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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro

I dati 2008

I dati aggiornati del rapporto 2008 sull’epidemia di Aids, presentati dal programma congiunto delle Nazioni Unite sull’Hiv/Aids (Unaids) e dell’Oms, stimano che nel 2007 siano 33 milioni le persone affette da Hiv, 2,7 milioni quelle che hanno appena contratto il virus e 2 milioni i malati deceduti per Aids.

 

Nel mondo

Nell’Africa subsahariana, la regione del mondo più seriamente colpita dal virus, nel 2007 si sono registrati circa 1,9 milioni di nuove infezioni da Hiv, con una significativa riduzione dal 2001. In quest’area vivono attualmente 22 milioni di soggetti che hanno contratto il virus dell’Hiv (il 67% del totale mondiale), nonché un terzo di tutte le persone infettate e di quelle morte per Aids a livello globale. Il tasso di nuove infezioni da Hiv è sceso in numerosi Paesi, ma è aumentato in altri. Sul numero totale di persone affette da Hiv nel mondo, la metà sono donne.

 

Africa subsahariana e Asia orientale

Nel 2007 la regione subsahariana è in assoluto la più colpita dal virus dell’Hiv, con il 67% di tutte le persone affette da Hiv e il 75% dei morti nel mondo per Aids. Si stima che nel 2007, in questa regione, siano state infettate 1,9 milioni di persone, portando a 22 milioni, il numero di persone che vivono con l'Hiv. In Asia, secondo le stime, sono 5 milioni le persone affette da Hiv e i livelli di infezione più elevati si registrano nel Sud-est asiatico. Il numero di nuove infezioni è in costante aumento, anche se a un ritmo molto più lento, in Paesi popolosi come Bangladesh e Cina.

 

Medio Oriente e Nord Africa

Le limitate informazioni disponibili per Medio Oriente e Africa del Nord indicano che nel 2007 erano circa 380 mila le persone affette da Hiv e che sono stati 40 mila i soggetti che hanno contratto il virus di recente. L’epidemia si concentra in Sudan, dove vivono 320 mila persone affette da Hiv. Grazie agli sforzi compiuti per diffondere i test dell’Hiv, il numero di casi segnalati nella regione seppur esiguo, è in costante aumento in numerosi Paesi. In Algeria, per esempio, il numero di persone che vivono con l'Hiv risulta quasi raddoppiato tra il 2001 e il 2007.

 

America del Nord, Europa occidentale e centrale

Nel complesso, in queste regioni, sono 81 mila persone le persone infettatesi nel 2007 e 31 mila quelle decedute per malattie correlate all’Aids. Su entrambe le sponde dell'Atlantico, il numero stimato di persone affette da Hiv continua ad aumentare grazie a un ampio accesso alla terapia antiretrovirale. Tuttavia, se in America del Nord il numero di nuovi infetti ogni anno, è relativamente stabile, in Europa occidentale le nuove diagnosi di Hiv sono in aumento.

 

Europa orientale e Repubbliche dell’ex Unione Sovietica

Il numero stimato di adulti e bambini che vivono con l'Hiv in Europa orientale e Asia centrale dal 2001 è raddoppiato, passando da 650 mila a 1,5 milioni nel 2007. Quasi il 90% delle persone infette vive in Russia (69%) e in Ucraina (29%). Nel 2007, circa 110 mila persone sono diventate Hiv positive, mentre 58 mila sono morte di malattie correlate all’Aids. La più grande epidemia di Hiv della regione è localizzata in Russia.

 

America Latina e Caraibi

Nel 2007 in America Latina si sono registrate 140 mila nuove infezioni da Hiv e 63 mila decessi per malattie correlate all’Aids. In questa regione, il numero totale di persone affette da Hiv è 1,7 milioni. In Brasile vive oltre il 40% (730 mila) delle persone che hanno contratto il virus, in Messico i soggetti Hiv positivi sono 200 mila. In America Latina la trasmissione del virus dell’Hiv si è verificata soprattutto tra uomini gay, lavoratori del sesso e, in misura minore, tra tossicodipendenti che consumano droga per via parenterale. Nel 2007, nei Caraibi erano 230 mila le persone affette da Hiv, 20 mila quelle che avevano contratto il virus di recente e circa 14 mila quelle morte per malattie correlate all’Aids. In questa regione il numero di persone infette è diminuito nelle aree urbane della Repubblica Dominicana e di Haiti. Alla fine del 2007, circa 30 mila persone si sono sottoposte al trattamento antiretrovirale, con un aumento del 50% dalla fine del 2006, quando le persone in trattamento erano 20 mila.

