Prestazioni di cardiologia invasiva nella cardiopatia ischemica nella Regione Veneto
                 Mario Saugo1, 
                 Bortolo Martini2, FedericaMichieletto3, 
                 Gianstefano Blengio4, Sandro Caffi5 e 
                 Filippo Palumbo6
					1Servizio 
                 Epidemiologico ULSS Alto Vicentino, Thiene
					2Unità 
                 Operativa Cardiologia, ULSS Alto Vicentino, Thiene
					3Direzione 
                 Regionale per la Prevenzione, Venezia
					4Centro 
                 Tematico di Epidemiologia Ambientale del Veneto, Bussolengo
					5Direzione 
                 Generale, ULSS Alto Vicentino, Thiene
					6Direzione 
                 per la Programmazione Socio-Sanitaria del Veneto, Venezia
					
					La rapida 
                 diffusione delle tecniche di cardiologia invasiva, specialmente 
                 nelle classi di età più elevate, e la necessità di tenerne in 
                 considerazione l'appropriatezza clinica e il controllo dei 
                 costi spingono alla realizzazione di sistemi di monitoraggio 
                 routinario, con copertura di popolazione, focalizzati tanto 
                 sull'occorrenza delle patologie per le quali le tecniche in 
                 questione risultano appropriate quanto sul tasso di utilizzo di 
                 tali tecniche (analisi bisogno-offerta).
					L'obiettivo del 
                 presente studio è utilizzare - a scopo esplorativo - i database 
                 di interesse sanitario correntemente implementati nelle Aziende 
                 ULSS della regione Veneto per stimare sia il tasso di accesso 
                 alle prestazioni di cardiologia invasiva sia alcuni dei suoi 
                 possibili determinanti, al fine di verificare se l'utilizzo 
                 delle tecniche di cardiologia invasiva è correlabile con 
                 indicatori di "bisogno" sanitario e con indicatori di 
                 disponibilità.
                 
					Sono stati 
                 utilizzati i dati individuali relativi alle Schede di 
                 Dimissione Ospedaliera (SDO) del 2000, resi anonimi. Sono 
                 quindi stati estratti i ricoveri con angina instabile (codici 
                 ICD9-CM 411.1, 413.0, 413.1) e infarto del miocardio acuto, IMA 
                 (410) in fase iniziale (identificata dalla quinta cifra del 
                 codice) nella prima diagnosi. Le prestazioni di cardiologia 
                 invasiva sono state individuate con i codici 88.55, 88.56, 
                 88.57 (coronarografia), 36.01, 36.02, 36.05 (Percutaneous 
                 Transluminal Coronary Angioplastic, PTCA). Le diagnosi e i 
                 corrispondenti interventi sono stati attribuiti alle ULSS di 
                 residenza. La presenza di un servizio di emodinamica nel 
                 territorio dell'ULSS di residenza nel periodo di interesse è 
                 stata attestata da un panel di cardiologi, nell'ambito di un 
                 altro studio.
                 
					Per ciascuna ULSS 
                 sono stati calcolati i rapporti standardizzati interni 
                 (osservati/attesi) per sesso ed età di utilizzo della 
                 coronarografia e della PTCA e i corrispondenti intervalli di 
                 confidenza poissoniani al 95%. Il numero di attesi in ciascuna 
                 ULSS è stato calcolato attribuendo a ciascuno strato d'età 
                 della popolazione delle ULSS di residenza il tasso medio di 
                 prestazione relativo all'anno 2000 nella popolazione regionale. 
                 Per la stima del tasso di ricovero per IMA iniziale e angina 
                 instabile sono stati analogamente calcolati per ciascuna ULSS i 
                 tassi standardizzati con metodo indiretto interno. I tassi di 
                 mortalità per IMA standardizzati 1995-97 troncati tra 35 e 64 
                 anni sono stati forniti dalla Direzione per Prevenzione della 
                 regione Veneto.
                 
					Sono stati 
                 individuati nel corso del 2002 complessivamente 24 606 ricoveri 
                 per cardiopatia ischemica (5 773 con episodio iniziale di IMA e 
                 4 773 con angina instabile). I tassi di ricovero per 100 000 
                 erano 312 per i maschi e 163 per le femmine; nella popolazione 
                 compresa tra i 25 e i 74 anni, i valori erano, rispettivamente, 
                 336 e 115 per 100 000.
                 
					In 7 551 ricoveri è 
                 stata riportata una prestazione di coronarografia e in 3 680 
                 una PTCA. I tassi specifici per età di utilizzo di 
                 coronarografia e PTCA per 100 000 abitanti sono riportati nella
                 
                 Figura 1. Il tasso medio di 
                 utilizzo per 100 000 abitanti è pari a 167,4 per la 
                 coronarografia e a 81,6 per la PTCA.
                 
					Nella
                 
                 Figura 2 sono rappresentati i 
                 valori per rapporto standardizzato per sesso e classe di età di 
                 prestazioni coronarografiche per ciascuna ULSS di residenza. 
                 Delle 21 ULSS, 6 si collocano significativamente al di sopra e 
                 6 al di sotto della media regionale.
                 
