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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro

 

Importanza per la salute

 

L’abitudine al fumo di tabacco (tabagismo) rappresenta uno dei maggiori problemi di sanità pubblica nel mondo: l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ritiene che sia responsabile di 8 milioni di decessi l’anno fino al 2030. Oltre al tabacco, una sigaretta contiene molti componenti, più di 4000 sostanze chimiche che si sprigionano per effetto della combustione. Una delle più pericolose è il catrame che contiene sia sostanze cancerogene che si depositano nel polmone e nelle vie respiratorie, sia sostanze irritanti che favoriscono infezioni, bronchite cronica ed enfisema. La nicotina, inoltre, è un alcaloide che influenza i sistemI cardiovascolare e nervoso e induce dipendenza.

 

Il fumo di sigaretta rappresenta il principale fattore di rischio per i tumori (è fortemente associato a quelli del polmone, del cavo orale e gola, esofago, pancreas, colon, vescica, prostata, rene, seno, ovaie e ad alcuni tipi di leucemie) e per le malattie respiratorie non neoplastiche, come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco); è inoltre uno dei più importanti fattori di rischio cardiovascolare (ipertensione, ictus e infarto). Il fumo ha un impatto negativo sul sistema riproduttivo sia dell’uomo che della donna in quanto riduce la fertilità e deve essere totalmente evitato in fasi della vita quale ad esempio la gravidanza, per i molti effetti nocivi sul feto, rischio di basso peso alla nascita, aborti spontanei e altre complicanze. I danni fisici dovuti al fumo di tabacco sono legati a diversi fattori: età di inizio, numero di sigarette fumate quotidianamente, numero di anni di fumo, inalazione più o meno profonda.

 

Dai risultati delle analisi comparative del “Global burden of disease study 2017”, emerge che a livello mondiale, nel 2017, i maggiori fattori di rischio per una morte prematura e disabilità (in termini di Daly, Disability-adjusted life years[1]; una misura della gravità globale di una malattia, espressa come il numero di anni persi a causa della malattia, per disabilità o per morte prematura) sono stati: ipertensione arteriosa, fumo di tabacco, iperglicemia. In Italia, nell’intervallo temporale 2007-2017, pur con un decremento del 9,9%, l’abitudine tabagica si conferma il primo dei principali dieci fattori di rischio per morte prematura e anni vissuti in disabilità.

 

I programmi di prevenzione del fumo possono prevedere interventi diretti agli individui, alle comunità o misure regolatorie; essi mirano da una parte a ridurre l’iniziazione e l’esposizione passiva al fumo negli ambienti chiusi come i locali pubblici, gli ambienti di lavoro confinati e le abitazioni, e dall’altra ad aumentare la cessazione. Per tutti e tre i livelli indicati esistono programmi efficaci, ma i più solidi per evidenza scientifica si basano su misure regolatorie volte a ridurre la disponibilità dei prodotti del tabacco e gli stimoli a fumare. Si tratta di misure come i divieti di fumo nei locali aperti al pubblico e nei luoghi di lavoro, i limiti di vendita per età, orario e luoghi, gli aumenti dei prezzi tramite le accise, i divieti di pubblicità, la regolamentazione e auto-regolamentazione dei media, le policy scolastiche e aziendali.

 

Un insieme di misure coerente è incluso nella Convenzione quadro (pdf 43 kb) per il controllo del tabacco dell’Oms, il primo trattato internazionale per la tutela della salute pubblica che, riconoscendo i danni provocati dai prodotti del tabacco e dalle aziende che li fabbricano, stabilisce principi e obiettivi giuridicamente vincolanti che i firmatari sono tenuti a rispettare. Siglata da 192 Stati membri dell’Oms nel 2004, è stata ratificata anche dal nostro Paese, che nella lotta al fumo si è distinto per la messa a regime di disposizioni legislative che negli anni si stanno dimostrando efficaci.

