  • considerando le fasce di età, l’abitudine è più diffusa tra i 25 e i 44 anni (il 31,9% della popolazione maschile, il 24,1% di quella femminile
  • rispetto alla distribuzione geografica, i picchi si rilevano nel Centro Italia per gli uomini (30,4%) e nel Nord Italia per le donne (19,9%)

consumi

  • il fumatore medio accende 13 sigarette al giorno (il 45% dei fumatori si colloca tra 10 e 19 sigarette, il 23,6% non supera le 9 sigarette al giorno)
  • ben il 71,7% dei fumatori attivi ha iniziato tra i 15 e 17 anni; il 13,8% in età ancora più precoce. L’iniziazione avviene prima per i maschi con uno scarto di circa un anno e mezzo rispetto alle coetanee. Si conferma determinante l'influenza dei pari
  • cresce il consumo di sigarette rollate (complessivamente scelte dal 18,6% dei fumatori, con quote più alte nelle fasce di età giovanili)

sigaretta elettronica, falsa alternativa

  • il consumo di sigarette elettroniche è triplicato nell'ultimo anno (attualmente è di poco inferiore al 4%)
  • l'80% di coloro che utilizzano la sigaretta elettronica continua in realtà a consumare anche prodotti del tabacco.

Infine, in occasione della giornata mondiale l’Ossfad ha reso disponibile il documento “Strumenti di riferimento 16/S1. Guida ai servizi territoriali per la cessazione dal fumo di tabacco (aggiornamento marzo 2016)” con la lista dei centri antifumo attivi sul territorio nazionale.

 

Risorse utili

 

Data di creazione della pagina: 1 giugno 2016

Revisione a cura di: Daniela Galeone – ministero della Salute