Unaids-Oms: il rapporto mondiale 2005
(Traduzione e adattamento a cura della redazione di EpiCentro)
A pochi giorni dalla giornata mondiale per la lotta all'Aids
del 1 dicembre,
Unaids e Oms hanno pubblicato il
rapporto mondiale 2005 sull'epidemia dell'infezione da Hiv. Dal
documento emerge che l'incidenza dei casi nella popolazione adulta è in
diminuzione in molti Paesi, grazie soprattutto a cambiamenti
comportamentali, come un maggior utilizzo del profilattico, un ritardo nelle
prime esperienze sessuali e una riduzione del numero dei partner.
In alcuni Paesi in via di sviluppo la situazione sta decisamente
migliorando. Per esempio, in Kenya la prevalenza dell'infezione è diminuita
dal 10% del 1990 al 7% del 2003, mentre in Zimbabwe e nelle aree urbane del
Burkina Faso si è registrata una riduzione dell'infezione in gravidanza
(rispettivamente, dal 26% al 21% e dal 4% al 2%). Lo stesso vale per le
regioni caraibiche (Bahamas, Barbados, Bermuda, Repubblica Dominicana e
Haiti), dove si guarda al futuro con ottimismo grazie a un maggior uso del
preservativo fra le prostitute e una maggiore accettazione del test e dei
consultori.
Nonostante questo, l'Aids è comunque in aumento in tutti Paesi del mondo,
fatta eccezione per i Caraibi. Nel 2005 sono stati registrati infatti 5
milioni di nuovi casi ed è stato raggiunto il picco massimo di sieropositivi
nel mondo: 40,3 milioni, contro i 37,5 milioni del 2003. Per quanto riguarda
invece la mortalità, nel 2005 sono morte di Aids più di 3 milioni di
persone, di cui 500.000 bambini. L'aumento più consistente delle infezioni
si è riscontrato nell'Europa orientale e nell'Asia centro-orientale, per
quanto l'Africa sub-sahariana continui a essere la regione più colpita, con
il 64% di nuovi casi, per un totale di 3 milioni di persone infette.
Per quanto riguarda l'accesso alle cure, il rapporto indica che negli ultimi
due anni ci sono stati netti miglioramenti e che sono state evitate dalle
250.000 alle 350.000 morti. Inoltre, grazie ai farmaci antiretrovirali, più
di 3 milioni di persone nei Paesi in via di sviluppo vivono meglio e più a
lungo. A questo proposito, viene sottolineata l'importanza di estendere
globalmente l'accesso alla prevenzione, ai farmaci e alle cure.
"È evidente l'importanza di un programma integrato di trattamento e
prevenzione dell'Aids rispetto a interventi isolati", ha dichiarato Lee
Jong-wook, Direttore generale dell'Oms. "La disponibilità delle terapie
costituisce un forte incentivo sia per i governi che devono organizzare
campagne di prevenzione e mettere a disposizione test e consultori, sia per
le persone che devono usufruire di questi servizi".
I dati più recenti mostrano come in America Latina, in Europa orientale e
soprattutto in Asia il consumo diffuso di droghe per via endovenosa e la
prostituzione abbiano favorito la diffusione dell'epidemia, mentre i
programmi di prevenzione hanno sostanzialmente fallito. Al contrario, il
rapporto ha messo in luce l'efficacia di programmi intensivi all'interno di
particolari contesti sociali, come per esempio i giovani in Uganda e in
Tanzania, prostitute e loro clienti in India e Thailandia, consumatori di
droghe per via endovenosa in Spagna e Brasile.
Un altro dato importante è che senza adeguate misure preventive circa il 35%
dei bambini nati da madri sieropositive contraggono l'infezione. Mentre la
trasmissione materno-fetale dell'Hiv è stata praticamente eliminata nei
Paesi industrializzati ed è in diminuzione anche in altri Paesi, è ancora
molto presente nell'Africa sub-sahariana.
Inoltre, i livelli di informazione su Hiv e sesso sicuro sono ancora scarsi
in tanti Paesi, perfino in quelli dove la prevalenza dell'infezione è alta e
in crescita. In 24 degli Stati sub-sahariani, tra cui Camerun, Costa
D'Avorio, Kenya, Nigeria Senegal e Uganda, più di due terzi delle giovani
donne di età compresa fra 15 e 24 anni non sa come si trasmette l'infezione.
Da un importante studio condotto nel 2003 nelle Filippine è emerso che più
del 90% degli intervistati credeva ancora che l'Hiv si potesse trasmettere
semplicemente mangiando con un sieropositivo.
Infine, la mancata sorveglianza in molte regioni del mondo, tra cui
l'America Latina, i Caraibi, il Medioriente e il Nordafrica, sta vanificando
gli sforzi preventivi e spesso implica che persone ad alto rischio come i
maschi omosessuali, le prostitute e chi fa uso di droghe per via endovenosa
non siano adeguatamente protetti o informati sulla prevenzione e il
trattamento dell'Aids.