 

Oceania

Si stima che nel 2007 siano 74 mila le persone che vivono con l'Hiv in Oceania, di queste, 13 mila hanno contratto il virus di recente. L’area più interessata dall’epidemia di Hiv è la Papua Nuova Guinea, dove il numero di persone che vivono con l'Hiv è aumentato da 10 mila nel 2001 a 54 mila nel 2007. Nel 2007, in Australia, le persone affette da Hiv erano 18 mila.

 

Aids e bambini 

I dati del rapporto Unaids 2008 stimano che nel 2007 abbiano contratto il virus dell’Hiv 370 mila bambini di età inferiore a 15 anni. Tra il 2001 e il 2007, il numero totale di bambini che vivono con l'Hiv è aumentato, passando da 1,6 milioni a 2 milioni. Di questi, quasi il 90% vive in Africa sub-sahariana. Secondo il rapporto 2008 dell’Unicef "Bambini e Aids: terzo rapporto di aggiornamento", diagnosi precoce e cure tempestive possono migliorare significativamente le aspettative di vita dei neonati esposti al rischio di contagio da Hiv. Infatti, i neonati sieropositivi a cui viene diagnosticato tempestivamente il virus e che iniziano le cure entro la dodicesima settimana di vita hanno il 75% in più di possibilità di sopravvivenza. Tuttavia, nel 2007 meno del 10% dei neonati nati da madri affette da Hiv ha effettuato il test prima dei due mesi di vita.

 

Prevenire nuovi contagi tra le donne è la prima linea di difesa per prevenire il contagio tra i neonati. Gli interventi di prevenzione hanno praticamente annullato la trasmissione di Hiv da madre a figlio in Occidente, mentre in molti Paesi in via di sviluppo hanno permesso di ridurre il numero di neonati Hiv positivi. In assenza di interventi, invece, la trasmissione materno-infantile di Hiv avviene nel 35-50% dei casi. Nel 2007, tuttavia, solo il 18% delle donne incinte nei Paesi a basso e medio reddito ha effettuato il test e solo il 12% di quelle che sono risultate positive si è sottoposta a ulteriori accertamenti.

 

 

In Europa

L’Hiv/Aids rimane un grave problema di salute pubblica anche in Europa: nel 2007 sono circa 49 mila i nuovi casi diagnosticati di infezione da Hiv riferiti da 49 dei 53 Paesi della Regione europea dell'Oms. Secondo l'articolo pubblicato a dicembre 2008 su Eurosurveillance, il più alto tasso di infezioni da Hiv nei Paesi Ue ed Efta è stato riscontrato in Estonia, Ucraina, Portogallo e Moldova. Dal 2000 il numero annuo di nuovi casi diagnosticati è aumentato da 22 a 42 mila casi.

 

Tassi nazionali (per milione di abitanti) di nuovi casi di Hiv riportati nel 2007 nella Regione europea Oms

 

Nel 2007, sono stati segnalati 26.279 nuovi casi di infezione da Hiv nei Paesi dell'Unione europea (Ue) e dell’Efta. In Estonia, Portogallo e Lettonia sono stati rilevati i tassi di infezione più elevati, mentre in Slovacchia, Repubblica Ceca e Romania i più bassi. La principale modalità di trasmissione del virus Hiv in Europa orientale è l’uso di stupefacenti per via parenterale, in Europa centrale sono i rapporti eterosessuali (anche se è aumentato il numero di casi di Hiv tra uomini gay), in Europa occidentale il sesso tra uomini, seguito dai rapporti eterosessuali.

Nel 2007 il numero di nuovi casi di infezione da Hiv è aumentato, mentre l’incidenza dei casi di Aids conclamato è diminuita. Nella parte orientale della Regione europea dell'Oms, invece, il numero di casi di Aids continua ad aumentare.

