Informazioni generali
Esistono oggi al mondo più di 250 tossinfezioni alimentari, che si manifestano con differenti sintomi e sono causate da diversi agenti patogeni, perlopiù batteri, virus e parassiti. Con il passare degli anni, vengono identificati continuamente nuovi patogeni (i cosiddetti patogeni emergenti, come Campilobacter jejuni, Escherichia coli 157:H7, Listeria monocytogenes, Yersinia enterocolitica, etc), alcuni dei quali si diffondono anche per effetto dell’incremento di scambi commerciali, di ricorso alla ristorazione collettiva, di grandi allevamenti intensivi e di viaggi.
Infezione
Le tossinfezioni alimentari possono derivare dall’infezione con
microorganismi patogeni che colonizzano le mucose intestinali oppure
dall’ingestione di alimenti contaminati da questi microorganismi o anche
dalla presenza nei cibi di tossine di origine microbica, che causano
malattia anche quando il microrganismo produttore non c’è più.
Oltre alle tossine di origine biologica, possono causare contaminazioni del
cibo anche sostanze chimiche ad azione velenosa, come ad esempio i pesticidi
utilizzati in agricoltura. Per evitare questo genere di problemi, la
distribuzione di queste sostanze è strettamente regolamentata.
Esistono poi categorie di alimenti naturalmente tossici, come ad esempio i
funghi velenosi o alcune specie di frutti di mare.
La contaminazione dei cibi può avvenire in molti modi. Alcuni microrganismi
sono presenti negli intestini di animali sani e vengono in contatto con le
loro carni (trasmettendosi poi a chi le mangia) durante la macellazione.
Frutta e verdura possono contaminarsi se lavate o irrigate con acqua
contaminata da feci animali o umane. Fra gli altri, la Salmonella può
contaminare le uova dopo aver infettato il sistema ovarico delle galline. I
batteri del genere Vibrio, normalmente presenti nelle acque, vengono
filtrati e concentrati dai frutti di mare, come ostriche e mitili, e quindi
possono causare infezioni se gli alimenti vengono ingeriti crudi.
Le infezioni possono essere trasmesse al cibo, da parte degli operatori,
anche durante la fase di manipolazione e preparazione degli alimenti (è il
caso del batterio
Shigella, del virus dell’epatite
A, e di molti altri patogeni) sia per contatto con le mani che con gli
strumenti della cucina, utilizzati ad esempio nella preparazione di diversi
alimenti e non disinfettati a dovere. Un cibo cotto e quindi sicuro (la
maggior parte dei microrganismi non resiste a temperature superiori ai 60-70
gradi) può contaminarsi per contatto con cibi crudi. Inoltre, grande
importanza rivestono le condizioni in cui i cibi sono mantenuti durante le
varie fasi di conservazione: la catena del freddo, ad esempio, previene lo
sviluppo e la moltiplicazione di alcuni microrganismi, che per essere
tossici necessitano di una popolazione molto numerosa.
Sintomi e diagnosi
Normalmente, il sistema interessato dalle tossinfezioni alimentari è
quello gastrointestinale con manifestazione di nausea, vomito, crampi
addominali e diarrea, e con una insorgenza dei sintomi in un arco di tempo
relativamente breve (da ore a giorni). Nel caso di ingestione di alimenti
contaminati, viene solitamente colpita la prima parte dell’apparato
gastroenterico e i sintomi (nausea e vomito più che diarrea e molto più
raramente febbre e brividi) si manifestano in tempi più brevi. Nel caso
invece di tossinfezioni causate da microrganismi che tendono a diffondersi
anche nel sistema sanguigno, i tempi di manifestazione possono essere più
lunghi, e il sintomo più frequente è la diarrea, accompagnata da febbre e
brividi.
Tuttavia, vi sono casi in cui i sintomi interessano altri apparati corporei
e il decorso della malattia è molto diverso. Nel caso del prione legato alla
malattia di
Creutzfield-Jacob, ad esempio, il periodo di incubazione può essere anche
di molti anni e le manifestazioni sintomatiche non interessano il sistema
gastrointestinale, ma quello neurale.
La diagnosi di una tossinfezione è possibile solo attraverso test di
laboratorio che identificano l’agente patogeno. Tuttavia, in molti casi, una
diagnosi non viene effettuata perché non c’è una denuncia alle autorità
sanitarie dell’infezione.
Inoltre, uno dei problemi in termini di gestione delle tossinfezioni
alimentari è chiarire l’origine della malattia, soprattutto quando questa si
trasforma in epidemia. Dato che molti microrganismi patogeni possono
diffondersi anche attraverso canali diversi dal cibo (ad esempio attraverso
l’acqua, l’aria o per contatto diretto), non sempre è facile per le autorità
identificare la fonte dell’infezione e intervenire.
Nel corso dell’ultimo secolo, le malattie di origine alimentare sono
cambiate molto, soprattutto nei paesi industrializzati. Da una prevalenza di
febbre tifoidea e di colera, infatti, grazie all’implementazione di migliori
pratiche di gestione degli alimenti, si è passati a malattie più recenti.
Negli Stati Uniti sono stati identificati come agenti patogeni a metà degli
anni ’90 il parassita
Cyclospora e il batterio Vibrio parahemolyticus che ha infettato
le ostriche. Negli stessi anni, l’Europa si trovava ad affrontare
l’emergenza
Bse, che nella versione capace di infettare gli esseri umani, la malattia
di Creutzfield-Jacob, costituisce ancora oggi una delle principali
preoccupazioni nel campo della sicurezza alimentare.
Gli agenti patogeni
Le infezioni più note sono quelle causate dai batteri Campylobacter,
Salmonella, e
Escherichia coli e dai virus del gruppo dei calicivirus.