 

Note

  1. Oltre a prevalenza, incidenza, mortalità e aspettativa di vita in buona salute, il Gbd calcola i Daly (disability adjusted life years) che misurano sia la mortalità prematura sia la disabilità, espressi rispettivamente in Yll (years lived lost) e Yld (years lived with disability), per più di 300 patologie, quasi 3000 sequele e 84 fattori di rischio in 188 Paesi dal 1990 ad oggi, con aggiornamenti regolari sulla base della disponibilità di nuovi dati e studi epidemiologici. Utilizzabili a livello globale, nazionale e locale, i dati GBD rappresentano una fonte basata sull’evidenza del “peso della malattia”, ovvero gli anni di vita in buona salute persi a causa di una data patologia e per morte prematura.

Riferimenti:

 

Indicatori Passi: abitudine al fumo

 

Definizioni operative

  1. Non fumatore è una persona che dichiara di aver fumato nella sua vita meno di 100 sigarette (5 pacchetti da 20) e di non essere attualmente fumatore.
  2. Fumatore, secondo la definizione dell’Oms, è una persona che dichiara di aver fumato nella sua vita almeno 100 sigarette (5 pacchetti da 20) e di essere fumatore al momento dell’intervista o di aver smesso di fumare da meno di 6 mesi.
  3. Fumatore occasionale è un fumatore che dichiara di non fumare tutti i giorni.
  4. Fumatore quotidiano è una persona che dichiara di fumare almeno una sigaretta ogni giorno.
  5. Tentativo di cessazione riguarda coloro che negli ultimi 12 mesi hanno tentato almeno una volta di smettere di fumare.
  6. Ex fumatore è una persona che dichiara di aver fumato nella sua vita almeno 100 sigarette (5 pacchetti da 20), di NON essere fumatore al momento dell’intervista e di aver smesso di fumare da più di 6 mesi.
  7. Fumatore in astensione è una persona che dichiara di aver smesso di fumare da meno di 6 mesi.

Consulta anche le informazioni generali con le caratteristiche degli indicatori Passi, e gli approfondimenti dedicati.

 

Scheda indicatore: prevalenza di non fumatori

 

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune della Asl e iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, in età 18-69 anni.

Numeratore

Persone di età 18-69 anni che nella loro vita hanno fumato meno di 100 sigarette (5 pacchetti da 20) o hanno risposto “non so/non ricordo”.

Denominatore

Intervistati che hanno fornito una risposta (qualunque essa sia) alla domanda sull’abitudine al fumo esclusi, i valori mancanti; il denominatore corrisponde in pratica all’intero campione.

Misure di frequenza

Prevalenza annuale (sulla popolazione di 18-69 anni), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

Il periodo temporale di riferimento sono gli anni di vita dell’intervistato.

Significato per la salute pubblica

Rispetto ai fumatori, chi non fuma ha un’aspettativa di vita di ben 10 anni superiore e una qualità di vita di gran lunga migliore. Chi vive libero dal fumo infatti respira meglio, riesce più facilmente a evitare faringiti e laringiti, bronchite cronica ed enfisema polmonare, il rischio di patologie circolatorie e cardiache, il pericolo di ictus o di ostruzione delle arterie. Senza il fumo, migliorano anche il sonno, la prontezza dei riflessi, i tassi di fecondità sia negli uomini che nelle donne.

Limiti dell’indicatore

L’indicatore misura un comportamento riferito dall’intervistato ed è in teoria soggetto a distorsione legata alla desiderabilità sociale del comportamento, che può essere considerato sconveniente e soggetto a stigmatizzazione. In teoria, ciò può spingere il rispondente a dichiarare di non aver mai fumato, e ciò determina una sovrastima della prevalenza. Questo effetto è stato valutato e gli studi di migliore qualità mostrano che si attesta comunque su valori modesti.

Validità dell’indicatore

In altri contesti di studio, quando i dati dichiarati sono confrontati con quelli misurati obiettivamente (mediante l’analisi dei livelli di cotinina, un metabolita della nicotina, nei liquidi biologici: saliva, urine o sangue), l’indicatore circa la frequenza di coloro che conducono una vita libera dal fumo mostra una sovrastima, ma anche una buona correlazione con le misure oggettive, che lo rende utile per valutare le differenze territoriali e i trend temporali.

* Vedi anche: Behavioral Risk Factor Surveillance System (Brfss) 

 

Scheda indicatore: prevalenza di fumatori

 

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune della Asl e iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, in età 18-69 anni.

