Città : che aria fa?
E’ massima allerta in Italia per il tasso di inquinamento atmosferico nei centri urbani. Un problema che, in assenza di interventi strutturali, si ripresenta puntuale con cadenze stagionali. L’impatto sulla salute dei cittadini è indiscutibile e altrettanto è l’onere che questa situazione scarica sui sistemi di prevenzione delle strutture sanitarie. Può essere, utile, allora, uno sguardo su quello che offre la rete, sia in termini di dati, sia di strumenti per l’elaborazione di strategie.
Cominciamo da AirQ, un software di indagine epidemiologica messo a punto
dall’Oms per gli studi e le ricerche dell’impatto della qualitÃ
dell’aria sulla salute.
AirQ, è disponibile gratuitamente e può essere applicato alle
realtà cittadine locali. Gli operatori sanitari potranno utilizzarlo
immettendo i dati relativi alla qualità dell’aria della propria città ,
ricavandone informazioni sui rischi per la salute.
Sempre dal
sito
olandese
dell’Oms sono accessibili molte altre informazioni sugli studi e sui dati
più recenti sulla qualità dell’aria in Europa.
In Italia
La combinazione di due fattori: le condizioni atmosferiche e gli scarichi
dei veicoli, innalza pericolosamente il livello delle polveri nell’aria,
specie quelle molto fini, che non vengono fermate dalle mucose nasali e
riescono a penetrare nell’organismo dalle vie respiratorie. Da circa 1
mese le maggiori città del Nord e del Centro stanno facendo i conti con
questa situazione.
“Il maggiore impatto sulla salute è dato dal particolato più fine,
inferiore a PM2.5, formato cioè da particelle con diametro inferiore a
2.5μm”, spiega Ennio Cadum, che all’Arpa del Piemonte si occupa di
epidemiologia ambientale. “Le analisi fino qui effettuate hanno mostrato
che i maggiori rischi arrivano dai veicoli diesel. Non solo quelli più
vecchi, ma anche quelli di ultima produzione, perché nonostante
assicurino una quantità totale di particellato emesso inferiore, questo
è estremamente fine, quindi molto pericoloso”.
Un dato molto rilevante, specie nel nostro paese dove il trasporto delle
merci avviene soprattutto su ruota, tramite grossi camion e tir dotati
di motori diesel. “In Italia la scelta del trasporto merci su ruota ha
un impatto indiscutibile sulla qualità dell’aria. Basti pensare che, a
parità di percorso effettuato, un motore eco-diesel emette particelle
fini quanto 10 motori benzina catalizzati, mentre un motore diesel
non-ecologico quanto 40 eco-diesel. Questo significa che un solo diesel
non catalizzato pesa sul bilancio della presenza nell’aria di
particolato più fine quanto 400 motori a benzina catalizzati”.
Mentre si discute sulle misure da prendere per la gestione del traffico
cittadino e la riduzione dell’impatto sulla salute, può essere
interessante risalire ai dati e agli studi italiani più recenti
sull’argomento.
A questo proposito lo scorso ottobre a Venezia in occasione del convegno
annuale dell’Aie
sono stati presentati i risultati dello studio Misa, relativi a una vasta
metanalisi sugli effetti a breve termine dell’inquinamento atmosferico,
pubblicati sulla rivista
E&P – Epidemiologia & Prevenzione. Epicentro offre ai suoi lettori
la possibilità di scaricare on-line:
-
una sintesi dei risultati emersi sulle otto città studiate, cioè Torino, Milano, Verona, Ravenna, Bologna, Firenze, Roma, Palermo (scarica file.pdf);
-
il testo completo dello studio (scarica parte1, 2, 3, 4 (3,71mb)).
Lo studio Misa è stato presentato da una
lettera, inviata da Francesco Forastiere, segretario dell’Aie alle
autorità sanitarie e ambientali del nostro Paese. Purtroppo fino ad oggi
non sembra che quanto contenuto in quel messaggio sia stato preso
seriamente in considerazione. La pubblichiamo integralmente.
Inoltre sono disponibili i dati relativi a uno
studio
dell’Organizzazione mondiale della sanità sulla qualità dell’aria in otto
città italiane (Roma, Torino, Palermo, Napoli, Milano, Genova, Firenze,
Bologna) pubblicato lo scorso anno.
Nel resto del mondo
A livello europeo molti sforzi sono stati concentrati nel programma
Aphea
(Air Pollution and Health - A European Approach), che ha raccolto gli
sforzi di 11 gruppi di ricerca in 10 diversi paesi europei per studiare
l’impatto dell’inquinamento atmosferico sugli oltre 25 milioni di
persone che vivono in 15 città europee. A questo è seguito, nel 1998,
Aphea2, che ha esteso le ricerche a 34 città . Aphea2 si è concluso lo
scorso anno e i dati sono ora in corso di pubblicazione.
Per avere informazioni aggiornate sugli Usa, si può consultare il sito
dell’
Health
Effects Institute, una organizzazione no-profit sostenuta
dall’Epa, l’Agenzia governativa per la protezione ambientale
statunitense, ricco di informazioni sui progetti tutt’ora attivi e i
risultati di quelli già conclusi. Offre inoltre una ricca pagina di
link, dalla quale accedere, fra l’altro, a banche dati mondiali sugli
effetti dell’inquinamento atmosferico.
Degna di nota anche
Pmra.org, una vasta banca dati, nata per sostenere gli sforzi del
National Research Council Committee on Research Priorities for Airborne
Particulate Matter.