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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
Istituto Superiore di Sanità - EpiCentro


Un’esperienza di lotta al morbillo in un campo nomadi di Roma

Massimo Oddone Trinito1, Italo D’Ascanio2, Cristina Zacché2 e Maria Edoarda Trillò2

1Servizio Igiene e Sanità Pubblica, Area Epidemiologia e Profilassi Asl Roma C

2Dipartimento Materno InfantileAsl Roma C

 

La vaccinazione della popolazione nomade rappresenta una priorità di sanità pubblica perché, data l’elevata mobilità e lo scarso accesso ai servizi sanitari, questo gruppo di popolazione presenta un elevato rischio di trasmissione delle malattie infettive. A questo proposito, vale la pena di ricordare come nel 2001, in Bulgaria, si siano verificati proprio in bambini nomadi due casi di polio attribuibili a poliovirus selvaggio importato dall’India (1).

 

A Roma, vi sono 33 insediamenti nomadi di varia grandezza, dei quali 12 attrezzati o semi-attrezzati; 6 di questi insediamenti, con oltre 600 bambini, si trovano nel territorio dell’ASL Roma C. Lo stato vaccinale varia molto da insediamento a insediamento, soprattutto in relazione al livello di interazione tra le istituzioni, non solo sanitarie, e la popolazione nomade. Nel 2001, il Gruppo di Collegamento Regionale Immigrazione e Salute (GRIS) - Area Zingari, costituito da operatori delle ASL, del privato sociale e del volontariato, ha proposto una attività straordinaria di vaccinazione dei bambini che vivono nei campi nomadi. È stato quindi costituito un gruppo di coordinamento con la partecipazione dell’Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio (Unità Operativa “Studio dei fenomeni migratori”), dell’Istituto Superiore di Sanità, delle cinque ASL romane e delle associazioni di volontariato, attive sia nell’opera di mediazione culturale che nel supporto logistico (Caritas, ARCI, Comunità Capodarco, Opera Nomadi). La Regione Lazio ha patrocinato l’iniziativa, pubblicizzandola e stampando i tesserini vaccinali.

 

È stato deciso di intraprendere una campagna di vaccinazione nei confronti di polio, difterite, tetano, pertosse (DTP), epatite B (HBV), Hib, morbillo, parotite, rosolia (MPR). La campagna è stata organizzata effettuando le vaccinazioni direttamente negli insediamenti nomadi, durante tre settimane di attività (rispettivamente a marzo, maggio e ottobre 2002), secondo le modalità della pulse immunisation, cioè un intervento contemporaneo e concentrato nel tempo atto a garantire rapidamente un alto livello di immunizzazione. Le attività sono state condotte da operatori delle ASL e delle associazioni di volontariato, e in ogni insediamento sono state organizzate come segue:

•  censimento dei bambini tra 0 e 14 anni presenti nei campi

•  verifica del loro stato vaccinale, sia sulla base della documentazione esistente nelle diverse strutture Asl (ambulatori, Servizi Igiene Pubblica, Dipartimenti Materno Infantile, ecc.), sia di quella disponibile presso le associazioni (ad esempio, la documentazione vaccinale custodita ai fini dell’ingresso a scuola) e sulla base dei certificati vaccinali eventualmente in possesso delle stesse famiglie Rom. L’assenza di documentazione è stata equiparata ad “assenza di vaccinazione”. Qualunque ciclo vaccinale interrotto è stato considerato da completare, indipendentemente dal tempo trascorso dall’ultima dose

•  vaccinazione con DTP, antipolio e HBV di tutti i bambini tra 3 mesi e 14 anni, con Hib dei bambini tra 3 mesi e 5 anni e con MPR dei bambini tra 15 mesi e 14 anni.

In questo articolo viene riportata l’esperienza di vaccinazione MPR condotta nel campo non attrezzato di Tor Pagnotta, durante la primavera del 2002.