Numeratore

Persone di età 18-69 anni che dichiarano di aver fumato nella loro vita almeno 100 sigarette (5 pacchetti da 20) e di essere fumatori al momento dell’intervista, o di aver smesso di fumare da meno di 6 mesi.

Denominatore

Intervistati che hanno fornito una risposta (qualunque essa sia) alla domanda sull’abitudine al fumo, esclusi i valori mancanti; il denominatore corrisponde in pratica all’intero campione.

Misure di frequenza

Prevalenza annuale (sulla popolazione di 18-69 anni), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

L’indicatore è costruito sulla base di più variabili che hanno diversi periodi temporali di riferimento: gli anni di vita dell’intervistato, gli ultimi 6 mesi, ed il comportamento abituale al momento dell’intervista.

Significato per la salute pubblica

Il fumo di tabacco è tra i principali fattori di rischio per l’insorgenza di numerose patologie cronico-degenerative, in particolare a carico dell’apparato respiratorio e cardiovascolare ed è il maggiore fattore di rischio evitabile di morte prematura. A seconda del metodo usato, si stima che fra i 70 e gli 80 mila decessi all’anno, in Italia, siano attribuibili all’abitudine al fumo con oltre un milione di anni di vita potenziale persi.

Limiti dell’indicatore

L’indicatore misura un comportamento riferito dall’intervistato ed è in teoria soggetto a distorsione legata alla desiderabilità sociale del comportamento, che può essere considerato sconveniente e soggetto a stigmatizzazione. In teoria, ciò può spingere alcuni rispondenti a negare il comportamento con conseguente sottostima della prevalenza. Questo effetto è stato valutato e gli studi di migliore qualità mostrano che si attesta comunque su valori modesti.

Validità dell’indicatore

In altri contesti di studio, quando i dati dichiarati sono confrontati con quelli misurati obiettivamente (mediante l’analisi dei livelli di cotinina, un metabolita della nicotina, nei liquidi biologici: saliva, urine o sangue), la prevalenza  di fumatori mostra una sottostima, ma anche una buona correlazione con le misure oggettive che rende utile questo indicatore per valutare le differenze territoriali e i trend temporali.

* Vedi anche: Behavioral Risk Factor Surveillance System (Brfss)

 

Scheda indicatore: prevalenza di fumatori occasionali

 

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune della Asl e iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, in età 18-69 anni.

Numeratore

Persone di età 18-69 anni che dichiarano di aver fumato nella loro vita almeno 100 sigarette (5 pacchetti da 20), di essere fumatori al momento dell’intervista e di non fumare tutti giorni.

Denominatore

Intervistati che hanno fornito una risposta (qualunque essa sia) alla domanda sull’abitudine al fumo, esclusi i valori mancanti; il denominatore corrisponde in pratica all’intero campione.

Misure di frequenza

Prevalenza annuale (sulla popolazione di 18-69 anni), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

L’indicatore è costruito sulla base di più variabili che hanno diversi periodi temporali di riferimento: gli anni di vita dell’intervistato e il comportamento abituale al momento dell’intervista.

Significato per la salute pubblica

Sebbene ci siano prove sul fatto che l’entità dei danni del fumo dipendano dalla dose, non esiste un livello di abitudine al fumo non nocivo per la salute in termini di aumento del rischio di malattie respiratorie, oncologiche e cardiovascolari. Fumare meno di una sigaretta al giorno può rappresentare un comportamento transitorio, caratteristico di chi sta iniziando o smettendo di fumare, in una minoranza di casi però può essere un comportamento più duraturo, che comporta anch’esso un rischio, seppur limitato.

Limiti dell’indicatore

L’indicatore misura un comportamento riferito dall’intervistato ed è in teoria soggetto a distorsione legata alla desiderabilità sociale (in termini di sconvenienza e stigmatizzazione) del comportamento, che spinge il rispondente a negare di fumare o a dichiarare una minore assiduità del comportamento. Per questa ragione la prevalenza di fumatori occasionali potrebbe non corrispondere al valore reale. Tuttavia, empiricamente, è stato dimostrato che l’effetto della desiderabilità sociale per questo comportamento è modesto.