Campylobacter genera febbre, crampi addominali ed è la causa più comune di diarrea al mondo. Si trova soprattutto nelle carni di volatili e pollame, che quindi dovrebbero sempre essere ben cotti.
La Salmonella è uno dei batteri più comunemente diffusi come origine di una tossinfezione alimentare, e si trova negli intestini di rettili, uccelli e mammiferi. I sintomi della salmonellosi sono diarrea, vomito e crampi addominali, ma in soggetti immunodepressi può causare condizioni anche molto serie.
I ceppi di Escherichia coli produttori di verocitotossina o Shiga-tossina (VTEC oppure STEC) sono patogeni enterici che producono una potente tossina responsabile di gravi forme morbose nell’uomo. Esistono numerosi sierotipi VTEC, individuati attraverso gli antigeni somatico O e flagellare H. Sebbene si conoscano oltre 100 sierotipi VTEC, solo alcuni sono stati associati frequentemente a malattia grave nell’uomo sono. Tra questi, il più noto e diffuso è il sierogruppo O157 seguito da O26, O145, O111, O121, O103. Questi sierogruppi sono generalmente caratterizzati dalla presenza di fattori di virulenza aggiuntivi alla VT, in particolare la capacità di aderire e colonizzare la mucosa intestinale (gene eae), e vengono chiamati entero-emorragici (EHEC) in relazione alla malattia clinica che causano nell’uomo.
La manifestazione clinica associata a infezione da VTEC varia dalla diarrea acquosa, alla colite emorragica e alla Sindrome Emolitico Uremica (SEU). Quest’ultima è la manifestazione più grave delle infezioni da VTEC e colpisce soprattutto i bambini. È generalmente legata agli stipiti VTEC produttori di vero tossina di tipo 2 (portatori del gene vtx2).
La SEU rappresenta la causa più importante di insufficienza renale acuta nell’età pediatrica, in particolare nei primi anni di vita. È caratterizzata da anemia emolitica, piastrinopenia e insufficienza renale acuta di grado variabile, sino alla necessita di trattamento dialitico sostitutivo. Il 25-30% dei pazienti colpiti da SEU può essere interessato da complicazioni neurologiche. Nella fase acuta, la SEU può essere fatale nel 3-5% dei casi e una percentuale simile può sviluppare insufficienza renale cronica.
I VTEC sono considerati agenti di zoonosi poiché i ruminanti, in modo particolare il bovino, sono portatori asintomatici di questi batteri e costituiscono il loro reservoir naturale.
L’infezione all’uomo si trasmette attraverso l’ingestione di alimenti o acqua contaminati o per contattato diretto con gli animali. Tra gli alimenti contaminati più a rischio ci sono la carne cruda o poco cotta, il latte non pastorizzato formaggi e altri derivati a base di latte non pastorizzato. Anche i vegetali (frutta e ortaggi e germogli) e i succhi possono veicolare l’infezione, come dimostrato dalle numerose epidemie legate a questi tipi di alimento (spinaci, lattuga, germogli alfa-alfa). La contaminazione dei vegetali avviene soprattutto attraverso pratiche di fertirrigazione e comunque attraverso la contaminazione con reflui zootecnici. Un’altra via di trasmissione delle infezioni da VTEC è quella oro-fecale da persona a persona. Questa via necessita di un contatto stretto tra gli individui ed è quindi molto spesso riportata nell’ambito familiare e scolastico (scuole d’infanzia e comunità).
La gravità della malattia dipende dalle caratteristiche di virulenza del ceppo infettante, dall’’età e condizioni generali del paziente e dalla dose infettante, che può essere anche molto bassa (inferiore a 100). Il tempo d’incubazione di circa 3 / 4 giorni, può variare tra i 2 e gli 8 giorni. Anche nei casi complicati dalla SEU l’esordio sintomatologico è generalmente caratterizzato da diarrea spesso ematica, accompagnata da dolore addominali intenso e vomito. La febbre, se presente, raramente supera i 38°C. Nei casi non complicati la malattia ha carattere autolimitante con una durata compresa tra 2 e 4 giorni. Le complicanze tipiche della SEU si manifestano a seguito del passaggio nel torrente circolatorio della tossina liberata nel lume intestinale.
Non esiste terapia specifica nei confronti dei VTEC e le infezioni vengono trattate con terapie di supporto (reidratazione, emo-dialisi e/o dialisi peritoneale, plasmaferesi, emotrasfusioni). La terapia antibiotica è sconsigliata o addirittura controindicata poiché potrebbe favorire il rilascio della tossina con peggioramento delle manifestazioni cliniche.
I Calicivirus sono molto comuni ma non facilmente diagnosticati in quanto non ci sono test di laboratorio disponibili. Causano acute infezioni gastrointestinali con vomito più che diarrea, che si concludono nel giro di un paio di giorni. Si ritiene che questi virus si passino principalmente da persona a persona e che quindi un cuoco o un operatore infetto che lavori in cucina possa facilmente contaminare il cibo che tocca.
Altre tossinfezioni sono causate da patogeni che possono infettare l’uomo anche attraverso altre vie, come il batterio Shigella, il virus dell’epatite A e diversi parassiti. In altri casi invece, la malattia non deriva dall’ingestione diretta di agenti patogeni, ma piuttosto dall’alimentazione con cibo contaminato da una tossina di origine microbica che agisce anche in assenza del microrganismo produttore. È questo il caso del batterio Staphylococcus aureus che produce tossine in grado di causare vomito violento. A questa categoria appartiene anche il temutissimo batterio Clostridium botulinum che produce una tossina in grado di causare una paralisi mortale nel giro di 24-36 ore.