 

La prima settimana di vaccinazione è stata condotta contemporaneamente in tutti gli insediamenti nomadi romani, tra il 4 e il 9 marzo 2002. In questa occasione, nel campo di Tor Pagnotta sono stati censiti 43 bambini tra 0 e 14 anni, di cui 34 di età ≥ ai 15 mesi. Nessuno di questi bambini risultava vaccinato per MPR e non c’erano stati di recente casi di morbillo. Per non attuare una strategia vaccinale aggressiva nei confronti di una popolazione per la quale non era possibile sapere quanto avrebbe assecondato l’iniziativa vaccinale, avevamo deciso di non praticare a ogni bambino più di 2 iniezioni nella stessa seduta, dando la precedenza a DTP e HBV e polio; per questo a marzo sono stati vaccinati per MPR solo 16/34 bambini (47%), rispetto a 42/43 bambini vaccinati con la prima dose per DTP, HBV e polio. Al termine della settimana di vaccinazione, è stata effettuata una riunione con gli operatori che avevano partecipato all’iniziativa negli altri insediamenti romani, molti dei quali riferivano che in altri campi si stavano verificando casi di morbillo. Considerato che la rete nazionale di pediatri-sentinella SPES stava rilevando anche nel Lazio un aumento dell’incidenza di morbillo (2), è stato deciso di effettuare nel campo di Tor Pagnotta una giornata straordinaria per la somministrazione di MPR, il 12 aprile 2002. In questa occasione, sono stati vaccinati ulteriori 15 bambini. In totale, quindi, sono stati vaccinati con MPR 31/34 bambini (91%); la loro età media era di 6 anni e 4 mesi, con un range da 19 mesi a 14 anni. Dei tre bambini non vaccinati, due non erano presenti al campo nei giorni di vaccinazione, e per uno i genitori hanno rifiutato la vaccinazione.

 

Tra il 4 marzo e il 12 aprile 2002 non si sono avuti casi di morbillo. Il 29 aprile i due bambini non vaccinati perché non erano al campo contraevano il morbillo. Il 12 maggio, i genitori del terzo bambino non vaccinato, che inizialmente avevano rifiutato la vaccinazione, lo hanno portato a effettuare la somministrazione di MPR presso l’ambulatorio della ASL.

 

Crediamo che questa esperienza, pur basata su un campione limitato di popolazione nomade, induca alcuni importanti spunti di riflessione. Dal punto di vista della sanità pubblica ogni caso di malattia prevenibile con vaccinazione rappresenta un insuccesso, specialmente quando questo si verifica in un gruppo di popolazione nel quale stiamo conducendo un intervento mirato. In questo caso, l’organizzazione di una giornata aggiuntiva rispetto a quanto inizialmente programmato, dedicata esclusivamente al vaccino MPR, ha raggiunto quasi il 100% della popolazione target; tuttavia, data l’elevata contagiosità del morbillo, due dei tre bambini non vaccinati si sono ammalati. È importante notare che il morbillo ha colpito i bambini che non erano presenti al campo durante l’intervento di vaccinazione; la vaccinazione effettuata direttamente negli insediamenti nomadi è una modalità organizzativa molto efficace, ma deve essere fatto ogni sforzo per non perdere neanche un bambino, anche per non compromettere la fiducia delle famiglie Rom nel servizio sanitario. D’altra parte, sembra plausibile che l’intervento vaccinale contro il morbillo nel campo di Tor Pagnotta abbia impedito il verificarsi di un’epidemia di più vaste dimensioni. Purtroppo, non abbiamo al momento informazioni su quanto si è verificato in altri insediamenti, dove non sono state condotte attività mirate di vaccinazione MPR, ma è presumibile che data l’elevata circolazione del morbillo nel primo semestre del 2002, in assenza di coperture vaccinali elevate, vi siano stati non pochi casi.

 

Riferimenti bibliografici

1. Nota Ministero della Sanità prot. 400.3/28/1806 del 08.5.2001.

2. www.spes.iss.it/report.htm

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