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L’abitudine al fumo nella popolazione adulta italiana negli ultimi 10 anni: i dati Oec/Hes

Luigi Palmieri, Chiara Donfrancesco, Cinzia Lo Noce, Francesco Dima, Serena Vannucchi, Diego Vanuzzo, Patrizia De Santis Caiola e Simona Giampaoli - reparto di Epidemiologia delle malattie cerebro e cardiovascolari, Cnesps-Iss

 

31 maggio 2012 - Negli ultimi 10 anni, la condizione riguardante l’abitudine al fumo di sigaretta ha registrato un miglioramento con risultati incoraggianti. L’aspetto più critico è che tale andamento positivo risulta più evidente nelle persone più istruite. È quanto emerge dall’analisi dei dati raccolti nell’ambito dell’Osservatorio epidemiologico vascolare (Oec) in due indagini condotte a dieci anni di distanza.

 

Il ruolo del fumo di sigaretta quale fattore di rischio e, probabilmente, quale fattore causale della cardiopatia coronarica, è documentato ormai da molti anni. Si tratta peraltro di uno dei fattori di rischio che, assieme a pochi altri, si è dimostrato capace di svolgere un ruolo multipotenziale, rappresentando un fattore di rischio anche per altre patologie e cause di morte quali gli accidenti cerebrovascolari e le malattie vascolari periferiche, la bronco-pneumopatia cronico-ostruttiva, i tumori del polmone, trachea, bronchi, laringe, cavità orale ed esofago, del pancreas, dei reni, della vescica e della cervice.

 

Il confronto dei dati tra l’Osservatorio epidemiologico cardiovascolare condotto tra il 1998 e il 2002 e il nuovo Oec/Hes (Health Examination Survey) (pdf 115 kb) iniziato nel 2008 e appena concluso, contribuisce alla conoscenza dell’abitudine al fumo tra gli italiani, della sua modificazione nel tempo, e alla valutazione degli effetti della legge antifumo varata nel gennaio 2005, proprio a cavallo dei due screening.

 

Nei 10 anni che sono trascorsi tra la prima e la seconda indagine dell’Oec, considerando campioni di popolazione adulta (uomini e donne di età 35-74 anni) selezionati in modo casuale in tutte le Regioni italiane, si è riscontrata una diminuzione significativa della prevalenza di fumatori correnti dal 26% al 21%. A questo risultato si aggiunge un aumento della prevalenza degli ex-fumatori dal 25% al 29% e di coloro che non hanno mai fumato dal 48% al 50%.

 

Facendo una distinzione per genere si è osservato come la riduzione complessiva dei fumatori correnti è dovuta soprattutto agli uomini, passati negli ultimi 10 anni dal 31% al 23%, e meno alle donne, tra le quali le fumatrici sono rimaste sostanzialmente stabili (dal 21% al 20%). L’aumento degli ex-fumatori è invece evidente nelle donne (dal 13% al 19% negli ultimi 10 anni) ma non negli uomini (dal 37% al 38% nello stesso periodo). Coloro che non hanno mai fumato sono aumentati tra gli uomini (dal 32% al 39% nell’ultimo decennio) e leggermente diminuiti tra le donne (dal 65% al 61%).

 

Risulta sempre più importante analizzare questi risultati anche attraverso la lente dello stato socio-economico, sintetizzato in questo caso dal livello di istruzione, come elemento fondamentale per pianificare e implementare qualsiasi strategia di prevenzione. Negli uomini, coloro che non hanno mai fumato aumentano in entrambe le classi socio-economiche, ma maggiormente in quella più elevata; le donne che non hanno mai fumato invece diminuiscono nella classe con livello d’istruzione più basso. Ciò potrebbe essere dovuto all’entrata nella classe di età adulta delle donne giovani per le quali, negli anni precedenti, era stato riscontrato un aumento dell’abitudine al fumo. Inoltre, negli uomini, pur diminuendo i fumatori correnti in entrambe le classi socio-economiche, i maggiori progressi si registrano in quelli con livello d’istruzione più elevato. Nelle donne, le fumatrici correnti diminuiscono significativamente solo nella fascia d’istruzione più elevata (vedi figure 1 e 2).

 

Figura 1. Variazione dell’abitudine al fumo di sigaretta negli uomini di età 35-74 anni tra l’Oec 1998-2002 e l’Oec/Hes 2008-2012, per livello d’istruzione

 

Figura 2. Variazione dell’abitudine al fumo di sigaretta nelle donne di età 35-74 anni tra l’Oec 1998-2002 e l’Oec/Hes 2008-2012, per livello d’istruzione