* Vedi anche: Behavioral Risk Factor Surveillance System (Brfss)

 

Scheda indicatore: prevalenza di fumatori quotidiani

 

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune della Asl e iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, in età 18-69 anni.

Numeratore

Persone di età 18-69 anni che dichiarano di aver fumato nella loro vita almeno 100 sigarette (5 pacchetti da 20), di essere fumatori al momento dell’intervista e di fumare almeno una sigaretta tutti giorni.

Denominatore

Intervistati che hanno fornito una risposta (qualunque essa sia) alla domanda sull’abitudine al fumo, esclusi i valori mancanti; il denominatore corrisponde in pratica all’intero campione.

Misure di frequenza

Prevalenza annuale (sulla popolazione di 18-69 anni), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

L’indicatore è costruito sulla base di più variabili che hanno diversi periodi temporali di riferimento: gli anni di vita dell’intervistato e il comportamento abituale al momento dell’intervista.

Significato per la salute pubblica

Il fumo di tabacco è tra i principali fattori di rischio per l’insorgenza di numerose patologie cronico-degenerative, in particolare a carico dell’apparato respiratorio e cardiovascolare ed è il maggiore fattore di rischio evitabile di morte prematura. A seconda del metodo usato, si stima che fra i 70 e gli 80 mila decessi all’anno, in Italia, siano attribuibili all’abitudine al fumo con oltre un milione di anni di vita potenziale persi.

Limiti dell’indicatore

L’indicatore misura un comportamento riferito dall’intervistato ed è in teoria soggetto a distorsione legata alla desiderabilità sociale (in termini di sconvenienza e stigmatizzazione) del comportamento, che spinge il rispondente a negare di fumare o a dichiarare una minore assiduità del comportamento. Per questa ragione, la prevalenza dei fumatori quotidiani potrebbe essere sottostimata. Tuttavia, empiricamente, è stato dimostrato che l’effetto della desiderabilità sociale per questo comportamento è modesto.

* Vedi anche: Behavioral Risk Factor Surveillance System (Brfss)

 

Scheda indicatore: tentativi di smettere di fumare

 

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune della Asl e iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, in età 18-69 anni.

Numeratore

Persone di età 18-69 anni che dichiarano di aver fumato almeno 100 sigarette (5 pacchetti da 20) nella loro vita, che hanno fumato negli ultimi 12 mesi e che, sempre negli ultimi 12 mesi, sono rimasti senza fumare per almeno un giorno, con l’intenzione di smettere di fumare.

Denominatore

Intervistati che hanno fornito una risposta (qualunque essa sia) alla domanda sull’abitudine al fumo, esclusi i valori mancanti, e che erano fumatori nei 12 mesi precedenti all’intervista; quindi il denominatore comprende sia le persone che fumano ancora al momento dell’intervista, sia quelle che hanno smesso negli ultimi 12 mesi.

Misure di frequenza

Prevalenza annuale (sulla popolazione di 18-69 anni), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

L’indicatore è costruito sulla base di più variabili che hanno diversi periodi temporali di riferimento: gli anni di vita dell’intervistato, gli ultimi 12 mesi e il momento dell’intervista.

Significato per la salute pubblica

La maggior parte dei fumatori deve fumare tutti i giorni a causa della dipendenza dalla nicotina, caratterizzata dalla ricerca compulsiva della sostanza e dall’abuso. Tuttavia la maggior parte di essi è consapevole dei danni del fumo e desidera smettere. I tassi di cessazione (restare senza fumare per più di 6 mesi), per chi tenta di smettere senza trattamenti, sono in genere bassi, ma possono essere incrementati utilizzando trattamenti efficaci.

Limiti dell’indicatore

L’indicatore mostra notevoli differenze quando rilevato con intervista faccia-a-faccia e con intervista telefonica.

I successi dei tentativi di smettere, tra fumatori che utilizzano trattamenti efficaci, risultano minori quando sono stimati in base ai dati della sorveglianza rispetto ai trial clinici.

* Vedi anche: Behavioral Risk Factor Surveillance System (Brfss)

 

Scheda indicatore: prevalenza di ex fumatori

 

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune della Asl e iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, in età 18-69 anni.

