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Istituto Superiore di Sanità
EpiCentro - L'epidemiologia per la sanità pubblica
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Popolazione immigrata e bisogni sanitari nellA ULSS di Treviso

Giuseppe Battistella1, Antonio Carlini1 e Lelia Giannuzzi Savelli2

1Osservatorio Epidemiologico Aziendale, ULSS 9 Treviso, Treviso

2Dipartimento di Prevenzione, ULSS 9 Treviso, Treviso

 

Per analizzare i problemi sanitari correlati al fenomeno dell’immigrazione, per definire le priorità e per programmare in maniera congrua i servizi offerti ai bisogni emergenti, l’ULSS di Treviso ha condotto uno studio delle caratteristiche epidemiologiche e demografiche della popolazione immigrata assistita dall’ULSS di Treviso, i servizi sanitari forniti dal Servizio Sanitario Regionale (SSR) e i bisogni sanitari espressi.

In questo studio, gli immigrati sono identificati nei soggetti nati in Paesi diversi dall’Italia che, in seguito a un contatto con le strutture sanitarie, sono stati inseriti nell’archivio degli assistiti. Lo studio è stato condotto attraverso una procedura di record-linkage fra una serie di basi di dati locali e regionali, con diverso grado di aggiornamento, utilizzando il codice sanitario individuale come identificatore univoco. Le basi di dati utilizzate sono state:

•  report demografici dei Comuni (31 dicembre 2001);
•  registro ULSS di mortalità (1996-99);
•  esenzioni ticket e archivio informatizzato degli assistiti (1° ottobre 2002);
•  archivi ULSS di farmaceutica e prestazioni specialistiche (1999-2001);
•  archivio Schede di Dimissione Ospedaliera, SDO (1997-2001), compresi i ricoveri presso le strutture convenzionate e la mobilità passiva intra ed extra regionale;
•  archivio delle prestazioni del Pronto Soccorso dell’Ospedale Regionale “Cà Foncello” di Treviso (1985-2001).

Nel periodo 1995-2002 sono venute a contatto con i servizi dell’ULSS, e sono state registrate 31 467 persone nate in 154 diverse nazioni straniere. Questa popolazione può essere distinta in due gruppi: i nati in Europa occidentale e Nord America (13%) e tutti gli altri (87%). Nel primo gruppo la quota di residenti/domiciliati è del 26%, con un’età media di 44 anni rispetto ai 36 anni dei non residenti; nel secondo gruppo i residenti/domiciliati rappresentano il 77% della popolazione, con una età media di 29 anni e di 32 nei non residenti.

Al 1° ottobre 2002 risultano residenti o domiciliate nei Comuni dell’ULSS 15 180 persone nate all’estero. L’80% può usufruire dell’assistenza di un medico di medicina generale, MMG (Tabella). La distribuzione di questa popolazione nei Comuni dell’ULSS non è omogenea e rappresenta una quota variabile dall’1,7% al 9% della popolazione totale. L’uso delle anagrafi comunali per lo studio dell’immigrazione ha, tuttavia, il limite di non tener conto dei soggetti non regolari e della mobilità di popolazione.

Alla data del 1° ottobre 2002 la percentuale di immigrati assistiti con esenzione ticket per patologia cronica è del 2,6%, mentre tra i nati in Italia è del 16,5%. In particolare, nella classe d’età 15-44 anni (che comprende il 72% degli immigrati), la prevalenza è rispettivamente del 2% e del 4,7%, suggerendo che nella ULSS, gli immigrati sono complessivamente una popolazione sana. Le esenzioni più frequenti sono per diabete mellito e ipertensione. Solo lo 0,6 degli assistiti risulta affetto dalle tre malattie trasmissibili croniche più rappresentate: tubercolosi, epatite virale e HIV.

Dall’analisi del consumo di farmaci non sembra che le patologie infettive comunemente associate all’immigrazione (tubercolosi, malaria, malattie protozoariche) siano quelle prevalenti tra questa popolazione. Nel triennio 1999-2001 il consumo medio annuo di farmaci per la cura di queste patologie rappresenta circa il 3% del totale delle confezioni prescritte. Nello stesso periodo il consumo medio annuo di antibiotici sistemici è circa il 23%, lo stesso, rispettivamente, per antiacidi, contraccettivi e antiipertensivi, rappresentando circa l’8% delle confezioni. Il consumo di farmaci è stato stimato attraverso le prescrizioni a carico del SSR; è possibile, quindi, una sottostima dell’uso di alcune categorie di farmaci dovuta alla distribuzione diretta (ad esempio, antitubercolari) e all’acquisto privato.

