OBESITA’ E SOVRAPPESO TRA I PRE-ADOLESCENTI Uno studio dalla provincia di Benevento
A cura di: Paolo D’Argenio, Annarita Citarella (Servizio Epidemiologia e Prevenzione), Ersilia Libera Palombi (Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione), Maria Pia Aversano, Rosa Bassi, Anna Di Fiore, Michelina Ferri, Nicolina Glielmo, Giovanni Iglio, Clementina Petroccia, Lea Sacco, Sara Sasso (Unità Operative Materno Infantili dei Distretti Sanitari) – ASL Benevento.
Negli anni ’60 alcuni studi longitudinali avevano mostrato gli effetti benefici per la salute della dieta tradizionale italiana, composta prevalentemente da cibi preparati con farina, olio d’oliva, verdure e legumi, frutta e con ridotto contenuto di carne, la cosiddetta dieta mediterranea (1). Ma, dagli anni ’60, lo stile di vita degli italiani si è modificato e sono cambiate anche le abitudini alimentari.
            
            Aumentano le possibilità che il pasto tradizionale sia rimpiazzato 
            da sandwich e snack che hanno un elevato potere calorico, ma minore 
            valore nutrizionale. Inoltre, con l’aumentare di giochi ed attività 
            ricreative sedentarie, l’attività fisica tra i bambini e gli 
            adolescenti può diminuire. Entrambi questi fattori potrebbero, 
            infine, concorrere all’aumento dei livelli di obesità. Infatti, 
            l’obesità tra gli alunni delle scuole elementari è aumentata dallo 
            0,5% dei bambini nati negli anni ’50 al 20% dei bambini nati negli 
            anni ’90 (2).
            
            Per valutare la prevalenza dell’obesità e le abitudini alimentari 
            nella provincia di Benevento (Campania), il locale Dipartimento di 
            Prevenzione ha eseguito un’indagine nel periodo marzo - maggio 2000. 
            Un campione casuale, pari a un terzo dei ragazzi sottoposti alla 
            vaccinazione obbligatoria contro l’Epatite B negli otto distretti 
            della ASL di Benevento (in cui la copertura vaccinale per l’Epatite 
            B è pari al 94%), ha compilato un questionario sulle abitudini 
            alimentari; inoltre, il personale del centro vaccinale ha misurato, 
            con una bilancia tarata prima dell’inizio dello studio ed un 
            altimetro, il peso e l’altezza dei ragazzi. Con Epi-Info 6.04 b è 
            stato calcolato il Body Mass Index (BMI) e i ragazzi sono stati 
            classificati in normopeso, sovrappeso ed obesi, utilizzando una 
            tavola di valori di riferimento specifici per età e sesso (3).
            
            Dei 1055 ragazzi che componevano il campione, 1046 (99%) hanno 
            compilato il questionario e sono stati misurati (Tabella 
            1). 
            Le età variavano da 10 a 15 anni, con una mediana di 11 anni; i 
            maschi erano 555 (53%). Complessivamente il 27% dei ragazzi era 
            sovrappeso (intervallo di confidenza al 95% [CI] 24-30%), e l’11% 
            (95% [CI] 9-13%) era obeso. I livelli differivano in modo 
            sostanziale tra gli 8 distretti sanitari, variando da un minimo del 
            14% a un massimo del 34% per il sovrappeso e dal 6% al 16% per 
            l’obesità. Non c’erano importanti differenze tra i sessi, né per i 
            sovrappeso (27% nei maschi e 27% nelle femmine) né per gli obesi 
            (rispettivamente 11% e 10%). Il sovrappeso e l’obesità erano 
            leggermente più elevati tra i ragazzi di 10-11 anni rispetto a 
            quelli di 12 anni e più, rispettivamente 28% versus 25% e 12% versus 
            10%. A 10-11 anni, il 27% dei ragazzi e il 29% delle ragazze erano 
            sovrappeso e il 12% erano obesi in entrambi i sessi. A 12 anni ed 
            oltre, il 27% dei ragazzi e il 24% delle ragazze erano sovrappeso; 
            il 9% dei ragazzi e il 10% delle ragazze erano obesi. Nessuna di 
            queste differenze era statisticamente significativa.
            
            Tra i ragazzi obesi, l’abitudine di saltare la prima colazione, era 
            più frequente rispetto ai normopeso (20% versus 9%; odds ratio di 
            prevalenza [POR] = 2,9; 95% CI = 1,7-4,9, e p=0,001), come pure 
            l’abitudine di non consumare la merenda di pomeriggio (24% versus 
            12%; POR = 2,3; 95% CI = 1,4-3,8, p = 0,001). Gli obesi tendevano a 
            saltare più frequentemente degli altri anche la merenda di metà 
            mattina, anche se in questo caso, le differenze erano meno 
            sostanziali e non erano statisticamente significative (31% versus 
            25%; POR = 1,3; 95% CI = 0,8-2,0; p = 0,3). Invece, il comportamento 
            dei ragazzi sovrappeso, ma non obesi, era simile a quello dei 
            ragazzi di peso normale, tranne nel caso della prima colazione che i 
            ragazzi sovrappeso saltavano più spesso dei normopeso (14% versus 
            9%; POR = 1,9; 95% CI = 1,2-2,9; p = 0,006).
            