Numeratore

Persone di età 18-69 anni che dichiarano di aver fumato nella loro vita almeno 100 sigarette (5 pacchetti da 20) e di non fumare più da almeno 6 mesi.

Denominatore

Intervistati che hanno fornito una risposta (qualunque essa sia) alla domanda sull’abitudine al fumo, esclusi i valori mancanti; il denominatore corrisponde in pratica all’intero campione.

Misure di frequenza

Prevalenza annuale (sulla popolazione di 18-69 anni), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

L’indicatore è costruito sulla base di più variabili che hanno diversi periodi temporali di riferimento: gli anni di vita dell’intervistato e gli ultimi 6 mesi.

Significato per la salute pubblica

La ricerca scientifica ha confermato che quando si smette di fumare si ottengono molti benefici a breve e a lungo termine.

Questi benefici vanno da una normalizzazione del livello di ossigeno nel sangue ad un miglioramento del respiro e della circolazione, e soprattutto a una riduzione del rischio di mortalità per malattie cardiovascolari e tumori.

Limiti dell’indicatore

L’indicatore misura un comportamento riferito dall’intervistato ed è in teoria soggetto a distorsione legata alla desiderabilità sociale del comportamento.

* Vedi anche: Behavioral Risk Factor Surveillance System (Brfss)

 

Scheda indicatore: fumatori in astensione

 

Popolazione di riferimento

Residenti in un Comune della Asl e iscritti all’anagrafe assistiti della Asl, in età 18-69 anni.

Numeratore

Persone di età 18-69 anni che dichiarano di aver fumato nella loro vita almeno 100 sigarette (5 pacchetti da 20) e di aver smesso di fumare da meno di 6 mesi.

Denominatore

Intervistati che hanno fornito una risposta (qualunque essa sia) alla domanda sull’abitudine al fumo, esclusi i valori mancanti; il denominatore corrisponde in pratica all’intero campione.

Misure di frequenza

Prevalenza annuale (sulla popolazione di 18-69 anni), con intervalli di confidenza al 95%.

Intervallo temporale di riferimento per la definizione di caso

L’indicatore è costruito sulla base di più variabili, che hanno diversi periodi temporali di riferimento: gli anni di vita dell’intervistato e gli ultimi 6 mesi.

Significato per la salute pubblica

Il fumo di tabacco è tra i principali fattori di rischio per l’insorgenza di numerose patologie cronico-degenerative, in particolare a carico dell’apparato respiratorio e cardiovascolare ed è il maggiore fattore di rischio evitabile di morte prematura.

Il rischio di recidiva è più alto nei primi mesi dopo la cessazione, per cui l’Oms suggerisce di classificare come ex-fumatore solo chi ha mantenuto l’astensione per più di 6 mesi.

Limiti dell’indicatore

L’indicatore misura un comportamento riferito dall’intervistato ed è in teoria soggetto a distorsione legata alla desiderabilità sociale del comportamento.

* Vedi anche: Behavioral Risk Factor Surveillance System (Brfss)

 

Approfondimenti tecnici

 

Le definizioni di fumatore impiegate in Passi sono derivate dal Brfss americano e utilizzate in molti studi in tutto il mondo. In pratica, la condizione di non-fumatore, è definita dall’aver fumato, nella vita fino alla data dell’intervista, meno di 100 sigarette. Se la persona fuma nel momento dell’intervista viene classificata come “fumatore”. Al contrario, se non fuma, è classificata come “fumatore in astensione” o “ex-fumatore”, a seconda del tempo trascorso dall’ultima sigaretta.

 

Per sostenere le politiche di contrasto al fumo, è necessario disporre di informazioni valide, aggiornate e semplici da rilevare sulla frequenza di fumo di sigaretta. Il modo meno costoso per ottenerle è utilizzare dati autoriferiti, la cui validità deve essere valutata. In particolare è stato suggerito che i dati autoriferiti possono sottostimare la prevalenza vera di fumatori perché si tratta di un comportamento socialmente sconveniente e stigmatizzato, per cui il rispondente potrebbe voler nascondere il suo comportamento o semplicemente compiacere l’intervistatore. L’entità della sottostima potrebbe dipendere dai contesti culturali e dalle condizioni del rispondente, per esempio potrebbe essere maggiore per le donne in gravidanza (si tratta del cosiddetto “bias da desiderabilità sociale”).

