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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Gli effetti del tabacco su uomini e donne di diversa estrazione sociale

19 marzo 2009 - Le sigarette non fanno distinzioni di classe. Tutti i fumatori, indipendentemente dal loro status sociale, hanno un tasso di sopravvivenza più basso rispetto ai non fumatori. Buone notizie per gli ex-fumatori: la loro mortalità è decisamente inferiore di quella dei fumatori e si avvicina a quella delle persone che non hanno mai fatto uso di sigarette. Sono questi i risultati di una ricerca britannica pubblicata sul British Medical Journal il 17 febbraio 2009.

 

La ricerca

Gli effetti negativi del fumo sull’organismo sono ormai noti da oltre cinquant’anni, ma le conseguenze delle sigarette sulla salute generale stanno emergendo solo di recente. Particolarmente scarsi sono poi i dati che riguardano la salute femminile.

 

La ricerca pubblicata dal British Medical Journal è una delle prime in questo ambito e ha coinvolto 8353 donne e 7049 uomini di età compresa tra i 45 e 64 anni, provenienti dalle città di Renfrew e Paisley, nella Scozia centro-occidentale. I cittadini sono stati selezionati dal 1972 al 1976 e la partecipazione complessiva ha raggiunto circa l’80% della popolazione. Con l’aiuto di un questionario, i partecipanti sono poi stati suddivisi in 24 gruppi ottenuti sulla base del sesso (maschio, femmina), dell’abitudine al fumo (fumatore, ex-fumatore, non fumatore), della classe sociale (I + II classe, III a lavoro non manuale, III a lavoro manuale, IV + V) e del livello di degrado del luogo di residenza.

 

I risultati

Secondo i dati della ricerca, 4837 donne su 7988 e 4891 uomini su 6967 sono morti nei 28 anni seguenti. Il gruppo con la più bassa mortalità si è rivelato quello delle donne appartenenti alle classi sociali più elevate (I + II) che non hanno mai fumato. Rispetto a questo, la mortalità degli altri gruppi varia tra l’1,7% e il 4,2%. La mortalità degli ex-fumatori si avvicina più a quella dei non-fumatori che a quella dei fumatori. Per classe sociale (considerando le più alte per prime), la percentuale di sopravvivenza dopo 28 anni risulta essere del 65%, 57%, 53% e 56% per le donne che non hanno mai fumato; del 41%, 42%, 33% e 35% per donne fumatrici; del 53%, 47%, 38% e 36% per gli uomini che non hanno mai fumato e del 24%, 24%, 19% e 18% per gli uomini fumatori. Simili risultati sono stati ottenuti analizzando i dati sulla base del degrado del luogo di residenza.

 

Le conclusioni

Sia tra gli uomini sia tra le donne, i non fumatori hanno tassi di sopravvivenza molto maggiori rispetto ai fumatori, senza distinzione di classe sociale. Il fumo di per sé crea disparità di salute molto più grandi rispetto alla posizione sociale e annulla il vantaggio di sopravvivenza delle donne sugli uomini. Le disuguaglianze di salute tra le diverse classi sociali si attenuano tra i fumatori e la mortalità è più elevata tra gli uomini fumatori di estrazione più elevata rispetto ai non fumatori più poveri. Questo suggerisce che per abbassare la mortalità delle classi più disagiate e ridurre le disuguaglianze di salute è indispensabile prima di tutto scoraggiare il consumo delle sigarette. Né il benessere economico, né l’essere donna proteggono dagli effetti negativi del fumo.

 

Per maggiori informazioni, leggi l’articolo originale pubblicato dal British Medical Journal.