            La relazione tra sovrappeso- obesità e comportamento alimentare 
            differiva tra i sessi: per esempio, le ragazze obese saltavano la 
            prima colazione 2,4 volte più frequentemente di quelle normopeso 
            (95%CI= 1,1-5,3; p=0.006); per i ragazzi il POR corrispondente era 
            3,4 (95%CI = 1,5-8,1; p=0,03). Anche le ragazze sovrappeso saltavano 
            più frequentemente la prima colazione rispetto a quelle normopeso 
            (POR=2,3 95%CI=1,2-4,1; p=0,006), mentre per i ragazzi sovrappeso il 
            POR era 1,4 (95%CI = 0,7-3,0; p=NS).
            Il commento
            David F. Egizi-Williamson, Ph.D
            Centers for Disease Control and Prevention, Atlanta, GA, USA
Negli ultimi cinque anni, indagini svolte in alcuni Paesi industrializzati hanno documentato un’elevata prevalenza di sovrappeso ed obesità nell’infanzia, dovuta a forti incrementi verificatisi nel tempo (4-6). Mentre in passato non era possibile confrontare i livelli di obesità e soprappeso tra Paesi diversi, recentemente sono state pubblicate definizioni internazionali standard che consentono confronti internazionali (3).
            
            Le stesse definizioni sono state adottate nello studio di Benevento 
            e in studi effettuati in Inghilterra, Scozia e Stati Uniti su 
            campioni di ragazzi di 9-11 anni. La prevalenza di obesità a 
            Benevento era più elevata di quella riportata in Inghilterra e 
            Scozia (4) e negli Stati Uniti (7). Infatti, in questi tre Paesi, la 
            stima della prevalenza di sovrappeso nei ragazzi era pari 
            rispettivamente a 13%, 13% e 25%; nelle ragazze le prevalenze 
            corrispondenti erano 17%, 20%, e 26%. A Benevento, dove non erano 
            inclusi ragazzi con meno di 10 anni, la prevalenza di soprappeso, a 
            10 - 11 anni, era pari a 27% tra i maschi e 29% tra le femmine. Per 
            l’obesità, le prevalenze nei tre Paesi erano 1,7%, 2,1%, e 6,5% per 
            i ragazzi, e 2,6%, 3,2% e 8,8% per le ragazze. A Benevento, la 
            prevalenza dell’obesità era pari al 12% in entrambi i sessi.
            
            Sebbene gli standard usati per definire l’obesità siano differenti 
            da quelli usati in precedenti studi effettuati in Italia, i dati 
            sono simili a quelli emersi da un recente studio, effettuato a 
            Napoli (6), da cui è risultato che i ragazzi napoletani erano più a 
            rischio di obesità rispetto a quelli francesi, olandesi o 
            statunitensi, ed anche rispetto ai ragazzi milanesi (8).
            
            I motivi di tali elevati livelli di obesità nell’infanzia e del suo 
            aumento rimangono oscuri. Nel Regno Unito e negli Stati Uniti, 
            l’aumento della prevalenza si è verificato solo durante gli ultimi 
            15 anni, a partire dalla metà degli anni ‘80, e forse lo stesso è 
            avvenuto in Italia. È possibile che il tempo trascorso dai bambini e 
            dagli adolescenti in giochi ed attività ricreative sedentarie 
            aumenti e si riduca il tempo dedicato all’attività fisica. E’ 
            comunque da sottolineare che lo studio di Benevento ha messo in 
            evidenza una relazione tra l’abitudine di non consumare la prima 
            colazione e l’obesità infantile. Una possibilità è che i ragazzi 
            obesi in Benevento non consumino la prima colazione perché non hanno 
            fame, avendo consumato troppo cibo nella tarda serata.
            
            Lo studio di Benevento ci mette in guardia sul fatto che l’obesità 
            infantile è un problema in aumento in Italia, che sta raggiungendo 
            livelli vicini a quelli degli Stati Uniti. Sarà importante 
            documentare la prevalenza di sovrappeso ed obesità in altre Regioni 
            italiane, e continuare a monitorare i trend nel tempo con la 
            sorveglianza epidemiologica di popolazione. Più importante, 
            tuttavia, è il bisogno di sviluppare e mettere in atto interventi 
            efficaci diretti alla popolazione volti a prevenire l’obesità. 
            Altrimenti, l’Italia e altri Paesi industrializzati potranno 
            assistere all’aumento della frequenza di malattie croniche 
            debilitanti e costose nelle loro popolazioni adulte ed anziane, la 
            cui numerosità tende a crescere.
Referenze bibliografiche
            1. Menotti A, Giampaoli 
            S. Il ruolo della dieta mediterranea nella prevenzione della 
            cardiopatia coronarica. In: Lauria D, editor. Patologia Ambientale. 
            Napoli: Idelson; 1993. p. 179-203.
            2. Giorgi PL, Catassi C. Il Bambino obeso: cause, percorso e 
            trattamento dell’obesità in età evolutiva. Roma: Il Pensiero 
            Scientifico Editore; 1993.
            3. Cole TJ, Bellizzi MC, Flegal KM et al. BMJ 2000;320:1240-3.
            4. Chinn S, Rona RJ. BMJ 2001;322:24-6.
            5. Troiano RP, Flegal KM, Kuczmarski RJ et al. Arch Pediatr Adolesc 
            Med 1995; 149:1085-9.
            6. Esposito-Del Puente A, Contaldo F, De Filippo E et al. Int J 
            Obesity 1996;20: 283-6.
            7. Flegal KM, Ogden CL, Wei R et al. Am J Clin Nutr 2001 (in press).
            8. Capozzi G, Vitiello N, Granato L et al.Riv Ital Pediatr 
            1989;15:429-36.

 Bollettino epidemiologico nazionale
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