 

Per questo motivo, diversi studi condotti in differenti contesti hanno confrontato i dati dichiarati con quelli misurati obiettivamente, mediante l’analisi dei livelli di cotinina sierica, un metabolita della nicotina, nei liquidi biologici: saliva, urine o plasma, siero e sangue.

 

I fumatori negano di fumare per non esporsi a un giudizio negativo?

Nel 2010, è stato pubblicato uno studio di grandi dimensioni sulla validità dei dati autoriferiti per valutare i consumi di prodotti contenenti nicotina. Lo studio si basa sul National Health and Nutrition Examination Survey, un’indagine biennale che si svolge negli Stati Uniti. Nei bienni: 2001-0, 2003-04, 2005-06, 2007-08, per un sub-campione di oltre 16.500 adulti è stato raccolto sia il dato autoriferito, attraverso un’intervista faccia a faccia, che un campione di siero.

 

La definizione di fumatore è la stessa adottata dal Passi. Il risultato è stato che tra tutti i rispondenti che avevano dichiarato di non aver fatto uso di prodotti a base di nicotina, solo 1,17% aveva un livello di concentrazione di cotinina sierica compatibile con l’uso. Di questi, uno su 4 aveva dichiarato di vivere con un fumatore. Eliminando queste persone, lo 0,89% dei restanti che avevano detto di non fare uso di nicotina era positivo al test della cotinina sierica. In conclusione, negli Stati Uniti la percentuale di fumatori che dichiarerebbero di non essere fumatori è minore dell’uno per cento.

 

Peraltro, esistono anche spiegazioni alternative rispetto alla negazione intenzionale: errori di misura della cotinina sierica, esposizione a fumo fuori casa, assunzione di farmaci che alterano la misura di cotinina.

 

Per questi motivi, la quota di “falsi negativi” all’intervista faccia a faccia, sarebbe davvero modesta. È possibile che nell’intervista telefonica, come quella del Brfss, o quella di Passi, l’effetto della desiderabilità sociale sia lievemente maggiore rispetto all’intervista faccia a faccia, così come è possibile che, con questionari autosomministrati (negli adulti, ma non negli adolescenti), i rispondenti facciano dichiarazioni più veritiere.

 

Tuttavia, questo studio conclude che, nel dichiarare la condizione di fumatore, la distorsione indotta dalla “desiderabilità sociale” è davvero modesta e pertanto i dati autoriferiti possono continuare a essere utilizzati per monitorare l’andamento del fenomeno.

 

Alcuni fumatori potrebbero essere più inclini a negare la loro abitudine?

Una prima rassegna sistematica associata a una metanalisi pubblicata nel 1994 fornisce molte utili informazioni. Ventisei gli studi presi in esame con un totale di 36.830 persone interrogate sul comportamento in relazione al fumo, in alcuni casi con questionari autosomministrati, altre volte con interviste. Alle stesse persone era stata misurata la cotinina, da diversi liquidi biologici, a seconda dello studio.

 

Complessivamente, la metanalisi ha fornito valori di sensibilità della misura autoriferita pari all’87,5%, e di specificità pari all’88,2%. Tuttavia, è stata riscontrata una grande eterogeneità tra gli studi, per cui questi valori di sensibilità e specificità devono essere considerati indicativi.

 

Da che cosa dipende questa grande variabilità tra gli studi? Ci possono essere diverse cause:

  • gli studi basati su questionari autosomministrati hanno una sensibilità e specificità più bassa rispetto agli studi basati su interviste
  • quando l’indagine riguarda gli studenti, si ha una peggiore sensibilità, perché gli studenti tendono più di altri a negare il loro comportamento
  • quando l’indagine è all’interno di un intervento contro il fumo, la sensibilità è peggiore
  • una importante fonte di variabilità è il questionario utilizzato: il tipo di domande, la loro posizione e la definizione operativa utilizzata.

