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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Prevalenza dell’ipertensione arteriosa nella popolazione italiana

Simona Giampaoli1, Maria Fenicia Vescio1,Andrea Gaggioli1 e Diego Vanuzzo2 per il Gruppo di ricerca dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare

1Laboratorio di Epidemiologia e Biostatistica, ISS 2Agenzia dei Servizi del Friuli-Venezia Giulia, Udine

 

Nonostante negli ultimi trenta anni si sia verificata una riduzione della mortalità per le principali malattie cardiovascolari in Italia, la cardiopatia coronarica e l’ictus rimangono malattie a elevata frequenza e sono fra le cause più diffuse di invalidità. Numerosi sono i dati epidemiologici sull’eccesso di rischio attribuibile alla pressione arteriosa elevata nello sviluppo di queste due patologie (1). Trial clinici controllati sulla modificazione delle abitudini alimentari e sull’utilizzo di farmaci antipertensivi hanno evidenziato il notevole beneficio che ne deriva adottando tali azioni preventive sia in età media che in età avanzata (2,3). Con questa nota si vuole diffondere una serie di informazioni raccolte in occasione di un’indagine condotta nella popolazione generale italiana sulla frequenza dell’ipertensione arteriosa.

 

Nell’ambito dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare, studio di collaborazione tra l'Istituto Superiore di Sanità (ISS) e l'ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri), tra il 1998 e il 2000 sono stati arruolati dalla popolazione generale ed esaminati 4437 uomini e 4397 donne di età compresa fra 35 e 74 anni in 46 centri cardiologici (Divisioni o Servizi di cardiologia) distribuiti su tutta l’Italia. Indicazioni sulle metodologie adottate sono state descritte in modo dettagliato in altri articoli (4). Le persone esaminate sono state sottoposte alla misurazione della pressione arteriosa per due volte consecutive dopo cinque minuti di riposo, seguendo la metodologia standardizzata suggerita dal Progetto MONICA (Monitoring of Cardiovascular Disease) dell’OMS. Sono state inoltre raccolte informazioni sulla storia di ipertensione arteriosa e sull’eventuale terapia farmacologica.

 

Per l’analisi qui riportata è stata utilizzata la media fra due misurazioni. È indicata la mediana della pressione arteriosa sistolica e diastolica e i corrispondenti valori della distribuzione al 25° e al 75° percentile. Per calcolare la prevalenza dei border-line sono stati considerati i soggetti con valori di pressione arteriosa sistolica compresa fra 140 e 160 mm Hg o con valori di pressione arteriosa diastolica compresa fra 90 e 95 mmHg. Sono stati considerati ipertesi i soggetti con pressione arteriosa sistolica uguale o superiore a 160 o 95 mm Hg o sotto terapia specifica. Sugli ipertesi è stata calcolata la proporzione di soggetti trattati adeguatamente, cioè di coloro che, sotto terapia specifica risultavano con valore inferiore a 160 e 95 mm Hg, la proporzione di coloro che non sono trattati adeguatamente, cioè che non raggiungono tale valore e di coloro che non sono sotto terapia.

 

I valori relativi alla pressione arteriosa negli uomini e nelle donne e la prevalenza di ipertesi sono riportati nelle Figure 1a e 1b. Complessivamente il 31% della popolazione italiana è iperteso e il 17% è border-line. Negli uomini i valori sono più elevati nel Nord-Est (37%) e nel Nord-Ovest (32%), nelle donne al Sud (34%). In accordo con i dati riportati in letteratura, i valori aumentano con l’avanzare dell’età e nelle donne l’aumento legato all’età è particolarmente evidente dopo la menopausa.

 

La proporzione degli ipertesi trattati è più elevata al Sud (63%) e più bassa al Nord-Ovest (49%) e al Nord-Est (51%). La proporzione degli uomini ipertesi trattati in modo adeguato varia dal 24% al Nord-Est e al Nord-Ovest, al 33% al Centro e al 29% al Sud; leggermente migliore la situazione fra le donne, 36% al Nord-Ovest, 40% al Nord-Est, 46% al Centro e 37% al Sud. Rimane elevata in tutte le aree la proporzione di uomini ipertesi non trattati: 56% al Nord-Ovest, 55% al Nord-Est, 47% al Centro e 45% al Sud; le corrispondenti proporzioni nelle donne sono 40%, 40%, 31% e 27%. È interessante notare che una proporzione elevata di ipertesi  (27%) non sa di esserlo (tale proporzione varia: 32% nel Nord-Est, 30% nel Nord-Ovest, 19% nel Centro e 24% nel Sud) e di questi la maggior parte non ha misurato la pressione nell’ultimo anno.

 

L’elevata proporzione di ipertesi, sia fra gli uomini che fra le donne, le differenze nella prevalenza fra Nord, Centro e Sud, l’elevata proporzione di ipertesi non trattati in modo adeguato dovrebbero essere informazioni su cui riflettere. È interessante notare che le donne sono trattate proporzionalmente in modo migliore rispetto agli uomini, probabilmente perché hanno maggiore attenzione verso i problemi legati alla salute. Quello che stupisce è l’elevata proporzione di persone, sia uomini che donne, che non viene trattata affatto; gran parte di queste  persone ha dichiarato di non sapere di essere ipertesa e di  non aver misurato la pressione arteriosa nell’ultimo anno. La misurazione della pressione arteriosa è una procedura semplice, veloce e poco costosa che, se realizzata in modo standardizzato, può essere molto importante per valutare il rischio di malattia cardiovascolare.

 

La prevenzione dell’ipertensione arteriosa è oggi un obiettivo possibile sia attraverso un’alimentazione sana a base di frutta, verdura e alimenti a basso contenuto di grassi saturi e con minore apporto di sale, sia attraverso l’aumento dell’attività fisica con conseguente riduzione del sovrappeso corporeo, sia attraverso un’adeguata terapia farmacologica. Oggi sono disponibili farmaci sicuri che, se somministrati dal medico in modo adeguato, aiutano a tenere sotto controllo la pressione arteriosa.

 

Le malattie cardio- e cerebrovascolari rappresentano uno dei problemi di maggiore rilevanza nel panorama sanitario italiano, in termini di mortalità evitabile, disabilità, qualità della vita, dispendio di risorse umane e finanziarie. Si suggerisce pertanto di utilizzare la visita del medico di base come un’occasione in più per misurare la pressione arteriosa.

 

Riferimenti bibliografici

1. Mac Mahon S, Peto R, Cutler J, et al.  Lancet 1990; 335: 765–74.

2. Sacks FM, Svetkey LP, Vollmer WM,  et al. N Engl J Med 2001; 344: 3-10.

3. Insua JT, Sacks HS, Lau T, et al. Ann Intern Med. 1994; 121: 355-62.

4. Giampaoli S, Vanuzzo D. G Ital Cardiol 1999; 29(12): 1463-71.