 

 

  Europa occidentale* Europa centrale Europa orientale*

Numero di casi di Hiv

24.202

1897

22.793

Tasso (per milione di abitanti)

77

10,1

164,8

Percentuale dei casi:

 

 

 

Giovani: età tra 15-29 anni

26%

41%

40%

Donne

31%

24%

36%

Numero di casi dovuti a**:

 

 

 

Utilizzo di droghe per via endovenosa

8%

13%

57%

Rapporti omosessuali (tra maschi)

40%

30%

0,4%

Rapporti eterosessuali

29%

53%

42%

* dati non disponibili per Austria, Italia, Monaco e Russia

** alcuni Paesi non forniscono dati sulla modalità di trasmissione.

 

 

 

 

Le tre sotto-regioni europee Oms

I dati aggiornati del rapporto Unaids (pdf 9 Mb) sull’epidemia di Aids, presentati dal programma congiunto delle Nazioni Unite sull’Hiv/Aids (Unaids) e dell’Oms, stimano che nel 2007 in molti Paesi dell’Europa occidentale, si sia registrato un crescente numero di nuove diagnosi di Hiv tra uomini gay che hanno rapporti sessuali non protetti. In Germania, le nuove infezioni da Hiv tra uomini gay è salita del 96% tra il 2002 e il 2006. Nel 2005, circa un terzo delle nuove diagnosi di infezioni da Hiv e dei casi di Aids in Europa occidentale, sono stati attribuiti ai rapporti eterosessuali ad alto rischio. In questa regione, il sesso non protetto tra uomini e donne rappresenta, nel 2006, il 42% delle nuove diagnosi di Hiv.

 

In Europa occidentale, una minore percentuale di diagnosi di Hiv (6% nel 2006) è collegata all'uso di dispositivi contaminati per l’assunzione di stupefacenti per via parenterale. In Danimarca e Paesi Bassi, il numero di diagnosi di Hiv nelle persone che consumano droghe per iniezione, è sceso rispettivamente al 72% e al 91%, nel periodo 2002-2006. In Europa centrale, i casi di infezione recente da Hiv nelle persone che consumano sostanze stupefacenti per via parenterale sono diminuite.

 

Europa orientale e Repubbliche dell’ex Unione Sovietica

Secondo il rapporto Unaids (pdf 9 Mb), le epidemie sono concentrate in larga misura tra le persone che consumano droga per via parenterale, i lavoratori del sesso e i loro molteplici partner sessuali. Tra i nuovi casi di Hiv, quasi due terzi (62%) sono attribuibili al consumo di stupefacenti per via parenterale. In Russia, la prevalenza di Hiv tra coloro che si iniettano le droghe oscilla dal 3% nel Volgograd a più del 70% nel Biysk. Per questo gruppo la prevalenza è alta anche in Ucraina, dove risulta salita dal 11% nel 2001 al 17% nel 2006. In questa regione la percentuale di donne infette da Hiv è in aumento. Nel 2006, circa il 40% dei nuovi casi di Hiv in Europa orientale e Repubbliche dell’ex Unione Sovietica riguarda le donne. Nella regione, si stima che circa il 35% delle donne Hiv positive sono state infettate attraverso l’uso di dispositivi contaminati per il consumo di droghe per via parenterale, e circa il 50% ha contratto l'Hiv avendo rapporti sessuali non protetti con partner che si iniettano droghe.

 

Nel 2006, meno dell’1% dei nuovi casi registrati di Hiv è stato attribuito a rapporti sessuali non protetti tra uomini gay. È molto probabile che il dato su questa modalità di trasmissione del virus Hiv, sia stato molto sottostimato. Il numero annuale di nuove diagnosi di Hiv sono in aumento in Azerbaigian, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldova, Tagikistan e Uzbekistan, che al momento fa registrare la più grande epidemia dell’Asia centrale. L'epidemia di Hiv in Russia è localizzata nelle aree urbane e nei centri industriali. Quasi il 60% dei casi di Hiv è concentrato in 10 grandi centri, comprese le città di San Pietroburgo e Mosca. L’Ucraina ha adottato misure per limitare la trasmissione di Hiv da madre a figli. Nel 2006, il 95% di tutte le donne incinte sono state testate per l'Hiv, e il 93% delle donne Hiv positive che hanno partorito aveva ricevuto la profilassi antiretrovirale.