Infine, la misura della cotinina, usata come gold standard di riferimento, non è perfetta per la presenza di falsi positivi.

 

Problemi della cotinina come gold standard

Più recentemente, nel 2009, è stata pubblicata una seconda rassegna sistematica di studi, compresi nel periodo 1983-2006, che hanno paragonato lo stato di fumatore auto dichiarato con le misure della cotinina su saliva, urine o siero. Dopo avere escluso 13 studi che non soddisfacevano i criteri di qualità, ne sono stati analizzati 54. Ancora una volta i risultati erano molto variabili:

  • in tre studi le due prevalenze erano uguali
  • nella maggior parte dei casi, la prevalenza da dati auto-riferiti era più bassa
  • in cinque studi la sottostima era davvero grande, ma due di questi studi erano su donne in gravidanza, uno era uno studio di intervento volto a far smettere di fumare, e uno su malati di cuore
  • in 11 studi la prevalenza autoriferita era più elevata di quella basata sulla misura della cotinina.

La sensibilità del dato autoriferito dipendeva dal tipo di analisi della cotinina utilizzata: la sensibilità era maggiore negli studi che avevano analizzato la cotinina sulla saliva. Infatti, nei 15 studi in cui era stata utilizzata la cotinina salivare, la sensibilità era tra 78% e 97%. Con il passare degli anni, non è stato osservato un aumento della sottostima della prevalenza autoriferita. Questa osservazione è importante per considerare valide variazioni di frequenza ottenute dalla stessa fonte, ma in anni diversi (come per esempio Passi).

 

Infine è da ricordare che anche la misura della cotinina come gold standard ha alcuni limiti: per esempio perché i valori possono essere aumentati nelle persone che usano gomme o cerotti alla nicotina, oppure perché sebbene la cotinina sia utilizzata con successo per studiare l’esposizione a fumo ambientale, può essere difficile distinguere i fumatori occasionali da quelli esposti a fumo passivo.

 

In conclusione, la sottostima della prevalenza ottenuta con dati autoriferiti non sta aumentando negli anni. La sensibilità del dato autoriferito si avvicina al 100% in pochissimi studi. Tuttavia, le dimensioni della sensibilità sono incerte anche a causa dei limiti della cotinina, quale gold standard. Vista l’importanza di avere dati affidabili sul fumo di sigarette, è importante tenere sotto controllo il grado della sottostima e verificare se è uniforme nel tempo e nello spazio.

 

La controversia sull’influenza della desiderabilità sociale

Nel 2007, confrontando le prevalenze stimate da vari studi, è stato sostenuto che fino al 4,5% degli adulti negli Stati Uniti potrebbero negare di fumare, nelle interviste faccia a faccia, provocando una sostanziale sottostima spiegabile in base alla desiderabilità sociale del non fumare, che potrebbe essere aumentata negli anni, a seguito delle politiche di contrasto al consumo di tabacco. Questa conclusione è stata smentita da diversi studi, basati sul confronto tra dati riferiti e dati misurati, che non hanno messo in evidenza sottostima.

 

In conclusione

La stima della prevalenza di fumatori basata su dati riferiti, è soggetta a una distorsione limitata nel senso di una sottostima.

Attualmente la sottostima appare modesta, ma in gruppi specifici, come le donne in gravidanza e gli studenti povrebbe essere rilevante.

L’eterogeneità degli studi che confrontano i dati riferiti con i dati misurati con cotinina rende difficile il loro confronto.

Per gli studi basati su dati riferiti, le definizioni operative, la formulazione delle domande, la loro posizione nel questionario, oltre alle modalità di raccolta dati (intervista faccia-a-faccia, telefonica, questionario auto compilato o altro tipo di rilevazione) sono tutti fattori che influenzano le stime.

 

 

Risorse

Valore e validità dei dati riferiti riguardanti l’abitudine al fumo

 

Pubblicazioni locali

 

Dati sul consumo di alcol sono disponibili anche a livello locale sia all’interno dei report regionali e aziendali, che riassumono i risultati annuali della sorveglianza, sia in pubblicazioni specifiche (rapporti dedicati, schede tematiche, ecc).

 

Consulta le pubblicazioni locali di:

Focus