					Come possibili 
                 determinanti dell'erogazione di prestazioni di cardiologia 
                 invasiva, sono stati esaminati in modello di regressione di 
                 Poisson due indicatori di ”fabbisogno” (il tasso di ricovero 
                 per eventi ischemici cardiaci acuti e tasso di mortalità per 
                 IMA1995-97 standardizzato troncato 35-64 anni) e un indicatore 
                 di strutturazione dell'offerta (disponibilità di un laboratorio 
                 emodinamico abilitato).
                 
					Gli indicatori di 
                 "fabbisogno" in questa indagine ecologica risultano debolmente 
                 predittivi, mentre la disponibilità di un servizio di 
                 emodinamica all’interno dell’ULSS di residenza spiega - a 
                 parità di “fabbisogno” - un maggiore accesso alle prestazioni 
                 di cardiologia interventistica (- 22% per la coronarografia, + 
                 34% per la PTCA).
                 
					Questo studio, 
                 anche se presenta limitazioni relative alla definizione di 
                 caso, all’enumerazione degli eventi clinici, alla correttezza 
                 della codifica e al disegno, evidenzia un incremento 
                 dell'accesso alle prestazioni invasive nelle ULSS fornite di 
                 laboratorio emodinamico. Appare comunque raccomandabile la 
                 compiuta definizione di un sistema di rete e di un protocollo 
                 diagnostico provinciale/zonale al fine di ridurre la potenziale 
                 disparità di accesso a sfavore delle ULSS meno dotate di 
                 risorse economiche.
                 
					L’utilizzo e il 
                 miglioramento dei flussi informativi correnti possono 
                 migliorare il governo clinico della cardiologia interventistica 
                 (1).
					
					
                 Il commento
                 Carlo Saitto e 
                 Carla Ancona
					Dipartimento di 
                 Epidemiologia ASL, RM E, Roma
                 
					L’uso delle SDO 
                 nella valutazione dei servizi sanitari è ormai diventato un 
                 carattere comune della ricerca epidemiologica in tutti i Paesi, 
                 nei quali questo tipo di fonte informativa si è consolidata e 
                 ha raggiunto standard accettabili di qualità.
					I dati 
                 amministrativi vengono raccolti in modo indipendente dalle 
                 attività di ricerca e i costi della raccolta non gravano sui 
                 modesti finanziamenti generalmente destinati all’epidemiologia 
                 valutativa. Quando gli archivi amministrativi sono resi 
                 accessibili alla ricerca, notevoli quantità di dati diventano 
                 disponibili al solo costo, generalmente contenuto, 
                 dell’esplorazione e dell’analisi. L’uso delle SDO consente 
                 inoltre di valutare l’assistenza nelle sue condizioni ordinarie 
                 di funzionamento e di basare l’analisi su informazioni che 
                 riguardano aree estese del sistema sanitario e talvolta la 
                 totalità dei servizi che si intendono studiare.
                 
					A questi apparenti 
                 vantaggi fa riscontro una diffidenza diffusa dei clinici e più 
                 in generale, degli operatori sanitari, rispetto ai risultati di 
                 studi osservazionali basati sui dati amministrativi dovuto al 
                 fatto che questi dati soffrono di un difetto “costituzionale” 
                 di validità interna. A questo si potrebbe opporre un giudizio 
                 sugli studi clinici randomizzati controllati, l’abituale 
                 standard di riferimento per la ricerca, che soffrono di un 
                 difetto “costituzionale” di validità esterna.
					Al di là della 
                 evidente esagerazione di questo giudizio, il problema della 
                 validità esterna sembra a molti meno preoccupante di quello 
                 della validità interna; è però certamente vero che il controllo 
                 del confondimento, e quindi della validità interna, rappresenta 
                 uno dei problemi fondamentali della ricerca valutativa sui 
                 servizi sanitari. Per questa ragione, la ricerca valutativa 
                 affianca alle tradizionali tecniche di regressione multivariata, 
                 un uso crescente di metodi statistici come i modelli multilevel, 
                 tecniche bayesiane, propensity score, e instrumental variable 
                 analysis.
                 
					La solidità dei 
                 risultati prodotti da tecniche sempre più raffinate di 
                 controllo del confondimento consente una valutazione 
                 attendibile dei servizi e rappresenta uno strumento utile alla 
                 programmazione sanitaria. In Italia, la SDO è stata usata in 
                 studi per la valutazione delle procedure chirurgiche collegate 
                 alle malattie cardiovascolari, tra i quali quelli del gruppo 
                 sulla rivascolarizzazione coronarica (2) e quello sull’uso 
                 della cardiologia invasiva riportato in questo articolo del 
                 BEN.
                 
					Queste esperienze 
                 confermano che un uso attento dei dati amministrativi e una 
                 corretta applicazione dei modelli di aggiustamento fornisce 
                 evidenze utili alla valutazione comparativa di efficacia, alla 
                 descrizione dell’offerta e alla comprensione del ruolo dei 
                 determinanti individuali nell’accesso ai servizi. I dati 
                 amministrativi rappresentano una risorsa informativa ancora 
                 largamente sottoutilizzzata.
					
                 Riferimenti bibliografici
                 
					1.
                 	http://www.regione.emilia-romagna.it/agenziasan/aree/gov_clinico/
					2. Agabiti N, 
                 Ancona C, Forastiere F, et al. Evaluating 
                 outcomes of hospital care following coronary artery bypass 
                 surgery in Rome, Italy. Eur J Cardiothorac Surg 2003; 23 (4): 
                 599-606.

 Bollettino epidemiologico nazionale
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