 

Nel 2006, in Kazakistan, due terzi dei nuovi infetti è un consumatore di droghe per via parenterale. Anche le epidemie di Hiv in Kirghizistan e Tagikistan si devono principalmente al consumo di stupefacenti per via parenterale. L'epidemia di Hiv in Bielorussia sembra essersi stabilizzata. La maggior parte delle infezioni da Hiv sono segnalate all'interno e nei dintorni delle aree urbane, come Minsk, e in gran parte tra le persone che si iniettano stupefacenti. In aumento il numero delle donne affette da Hiv: nel 2006, l'80% dei nuovi casi di Hiv nelle donne è associato al sesso a rischio (nel 2003 la percentuale era del 56%). In Moldova, le persone che hanno contratto il virus dell’Hiv nel 2006 sono più che raddoppiate rispetto al 2003. Dei 621 casi registrati, il 60% è stato associato a rapporti sessuali non protetti.

 

In Italia

Secondo i dati forniti dal dipartimento malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell’Iss, sono oltre 60 mila i casi di Aids notificati in Italia fino al 30 novembre 2008. Per il 2008, le stime mostrano stabilità nel numero dei nuovi casi di Aids rispetto al 2007. Gli ultimi sei mesi di monitoraggio dell’infezione effettuato dal Centro operativo Aids (Coa) illustrano un quadro in cui l’infezione rimane costante, in cui i nuovi casi non diminuiscono. Si registra tuttavia una lieve tendenza alla ulteriore flessione dell’incidenza della malattia conclamata (grazie alle terapie antiretrovirali).

 

Nel 2008 si registrano ancora 3-4 mila nuovi sieropositivi, per un totale di circa 120 mila sieropositivi viventi. A fronte della diminuzione dell’incidenza della malattia conclamata, persiste un'incidenza costante di nuove infezioni che, unitamente all'allungamento della sopravvivenza delle persone sieropositive, determina la persistenza di un ampio serbatoio di persone affette da Hiv.

 

Nonostante l’incidenza resti stabile, il numero totale delle persone viventi con Aids è in aumento: i dati al novembre 2008 riportano oltre 20 mila casi. La ragione è probabilmente legata all’efficacia della terapia antiretrovirale combinata, che comporta un aumento del numero di persone con diagnosi di Aids che sopravvivono. Stabile rispetto al 2007 l’età media degli uomini (43 anni) e delle donne (40 anni). In aumento il numero dei casi tra la popolazione straniera, nella quale si registra circa il 20% di tutti i casi segnalati in Italia nell’ultimo anno.

Secondo i dati forniti dal Centro operativo Aids (Coa) (pdf 213 kb) a novembre 2008, sono tra i 140 e i 180 mila i casi di infezioni da Hiv dall’inizio dell’epidemia. Considerando le persone sieropositive (che comprendono sia quelle con malattia conclamata sia quelle solo infette), le stime riportano tra i 110 e i 130 mila casi. Questa cifra è in leggero aumento poiché ogni anno si verificano circa 3500 nuove infezioni che si vanno ad aggiungere a quelle degli anni precedenti.

 

Il numero di infetti a livello nazionale è in crescita, a causa dell’aumento della sopravvivenza delle persone sieropositive. Sempre secondo i dati del Coa, riguardo alla modalità di trasmissione dell’infezione, il contagio diminuisce tra i tossicodipendenti (dal 47,9% del 1998 al 22,3% del 2008) mentre cresce la trasmissione per via sessuale. Per i rapporti omosessuali e bisessuali si passa dal 17,3% del 1997 al 23,7% del 2008; per i rapporti eterosessuali l’aumento è ancora più evidente, passando dal 25,3% nel 1998 al 44,4% nel 2008. Anche l’età media alla diagnosi è in crescita: per le donne è di 40 anni, per gli uomini di 43 anni.

Un altro dato interessante è che oltre il 60% dei casi di Aids non ha fatto terapia antiretrovirale prima della diagnosi. Quasi il 60% dei casi di Aids, inoltre, scopre di essere sieropositivo poco prima o al momento della diagnosi di malattia conclamata. Questo fenomeno è segnale di una bassa percezione del rischio, soprattutto fra chi si infetta per via sessuale e fra gli stranieri. Leggi i dati ufficiali del Coa (pdf 213 kb).