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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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World Aids Day 2016

Revisione a cura del Centro operativo Aids e dell’Unità Operativa Ricerca psico-socio-comportamentale, Comunicazione, Formazione (UO Rcf), Mipi-Iss

 

1 dicembre 2016 - Secondo quanto riferisce l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), nel 2015, l’epidemia globale di infezioni da Hiv e Aids ha registrato un battuta d’arresto rispetto agli ultimi 20 anni: i programmi di prevenzione hanno infatti portato a una riduzione del numero annuale di nuove infezioni da Hiv (nel 2015: 2,1 milioni) con un decremento nell’incidenza del 35% rispetto al 2000. Inoltre, la grande diffusione delle terapie antiretrovirali ha permesso una diminuzione del numero di decessi per cause correlate all’Hiv (nel 2015: circa 1,1 milioni), con una flessione del 45% rispetto al 2005.

 

Tuttavia, nonostante i progressi fatti in questi anni a livello globale, l’Hiv continua a rappresentare un serio problema di sanità pubblica. Secondo gli ultimi dati pubblicati da Unaids nel rapporto “Global Aids Update 2016” sono, infatti, 36,7 milioni le persone che nel mondo convivono con l'infezione da Hiv, un numero che non può che mettere in evidenza le molte e difficili sfide ancora da affrontare.

 

Per far fronte alla diffusione dell’Hiv, Unaids promuovono dal 2014 la strategia “Fast Track” che puntando sulle priorità da affrontare mira a raggiungere l’obiettivo globale – espresso nei Sustainable Development Goals – di eliminare l’Aids entro il 2030 (End Aids 2030). È in questo ambito e in questa strategia che si inserisce l’edizione 2016 della Giornata mondiale contro l’Aids, che come ogni anno si svolge il 1 dicembre. Lo slogan “Hands up for #HIVprevention” sostiene una campagna che mira ad analizzare diversi aspetti della prevenzione delle infezioni da Hiv e come questi siano in relazione con specifici gruppi di popolazione (come le giovani donne o le persone che vivono con l’Hiv) mentre l’hastag #HivSelfTest promuove l’auto test di diagnosi dell’infezione.

 

Riguardo l’Europa, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) conferma che sono circa 30 mila l’anno le nuove diagnosi da Hiv e sottolinea che una delle ragioni principali della persistenza dell’epidemia da Hiv nella Regione è la troppo frenquente inconsapevolezza dell’infezione: si stima che oltre 122 mila europei che vivono con l’Hiv non sono a conoscenza di averlo contratto poiché ancora non gli è stato diagnosticato.

 

Per approfondire consulta:

Meglio sapere: l’importanza del test

Incoraggiare a sottoporsi al test di diagnosi dell’Hiv è infatti una strategia di prevenzione fondamentale che istituzioni internazionali e governi sostengono al fine sia di ridurre la diffusione dell’infezione sia per permettere a coloro che risultano positivi di usufruire di un’assistenza medica precoce ed effettuare tempestivamente la terapia farmacologica che permette oggi di vivere meglio e più a lungo. In proposito consulta:

In Italia: dati e numeri

Dai dati del Centro operativo Aids (Coa) dell’Iss emerge che nel nostro Paese nel 2015, sono state riportate 3444 nuove diagnosi di infezione da Hiv, pari a 5,7 nuovi casi per 100.000 residenti (dato che pone l’Italia al tredicesimo posto tra le nazioni dell’Unione europea). Rimane costante, negli ultimi anni, la quota delle persone con una nuova diagnosi di infezione da Hiv in fase clinica avanzata mentre si osserva un aumento dell’età mediana alla diagnosi e un cambiamento delle modalità di trasmissione: diminuisce la proporzione di consumatori di sostanze per via iniettiva, ma aumenta la proporzione dei casi attribuibili a trasmissione sessuale, in particolare tra maschi che fanno sesso con maschi (Msm).

 

Riguardo i casi di Aids, nel 2015 sono stati segnalati al Coa 789 casi, pari a un’incidenza di 1,4 nuovi casi per 100.000 residenti. Oltre il 50% dei casi di Aids segnalati nel 2015 era costituito da persone che non sapevano di essere Hiv-positive. Dai dati emerge inoltre un lieve decremento del numero annuo delle nuove diagnosi mentre il numero di decessi causati da questa malattia rimane stabile. In aumento la proporzione delle persone con nuova diagnosi di Aids che scopre di essere Hiv-positiva nei pochi mesi precedenti la diagnosi di Aids.

In Italia le attività svolte dal ministero della Salute nell’ambito dell’informazione, prevenzione, assistenza e attuazione di progetti relativi alle infezioni da Hiv e Aids sono illustrati nella relazione al Parlamento, predisposta ogni anno, ai sensi dell'articolo 8, comma 3, della Legge 5 giugno 1990, n.135. Il documento riporta anche le attività svolte dalla Commissione nazionale per la lotta contro l’Aids e l’attività svolta dall'Istituto superiore di sanità, in particolare le iniziative in tema di sorveglianza, di ricerca e di consulenza telefonica (Telefono Verde Aids e Malattie sessualmente trasmesse).

I dati sull’accesso al Telefono Verde Aids e Ist

Sono 12.081 le telefonate ricevute dal Telefono Verde Aids e Ist - 800 861061 dell’Istituto superiore dei sanità tra il 1 gennaio al 20 novembre 2016 e 47.286 il totale dei quesiti formulati.

 

La maggioranza delle persone che chiamano sono uomini (86,8%), giovani adulti (68,0% ha un’età ≤39 anni) e sessualmente attivi che dichiarano di aver avuto rapporti sessuali non protetti (nel 67,6% dei casi eterosessuali). Dai dati emerge però anche un costante aumento delle telefonate effettuate da utenti che si dichiarano omo o bisessuali (9,5%).

 

Il Telefono Verde – collocato all’interno dell’Unità Operativa Ricerca psico-socio-comportamentale, Comunicazione, Formazione (UO Rcf) del Mipi-Iss – fornisce un servizio, anonimo e gratuito, ed è attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 13.00 alle 18.00. Gli esperti (ricercatori e consulenti con diverse professionalità) rispondono, anche in lingua inglese, su diverse tematiche relative alle infezioni da Hiv e Aids e alle infezioni sessualmente trasmesse (Ist) tra cui anche (il lunedì e il giovedì, dalle 14.00 alle 18.00), quelle legali.

 

I dati evidenziano anche un aspetto fondamentale per la prevenzione dell’Hiv: sono ancora troppo le persone che non si sottopongono al test. Infatti, nel 49,5% delle telefonate gli utenti dichiarano di non aver effettuato questo esame diagnostico. Riguardo la tipologia delle domande effettuate al Telefono Verde, il 26,1% si riferisce alle modalità di trasmissione delle Ist e in particolare dell’Hiv, il 21,4% riguarda informazioni sui test e il 13,6% riguarda quesiti inerenti aspetti psicologici e sociali legati. Infine, da una telefonata su 10 si evince la presenza di disinformazione e di falsi miti: ancora oggi, per esempio rimane il timore che la zanzara possa trasmettere l’Hiv.

 

Rispetto alla distribuzione geografica si osserva una prevalenza di telefonate dalle Regioni del Centro Italia.

 

In occasione del World Aids Day il Telefono Verde sarà attivo dalle 10.00 alle 18.00, gli esperti risponderanno dalle 10.00 alle 18.00 anche sul web al contatto Skype uniticontrolaids ed è prevista la presenza del consulente legale.