I dati del Pronto Soccorso dell’Ospedale “Ca’ Foncello” del 2001, dimostrano una sproporzione nella percentuale degli accessi degli immigrati per traumi: il 25% per violenza altrui, il 15% per infortunio sul lavoro e per intossicazione e il 10% per incidente stradale.
Parallelamente, dall’analisi dei ricoveri ospedalieri si evidenzia che i problemi più rilevanti tra i maschi sono relativi a traumi gravi, mentre nelle femmine sono correlati al parto e alla salute riproduttiva. Per il calcolo dei tassi dei vari esiti riproduttivi sono state considerate le nazioni con più di 50 donne nella classe 15-49 anni nel periodo considerato. Rilevanti gli 80 ricoveri annui medi per interruzione volontaria della gravidanza (IVG). Il rapporto di IVG (n. ricoveri per IVG/n. ricoveri per parto) nel 2001 è del 51,7% (17,1% per le nate in Italia). Il tasso di IVG stimato per il 2001 varia in base alla nazione di provenienza (da 0 a 70,8 per 1 000 donne). Lo stesso avviene per il tasso di fecondità che varia da 0 a 128,6 per 1 000 donne con età 15-49 anni. Fecondità e IVG hanno una modesta correlazione (r2 = 0,24 p = 0,02).

I problemi di salute odontoiatrici emergono dall’analisi delle prestazioni specialistiche. Escludendo da queste gli esami di laboratorio, il 22% dell’importo lordo delle prime venti categorie di prestazioni è determinato da otturazioni, levigatura di radici dentali, terapie canalari e radiografie odontoiatriche.

Nel periodo 1996-99 vi sono stati 342 decessi di persone nate all’estero (2,5% del totale). Tra le femmine i decessi si concentrano prevalentemente nelle classi d’età con più di 65 anni (80%), nei maschi il 28% dei decessi avviene nella classe 14-44 anni e il 22% in quella 45-64. Per tutti la principale causa di morte è rappresentata dalle malattie ischemiche del cuore. Nei maschi assumono notevole importanza anche le morti violente. I traumi interni del torace, addome e bacino sono la seconda causa di morte. Traumi, fratture, ferite e ustioni rappresentano i 2/3 delle cause di morte tra i giovani adulti.
Il principale problema assistenziale è rappresentato dal numero di persone che, dopo aver goduto dell’assistenza sanitaria per un certo periodo, ne perdono per vari motivi il diritto alla stessa. Dai 197 casi del 1997 si è passati ai 584 del 2001. Nel 2002 si attendono circa 900 casi.


Il commento
Salvatore Geraci
Direttore della Caritas, Roma

Il Veneto è la regione italiana che negli ultimi anni ha visto il maggior incremento della presenza di immigrati: erano 43 000 nel 1991 (il 6,6% del totale nazionale) e 11 anni dopo sono più che triplicati passando a 154 643 alla fine del 2002 (il 10,2% del totale nazionale, con un aumento nell’ultimo anno di oltre 27 000 unità) e attestandosi come terza regione italiana per numero assoluto di immigrati dopo Lombardia e Lazio. Anche i dati della recente “regolarizzazione” confermano questa crescita della presenza straniera in una regione che sta vivendo un momento di particolare floridità economica (sono state presentate 61 418 domande di emersione dalla clandestinità e dal lavoro nero pari all’8,7% di tutte le domande presentate in Italia). Nel Veneto, Treviso è la terza città per numero di immigrati ed è quella con il trend di crescita più marcato. Alla luce di queste considerazioni pare particolarmente significativo il lavoro presentato, che con puntualità offre uno spaccato dei bisogni sanitari degli immigrati grazie all’analisi di alcuni dati pur con i limiti che i flussi correnti devono ancora risolvere (la distinzione, ad esempio, tra immigrati regolari e irregolari, gli stranieri temporaneamente presenti, STP, per la normativa nazionale).

Per quanto riguarda l’accessibilità ai servizi, gli autori evidenziano una criticità, segnalando come un numero consistente di individui perdono la possibilità di assistenza sanitaria. Ciò è correlato al mantenimento o meno del permesso di soggiorno (e quindi alle politiche nazionali, oggi particolarmente deboli), requisito indispensabile per l’iscrizione al Servizio Sanitario Regionale, SSR; comunque vale la pena ricordare come anche in assenza di esso, agli immigrati irregolari e clandestini, per legge nazionale e norme locali, devono essere garantite le cure essenziali e urgenti, ambulatoriali e ospedaliere, la continuità terapeutica e gli interventi di prevenzione. Ciò implica uno sforzo organizzativo, con un attento lavoro di rete tra ospedale e territorio, una maggiore permeabilità dei servizi e una specifica formazione del personale, soprattutto per garantire l’accesso agli MMG; gli STP, infatti, non sono iscrivibili al SSR e non hanno il MMG.